San Ranieri libera un'ossessa
dipinto
1712 - 1719
Muratori Domenico Maria (1661/ 1742)
1661/ 1742
Al centro del quadro è presente S. Ranieri: nella mano sinistra regge un bastone e nella destra una croce, rivolta verso l'ossessa. Una folla di astanti osserva la scena
- OGGETTO dipinto
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MATERIA E TECNICA
tela/ pittura
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ATTRIBUZIONI
Muratori Domenico Maria (1661/ 1742)
- LOCALIZZAZIONE Pisa (PI)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE La scena rappresenta il miracolo compiuto dal santo che, "nella chiesa di S. Vito", a Pisa, liberò "una donna, di nome Gualdrada" dal demonio che "per bocca di lei manifestava l'altrui coscienza, dicendo i peccati che ciascuno avea commesso" (SAINATI 1884, p. 97). Nel 1712 il canonico Domenico Cosi del Voglia deliberò di "devenire alla erezione di altro Quadro da collocarsi" nella Cappella di S. Ranieri, accanto a quello già eseguito dal Luti (cfr. scheda n. 40000967). Dietro i precisi suggerimenti e le "reiterate instanze" del priore Filippo de Angelis e di Antonio Francesco Palmerini, arciprete e vicario dell'arcivescovo, la scelta cadde sul "Sig(no)re Dom(eni)co Maria Muradori Pittore in Roma" (secondo i documenti pubblicati da SICCA 1990, pp. 239 e 280, nota 38). Nello stesso anno il Cosi del Voglia riunì un gruppo di nobiluomini per giudicare del "pensiere e l'idea che [il pittore] haveva fermata", evidentemente in un progetto grafico o in un bozzetto, per poi "decidere se affidargli o meno la commissione"; confermato l'incarico, il dipinto venne consegnato il 5 ottobre 1719 (SICCA 1990, pp. 239-240). da una parte rielabora soluzioni già utilizzate dal Muratori nel "S. Giovanni di Capistrano dirige la battaglia di Relgrado" (Roma, San Francesco a Ripa), ripreso nella struttura compositiva e nel motivo dell'infermo trasportato a braccio sullo sfondo, mentre dall'altra costituisce una fonte per i dipinti successivi, ad esempio Il miracolo di S.Tommaso d'Aquino (Roma, Santo Spirito dei Napoletani), nel quale, per non dire d'altro, ricompare, in termini assai simili, la figura del cieco guidato da un fanciullo. Una tale pratica risponde a un obiettivo di razionalizzazione dei mezzi della rappresentazione che trova la controparte, sul piano dei modelli culturali di riferimento, nel recupero dal classicismo bolognese di primo Seicento. Il confronto, decisivo, col Domenichino, più che concretizzarsi in "riprese puntuali" (GUERRIERI BORSOI 1982-1983, p. 31), serve a decantare la scena degli elementi accessori, sino a che ne emerga la struttura, semplificata, del racconto; l'evidenza che assumono i gesti, l'accentuata caratterizzazione dei volti e delle espressioni ne permette la migliore leggibilità del contenuto. Un simile intento di correttezza accademizzante trova espressione nella qualità della stesura, magra, distante dagli effetti di preziosità materica ottenuti lavorando le paste, tipici della cultura romana di primo Settecento; analogamente, i forti contrasti dell'illuminazione appaiono utilizzati non tanto in funzione dell'impatto scenografico dell'immagine, quanto in modo da sottolineare i momenti salienti dell'episodio, permettendone la più precisa messa a fuoco dei particolari. Soluzioni simili sono tutt'altro che diffuse a Roma e trovano tutt'al più asso- nanza nelle prove di più diretta ascendenza bolognese, tra Reni e Domenichino, di Luigi Garzi, ad esempio la tela raffigurante Venere e Adone (Roma, Collezione Banca di Roma). Gli antefatti di un simile orientamento vanno ricercati direttamente a Bologna, non tanto nel Pasinelli, maestro, secondo le fonti, del Muratori, quanto piuttosto nel Franceschini: si consideri l'affinità che lega il dipinto pisano al S. Carlo invoca la fine della peste (Modena, San Carlo), esempio di un rapporto frequente di derivazione, anche diretta, dell'uno dalle opere dell'altro, com'è il caso del Martirio dei SS. Filippo e Giacomo (Roma, Santi Apostoli) che trova un precedente nel Martirio di S. Rartolomeo (Bologna, San Bartolomeo). Un modello, "che non differisce granché dal quadro", è conservato a Pisa, Museo Nazionale di San Matteo (SICCA 1990, pp. 239, 280, nota 41)
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà privata
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900665557
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Pisa e Livorno
- ENTE SCHEDATORE Opera Primaziale Pisana
- DATA DI COMPILAZIONE 1995
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DATA DI AGGIORNAMENTO
2007
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0