martirio del Beato Signoretto Alliata

dipinto, 1797/ 1804

Dipinto di forma rettangolare raffigurante al centro il Beato Signoretto Alliata ucciso da tre Saraceni. Nella parte superiore del quadro, a sinistra, sono rappresentati tre angeli, due dei quali sorreggono la corona e la palma, simboli del martirio, mentre sullo sfondo appare una marina

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA tela/ pittura
  • ATTRIBUZIONI Benvenuti Pietro (1769/ 1844)
  • LOCALIZZAZIONE Pisa (PI)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il Beato, originario di Pisa, trasferitosi in Sicilia nel 1280, "si ritirò ad abitare come eremita in un luogo deserto vicino alla marina"; il dipinto raffigura la sua uccisione da parte dei Saraceni (secondo la versione di SAINATI 1884, p. 292). La tela era stata commissionata, il 6 febbraio 1795, a Giuseppe Cades, su suggerimento di Ranieri Benvenuti che, in una lettera indirizzata l'inizio dell'anno precedente all'Operaio Camillo Borghi, lo giudicava "un uomo, che ha pochi eguali nella sua professione" (pubblicata da SICCA 1992, p. 394, doc. II. VII). Benché il pittore, il 17 luglio dello stesso anno, ricevesse 700 lire in anticipo e approntasse un bozzetto (Baltimora, Walters Art Gallery) e un modello (Pisa, Museo Nazionale di San Matteo), alla fine del 1797 la commissione passò a Pietro Benvenuti. Questi, il 2 dicembre, aveva firmato il contratto relativo all'esecuzione, dietro compenso di 500 scudi, di un altro "Quadro grande in tela [...] quale deve rappresentare il Miracolo dell'Accensione dei Lumi intorno al santo sepolcro nell'anno 1101 al tempo di Daiberto Arcivescovo di Pisa"; non sono note le ragioni per cui il Cades fu esonerato dall'incarico e sostituito dal pittore aretino, che terminò il dipinto, pagato dal conte Tommaso Alliata, nel settembre 1804 (secondo la ricostruzione di SICCA 1993- 1994, pp. 58-59). L'opera (firmata "P. Benvenuti f(ece) Roma 1802") testimonia del ruolo che, nel processo di adesione progressiva del Benvenuti alla cultura del Neoclassicismo, ebbe il Camuccini (si confronti col gruppo centrale nella Morte di Virginia, Napoli, Museo di Capodimonte), anche per la funzione che vi assume l'esasperazione della mimica nel rendere immediatamente intellegibili i nessi logici dell'azione. Ma se nel dipinto napoletano l'avvicinamento a David comporta un più compiuto recupero della tradizione del classicismo seicentesco, in primis del Poussin, nell'opera del Benvenuti l'ascendente della cultura francese (si confronti con l'Atleta morente del Drouais, Parigi, Louvre) appare composto su modi originati dietro l'esempio del Cavallucci: basti rilevare la somiglianza, nella qualità sfumata del modellato, tra il gruppo degli Angeli sulla sinistra e l'altro omologo nella Vestizione di S. Bona (1039). Del resto, gli effetti di semplificazione nella resa dei volti, marcati da rapidi tratti, tipici del Benvenuti, avranno trovato un punto d'avvio nel modo, costante nel Cavallucci, di epurare il tracciato dei contorni di ogni irregolarità, salvo ricevere una più compiuta formulazione di riflesso alla pratica di copia dall'antico su cui il pittore ebbe a esercitarsi a lungo soprattutto a Roma. Simili esercizi di studio, forse condotti più sulle incisioni che sugli originali, comportano l'affinamento delle qualità astraenti del segno piuttosto che il recupero delle caratteristiche stilistiche del modello; si considerino a questo proposito i suggerimenti d'ordine formale che il Benvenuti avrà potuto trarre dai volumi del Museo Pio-Clementino descritto da Ennio Quirino Visconti (1782-1807). Un analogo risultato comporta l'ampliamento nella selezione delle fonti, moltiplicate sino a comprendere un'ampia parte della cultura figurativa centroitaliana, secondo un processo d'indagine a ritroso che, passando per il Manierismo (si veda il disegno tratto dagli affreschi del Bronzino nella Cappella di Eleonora di Toledo), arriva a recuperare l'arte medievale, com'è nel caso delle derivazioni dal Trionfo della Morte nel Camposanto di Pisa (Arezzo, Casa Sandrelli; queste, assieme allo studio prima citato, sono pubblicate in DEL BRAVO 1969, rispettivamente schede 67 e 92, pp. 72-73, 89-91, figg. 67, 92 a e 92 b). Un simile gusto sarà stato stimolato dagli scambi che il Benvenuti intrattenne, a Roma, coi pittori che si riunivano attorno al Giani, dal Camuccini a Giovan Battista Dell'Era, da Luigi Boni a Humbert de Superville, al Fabre, spesso attratti "dallo studio dell'area più arcaica -o arcaizzante -dell'arte greco-romana e dei maestri del manierismo italiano", con diretta prosecuzione rispetto alle "esperienze vissute [...] nei due decenni precedenti da artisti nordici quali Fussli, James Barry, Runciman e poi Sergel e Abildgaard" (SPALLETTI 1993, pp. 291-292). Un modello dell'opera è conservato a Pisa, Museo Nazionale di San Matteo
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà privata
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900665691
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Pisa e Livorno
  • ENTE SCHEDATORE Opera Primaziale Pisana
  • DATA DI COMPILAZIONE 1995
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2007
  • ISCRIZIONI P. Benvenuti f(ece) Roma 1802 - Benvenuti, Pietro -
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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