Miracolo di Santa Ubaldesca

dipinto, 1786/03/26 - ante 1787/09/17

Tela rettangolare

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA tela/ pittura a olio
  • ATTRIBUZIONI Corvi Domenico (1721/ 1803)
  • LOCALIZZAZIONE Pisa (PI)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE A dire del Tronci, dai" Pittori viene dipinta la figura della [...] Santa", vissuta nel XIII secolo, "con un secchino in mano, per il gran miracolo, che ella fece nel convertire l'acqua" che vi era contenuta in vino; a ricordo del fatto, secondo il resoconto dell'erudito, ancora nel Seicento le monache gerosolimitane usavano mandare "quella secchina [...] a i febricitanti piena d'acqua" perché ne bevessero, così da trame "giovamenti" (1682, p. 172). La consuetudine ricordava l'opera di assistenza agli infermi cui la santa si era assiduamente dedicata, "fosse giorno o fosse notte"; la tela la raffigura nel mentre porta loro soccorso, guarendoli con l'acqua benedetta (SAINATI 1884, pp. 124-125). Il 26 marzo 1786, i "Deputati dei grandi quadri laterali" assegnarono a Domenico Corvi l'incarico di eseguire il dipinto dietro consiglio e attraverso la mediazione dell'abate Ranieri Tempesti (secondo il documento pubblicato da SICCA 1990, pp. 397-398, II.XI); questi, prima di quella data, si era premurato di offrire ai committenti una "memoria", ossia il resoconto che testimoniasse dell'eccellenza dell'artista, col quale stabilì poi i primi contatti (cfr. la lettera datata 26 settembre 1785, in SICCA 1990, pp. 395-396, II.IX). Accettato, seppure con "qualche difficoltà", il compenso stabilito di 500 scudi, giudicato "molto tenue" di fronte a "spese pittoriche e di tutti i generi [...] esorbitantemente cresciuti" (lettera dell'11 marzo 1786, in SICCA 1990, pp. 396-397, II.X), il Corvi, che assicurava di "aver lasciato indietro ogn'altra commissione" in favore di questa (lettera del 9 giugno 1787, in SICCA 1990, p. 402, II.XVI), portò a termine il lavoro in poco più di un anno; il 17 settembre 1787, il dipinto (firmato "D. Corvi") risulta difatti collocato nella navata (SICCA 1990, p. 283, nota 117). L'espediente di definire la scena ambientandola nell'oscurità di un interno, parzialmente illuminato da una fonte di luce artificiale posta in primo piano, rimanda a soluzioni seicentesche, in particolare all'Honthorst (si confronti con "La decollazione del Battista" a Roma, Santa Maria della Scala), per il modo col quale la polarizzazione del contrasto definisce col massimo nitore le superfici. L'effetto di compattezza uniforme che le caratterizza appare potenziato per la qualità astrattiva del sostrato grafico, che accorda volti e gesti sui tipi, storicamente determinati, del classicismo bolognese primoseicentesco, in particolare Domenichino. Tali fatti costituiscono la tappa intermedia in un percorso di recupero che tocca la cultura dell'estremo Manierismo romano, se la purezza persino arcaizzante del contorno nell'anatomia dell'angelo in volo, pure citato in controparte dall'Honthorst, rinvia a soluzioni di Federico Zuccari, con esempi nella decorazione della Cappella degli Angeli (Roma, Chiesa del Gesù). Un simile bagaglio culturale, tutt'altro che dissimulato, permette al "pittor dotto" (LANZI [1795-1796] 1968-1974, I, p. 422) di controllare, entro una partitura tanto più leggibile dei contrasti chiaroscurali, l'uso, frequente nella cultura romana settecentesca, di sottolineare la presenza e persino l'enfasi muscolare delle figure, rilevate contro sfondi illuminati e fluorescenti, come si ritrova, portato alle estreme conseguenze, nel Batoni (si veda "La caduta di Simon Mago", Roma, Santa Maria degli Angeli). Un simile intento di razionalizzazione dei mezzi della rappresentazione trova origine nel Mengs; non a caso il dipinto mostra le maggiori affinità con l'opera del più fedele allievo del pittore boemo, Anton von Maron: si confronti col "Banchetto di Didone" (Roma, Casino di Villa Borghese). Il modello del quadro è conservato a Pisa, Museo Nazionale di San Matteo
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà privata
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900665627
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Pisa e Livorno
  • ENTE SCHEDATORE Opera Primaziale Pisana
  • DATA DI COMPILAZIONE 1995
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2007
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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