miniatura, insieme di Simone Camaldolese (e aiuti) - bottega fiorentina (ultimo quarto sec. XIV, sec. XIV)

miniatura, 1388 - 1389
Simone Camaldolese (e Aiuti)
notizie 1381-1389

Il codice contiene le antifone dalla festa dell'Epifania al sabato di quaresima incluso. cc. I (membr.) + 118 + I' (membr.); inchiostro (bruno, rosso, azzurro); colori a tempera, oro (in foglia su bolo); penna e pennello. Rubriche in inchiostro rosso, segni paragrafali assenti. Numerazione a penna e inchiostro nero in cifre arabe nell'angolo superiore del margine esterno, probabilmente successiva alla realizzazione del codice. 14 fascicoli quasi tutti quaterni, bifolio (I), quinterni (IX, XIV). Fori da compasso; richiami dei fascicoli posizionati al centro del margine inferiore. Scrittura Testualis eseguita da un'unica mano con inchiostro bruno e rosso. Legatura: piatti in legno ricoperti di cuoio marrone di restauro, con decorazioni lineari ad incisione: sul piatto anteriore, fornimento centrale polilobato fissato da una grande borchia centrale e piccole borchie lungo il perimetro, quattro fornimenti angolari polilobati fermati dalle stesse tipologie di borchie, due bindelle; stessi fornimenti sul piatto post. con due chiodi per le bindelle, 19 chiodi lungo il piatto anteriore e 21 in quello posteriore. Contiene: 2 iniziali rubricate piccole, 320 iniziali filigranate piccole, 16 iniziali filigranate rifesse medie, 1 iniziale fogliata grande caudata, 2 iniziali figurate grandi

  • OGGETTO miniatura
  • MATERIA E TECNICA pergamena/ pittura a tempera
    pergamena/ miniatura
    gesso/ doratura
    pergamena/ inchiostro
  • MISURE Altezza: 682 mm
    Larghezza: 490 mm
  • AMBITO CULTURALE Bottega Fiorentina
  • ATTRIBUZIONI Simone Camaldolese (e Aiuti)
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Museo di S. Marco
  • LOCALIZZAZIONE Convento di S. Marco
  • INDIRIZZO P.zza S. Marco, 3, Firenze (FI)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Per il D'Ancona in questo Antifonario G interviene un miniatore diverso, caratterizzato da una mano un po' incerta, soprattutto nella miniatura con l'Arca di Noè a c. 94v e dai colori crudi e stridenti. Il codice fa parte del gruppo di corali provenienti dalla chiesa di Santa Maria del Carmine di Firenze che, nella seconda metà dell'Ottocento, in seguito alle soppressioni napoleoniche, entrarono a far parte della collezione del Museo di San Marco. L'attribuzione del Rondoni (1876, p. 78 n. 63) a un Ignoto miniatore del secolo XV fu ripresa anche dal D'Ancona (1914, V. II, I, pp. 208-209 n. 246 (247)) il quale specificò che l'artista doveva far parte, molto probabilmente, di una equipe di miniatori che sembra essere al lavoro, nei primi decenni del secolo, in tutti i codici del Carmine. Egli, infatti, distingue più mani: una molto raffinata nei libri segnati T (571), Q (572), un'altra più incerta nei libri M (574), H (573), V (575), G (577), R (578), I (579), C (569) e una terza riconducibile a un discepolo di Lorenzo Monaco nel libro E (576). Fu il Salmi, per primo, ad attribuire l'intero gruppo a Don Simone camaldolese (1954, pp. 43-44), attribuzione confermata dalla Levi D'Ancona (1962, pp. 239-240, 422) che identificò parte dei codici provenienti dal Carmine (Invv. 571, 572, 575, 577, 578, 579) con i cinque in cui Don Simone Camaldolese eseguì 30 miniature fra il 23 febbraio del 1388 e l'aprile del 1389 e che furono rilegati da Frate Giovanni Andrea, secondo i documenti da lei pubblicati. La studiosa, inoltre, precisa che attualmente gli originari cinque volumi sono sei poiché quelli segnati 571 e 575 formavano un volume unico prima del 1473. Il miniatore camaldolese, che firma un codice proveniente dal convento di San Pancrazio nel 1381 (Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana, Cor. Laur. 39) nel quale è scritto che "cum pennello miniavit eum dominus Simon de Senis monachus ordinis camaldulensis", fu, secondo il D'Ancona (1914, V. I, p. 15), "il primo divulgatore di quelle forme, un misto di senese e di fiorentino, alle quali Don Lorenzo Monaco doveva di lì a poco imprimere il suggello della sua alta personalità". Successivamente, Chiarelli (1968(1981), p. 66) attribuisce il gruppo ad un'equipe ruotante intorno a Don Simone e riferisce l'Antifonario G (577) a "Don Simone camaldolese e scuola". Il riferimento del gruppo di codici ad una equipe di miniatori è confermato anche dalla Scudieri (La Miniatura, in La Chiesa e il Convento di San Marco a Firenze, Firenze 1990, V. II, p. 13). Anche Kanter (in Painting an Illumination 1994, p. 188) cita il gruppo di codici realizzati per il Carmine che rappresentano il momento più alto dello stile di Don Simone, caratterizzati da complesse composizioni, da una particolare capacità narrativa, da figure naturalistiche e dall'utilizzo di un'ampia gamma cromatica con forti influenze della scuola dell'Orcagna
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900645710-0
  • NUMERO D'INVENTARIO S. Marco e Cenacoli 577
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Museo di San Marco - Firenze
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della citta' di Firenze
  • DATA DI COMPILAZIONE 2007
  • ISCRIZIONI piatto posteriore, cartellino membranaceo - G/ Antiphonae ab Epiphania usque ad sabbatum primum quadragesimae inclusus - corsivo -
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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