calice, opera isolata - bottega fiorentina (sec. XVIII)

calice, 1730 - 1740

La base, a sezione circolare, è impostata su un bordo modanato, dal quale si alza il corpo centrale bombato e puntinato. Su questo tre cartelle ovali, delimitate da una cornice a volute convesse alternate a baccellature, contengono scene della Passione: la Deposizione di Cristo nel sepolcro, l'Ultima Cena, la Caduta di Cristo mentre porta la croce. In basso tra le cartelle sono inserite infiorescenze sovrastate da tralci, che pendono da coppie di volute a foglia d'acanto di profilo. Il fusto ha nodi di raccordo lisci a disco e nodo centrale piriforme puntinato. Questo reca sul fondo un giro di palmette, sovrastate da un giro di foglie d'acanto rovesce, che si alternano a conchiglie; sulla calotta tre cartelle ovali, definite da volute affrontate contenenti una palmetta, si collegano, mediante doppie volute, a foglie d'acanto rovesce. (Segue in OSS)

  • OGGETTO calice
  • MATERIA E TECNICA argento/ sbalzo/ cesellatura/ bulinatura
  • LOCALIZZAZIONE Museo dell'Opera del Duomo
  • INDIRIZZO Piazza del Duomo, Pisa (PI)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il calice è datato genericamente al XVIII secolo da Giampiero Lucchesi (G. Lucchesi, "Museo dell'Opera del Duomo di Pisa", Pisa, 1993, p. 71). Grazie alla minuziosa descrizione di questo arredo contenuta nell'inventario del 1895, oggi possiamo ricostruirne la storia. In tutti gli inventari ottocenteschi si attesta che il calice, originariamente provvisto di una patena liscia, viene utilizzato dai canonici. Inoltre, nell'inventario del 1805 e in tutti quelli settecenteschi si specifica che l'oggetto viene usato "per la Messa cantata". Gli inventari del Settecento stranamente riportano anche un timido accenno di descrizione del calice, definendolo "storiato della Passione di N: S:". Da tutti questi indizi si desume che esso doveva esser e tenuto in una certa considerazione, forse in ragione del buon livello qualitativo in primo luogo delle scene della Passione di Cristo sbalzate nel le cartelle della base. Il calice, evidentemente incluso fra quei dodici, che stando all'inventario del 1794 sono scampati alle requisizioni del 179 9, è stato provvisto con la sua patena da Giovanni Lodovico Beltrami, scrivano generale dell'Opera, come attesta la copia del suo mandato di pagamento datata 31 agosto 1741 stile pisano. Quindi, deve trattarsi di un errore l'aggiunta scritta a matita a lato della voce riguardante il nostro calice nell'inventario del 1868 e, successivamente, riportata anche in quello del 1890. Infatti, secondo questa nota esso sarebbe dono dell'arcivescovo Parretti, notizia che per altro non trova conferma nell'inventario del 1895. quem, sul quale ci possiamo basare per avanzare un'ipotesi di datazione del l'oggetto. L'analisi stilistica, poi, consente di restringere il campo agli anni Trenta del XVIII secolo e di collocare l'arredo nell'ambito della produzione orafa fiorentina. In questo periodo a Firenze le botteghe sul Ponte Vecchio si attardano ancora a riprodurre nella forma e nel repertorio decorativo i modelli forniti dagli artisti del laboratorio granducale. La struttura del nostro calice è analoga a quella dei calici fiorentini eseguiti nel quarto decennio del secolo, come emerge dal confronto con alcuni d i essi pubblicati in "Argenti fiorentini dal XV al XIX secolo. Tipologie e marchi", a cura di D. Liscia Bemporad, Firenze, SPES, 1992, v. III: quello della basilica di S. Maria delle Carceri a Prato (1739), quello della chiesa di S. Stefano a Capraia (frazione di Capraia e Limite, Firenze), quello del Museo dell'Opera del Duomo di Prato, quello dell'Oratorio di S. Michele dell'Arciconfraternita della Misericordia sempre a Prato ed, infine, quello della chiesa dei Santi Michele e Gaetano a Firenze. Tutti questi arredi, come pure il calice di Pisa, sono ancora legati a forme tardobarocche: la base bombata è come trattenuta a stento entro la cornice concava che la raccorda al bordo ed il suo rigonfiamento è riprodotto nel fusto dal grosso nodo accentuatamente piriforme. Questa struttura del piede e del nodo, replicata anche in ostensori, pissidi e reliquiari coevi, a Firenze permane ancora nel decennio successivo, come stanno a testimoniare il calice della Pieve di S. Leonardo a Ripoli (frazione di Cerreto Guidi, Firenze) (1742) e quello della Pieve di S. Donnino a Villamagna (frazione di Bagno a Ripoli, Firenze). Ma il gusto tardobarocco è ravvisabile anche nel tradizionale apparato decorativo, costituito da cartelle, foglie d'acanto, infiorescenze, volute, palmette e realizzato a sbalzo con un notevole rilievo, che, accentuato dal fondo puntinato, esalta ancor più le parti rigonfie, ossia la base e la sommità del nodo. Come nei calici fiorentini soprattutto nel pie de e nel sottocoppa la decorazione è così fitta, da eliminare quasi completamente la presenza di spazi vuoti, segno che l'horror vacui barocco è ancora dominante. L'unica concessione al gusto rocaille è rappresentata dalle conchiglie che, in numero limitato e visibili a stento, ornano la parte inferiore del nodo. Inconsueta è, invece, la raffigurazione di interi episodi della Passione di Cristo presenti nelle cartelle della base. A Firenze n ei calici settecenteschi già la rappresentazione di personaggi è molto rara. Ad essi si preferiscono i simboli della Passione, che si possono replicare più facilmente e che, quindi, si rivelano più adatti ad una produzione seriale. Il buon livello qualitativo delle scene sul calice di Pisa, ricche di particolari paesaggistici ed inserite entro elaborate cartelle, fa pensare alla presenza di un modello grafico, dal quale l'ignoto orafo che le ha eseguite potrebbe aver tratto ispirazione
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà persona giuridica senza scopo di lucro
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900665731
  • NUMERO D'INVENTARIO 2014OPAOA00665731
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Pisa e Livorno
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Pisa e Livorno
  • DATA DI COMPILAZIONE 2003
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2007
    2014
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

ALTRE OPERE DELLO STESSO PERIODO - 1730 - 1740

ALTRE OPERE DELLA STESSA CITTA'