coperta di libro liturgico, opera isolata - bottega napoletana (terzo quarto sec. XVIII)

coperta di libro liturgico, 1765 - 1765

Il recto della coperta è profilato, su un fondo di velluto rosso, all'esterno, da un listello modanato e, all'interno, da una cornice piatta e liscia che sui lati maggiori si assottiglia fin quasi a scomparire. Essa ne delimita un'altra, fissata alla coperta e recante, agli angoli, quattro cartelle ovali. Queste sono definite da due volute a foglia d'acanto affrontate, alle quali è sovrapposta, in basso, una coppia di sottili doppie volute a foglia d'acanto. Racchiudono, su fondo puntinato, in basso, due piccole volute modanate addossate dalle quali nasce una palmetta-fiore e, in alto, altre due volute analoghe sovrastate da una palmetta più piccola. Sui lati minori le cartelle sono collegate da due doppie volute a piccole foglie d'acanto dalle punte arricciate. Queste includono, al centro, una coppia di piccole volute modanate contrapposte, sovrastate da una cartella ovale bombata a specchio profilata da due sottili volute affrontate e da un ventaglio di foglie d'acanto.(Segue in OSS)

  • OGGETTO coperta di libro liturgico
  • MATERIA E TECNICA argento/ sbalzo/ cesellatura
    cotone/ velluto
  • LOCALIZZAZIONE Museo dell'Opera del Duomo
  • INDIRIZZO Piazza del Duomo, Pisa (PI)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE La legatura di messale, datata 1765, è un'altra di quelle suppellettili donate alla Cattedrale pisana nel XIX secolo per accrescerne il patrimonio. L'arredo è documentato per la prima volta nell'aggiunta all'inventario del 1825, come dono fatto al Capitolo dal canonico Valentino Montanelli. Quindi la sua acquisizione da parte dell'Opera del Duomo va collocata dopo quella data, ma entro il 1858, infatti esso si ritrova nell'inventario redatto in quell'anno. Con questo oggetto entriamo in un ambito culturale ed artistico molto vivace, che è quello della Napoli della metà del Settecento. Il regno di Carlo III di Borbone (1734-1759), che apre un'intensa stagione di riforme in senso illuministico, incoraggia lo sviluppo delle cosiddette arti minori: su iniziativa del sovrano sorgono la scuola d'incisione su rame, la fabbrica di arazzi, la scuola per la lavorazione del corallo, il laboratorio delle pietre dure e soprattutto la fabbrica di porcellana aperta a Capodimonte nel 1743. L'oreficeria, da parte sua, vede continuare quella stagione di grande fioritura, che aveva raggiunto il culmine nel Seicento, quando sotto l'influsso spagnolo si erano prodotte suppellettili sacre e profane estremamente sfarzose, che già sul finire del secolo anticipavano per certi versi il gusto rocaille. Nel Settecento, il Rococò francese arriva anche a Napoli, ma, a differenza di quanto avviene a Genova, o a Torino, o in Sicilia, qui l'oreficeria si rivela del tutto autonoma, con uno stile assolutamente originale. Come accade a Firenze, o a Roma, anche a Napoli il gusto proveniente d'Oltralpe viene assimilato soltanto in parte, attraverso i nuovi motivi decorativi, prima fra tutti l'onnipresente conchiglia, ed attraverso la realizzazione di arredi raffinati e vezzosi, molto richiesti anche dalla nuova committenza borghese. Tuttavia, gli oggetti continuano ad avere una struttura barocca, possente e ricca di motivi decorativi tratti dall'architettura. La legatura di messale del Museo dell'Opera del Duomo di Pisa è emblematica di questa sovrabbondanza di reminescenze barocche. La decorazione risulta giocata, anzitutto, sulle volute, che alla metà dei lati lunghi formano un motivo a timpano spezzato, prettamente architettonico. Esse si ritrovano, ad esempio, nella cartagloria attribuita a Salvatore Festa (1740) (riprodotta in: "Tre secoli di argenti napoletani", a cura di C. Catello, Napoli, 1988, p. 54, n. 51), nel bassorilievo dell'Assunta della Congrega dell'Assunta ad Avellino, opera di Giuseppe Palmentiero (1748) e nella rilegatura di messale di Andrea De Blasio nella Cattedrale di Amalfi (1765) (riprodotti in: E. e C. Catello, "Argenti napoletani dal XVI al XIX secolo", Napoli, 1972, tavv. XLIX, LVI, pp. 295 e 309). In questi ultimi due arredi è presente anche quel motivo del ventaglio di foglie d'acanto, che profila la piccola cartella ovale a specchio alla metà dei lati brevi del nostro oggetto. Ma il raffronto più diretto si può fare con la rilegatura di messale della Parrocchiale di S. Giovanni a Bivongi, opera di Giuseppe Sorbilli (1797) (riprodotto in: E. e C. Catello, "Argenti napoletani dal XVI al XIX secolo", Napoli, 1972, tav. LXI, p. 319). Due ordini di ragioni la rendono interessante. In primo luogo, essa ripropone agli angoli soluzioni decorative quasi identiche a quelle presenti sul nostro arredo, segno che quest'ultimo appartiene ad una produzione seriale che incontra una grande fortuna in tutto l'arco del Settecento. In secondo luogo, la datazione della legatura del Sorbilli agli ultimi anni del secolo dimostra quanta fatica facessero gli orafi napoletani ad abbandonare i caratteri tardobarocchi e rococò, che rimangono ancora in pieno periodo neoclassico a testimoniare i fasti del passato
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà persona giuridica senza scopo di lucro
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900665769
  • NUMERO D'INVENTARIO 2014OPAOA00665769
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Pisa e Livorno
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Pisa e Livorno
  • DATA DI COMPILAZIONE 2003
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2007
    2014
  • STEMMI Recto e verso della coperta - Stemma - 2 - Scudo bombato coronato, profilato da volute a foglia d'acanto alternatamente convesse e concave, dalle quali pende una palmetta-fiore. Lo scudo è caricato da due fasce verticali, che racchiudono in alto una mezzaluna
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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