La base, a pianta circolare, è profilata da un ampio bordo, che, decorato con un giro di foglie d'acanto con nervatura centrale liscia e lucida alternate a campi quadrati lisci e lucidi, una cornice concava raccorda al corpo centrale bombato. Questo è diviso in quattro campi da altrettante coppie di larghe volute convesse lisce e lucide che in basso s'affrontano. Ogni campo racchiude al centro una cartella ovale, liscia e lucida, definita da una coppia di volute analoghe e sovrastata da un tralcio pendente di piccoli cespi d'acanto appena incisi. Il fusto ha un nodo di raccordo a disco, ornato con un giro di foglie d'acanto pendenti, e due nodi di raccordo a rocchetto con cornice a unghiature e a giro di foglie d'acanto pendenti, traforate. Il nodo centrale, piriforme, reca, sul fondo, un giro di foglie appena incise con nervatura centrale liscia e lucida e, sulla calotta, una ghirlanda stilizzata fermata con larghe fasce verticali lisce e lucide. (Segue in OSS)
- OGGETTO reliquiario
-
MATERIA E TECNICA
argento/ sbalzo/ cesellatura/ traforo
SETA
VETRO
- AMBITO CULTURALE Ambito Cesenate
- LOCALIZZAZIONE Pisa (PI)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Benché il reliquiario non figuri negli inventari dell'Opera, non abbia punzoni, né iscrizioni, possiamo, tuttavia, ricostruirne la storia grazie all'esistenza del certificato di autentica della reliquia di S. Agostino in esso custodita e di un biglietto in cui se ne attesta la consegna al cardinal Pietro Maffi, arcivescovo di Pisa dal 1903 al 1931. Sulla base di questi documenti, dunque, è possibile stabilire che il nostro reliquiario, consegnato al Maffi dai Gesuiti di Cesena, con ogni probabilità è stato eseguito nel 1745 da una bottega locale ed è entrato a far parte del tesoro della Cattedrale di Pisa tra il 1903 ed il 1931. La datazione, per altro, trova conferma nell'analisi stilistica dell'oggetto. Questo, probabilmente di produzione seriale, come attesta il modesto livello qualitativo dell'insieme, in particolare della base e del fusto, che nella loro totale aderenza alla tradizione, richiamano quelli di moltissimi calici e pissidi dell'epoca, nella mostra a cartella si avvicina ad esempi di oreficeria romana e romagnola. E' il caso del reliquiario di Premilcuore del romano Gregorio Spinazzi, databile tra il 1750 e il 1770, o di quello di Modigliana eseguito da Carlo Passeri nel 1744 (cfr. F. Faranda, "Argentieri e argenteria sacra in Romagna dal Medioevo al XVIII secolo", Rimini, Luisè, 1990, n. 120 p. 207 e n. 135 p. 212). D'altra parte reliquiari con mostra a cartella di questo tipo, detti "alla romana", risultano assai diffusi anche in Toscana tra gli anni Venti e gli anni Settanta del XVIII secolo
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
-
CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà privata
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900665535
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Pisa e Livorno
- ENTE SCHEDATORE Opera Primaziale Pisana
- DATA DI COMPILAZIONE 2005
-
DATA DI AGGIORNAMENTO
2007
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0