mostra di portale - bottega fiorentina (sec. XIV)

mostra di portale post 1358 - ante 1359

Semipilastri affiancati da colonnine, capitelli, architrave, arco ogivale, cimasa. Decorazioni: foglie di acanto; modanature dell'abaco; fasce modanate; dentelli

  • OGGETTO mostra di portale
  • MATERIA E TECNICA pietra/ scultura
  • AMBITO CULTURALE Bottega Fiorentina
  • LOCALIZZAZIONE Firenze (FI)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE I documenti riguardanti la costruzione e quindi la decorazione della nuova cattedrale vennero pubblicati, in gran parte, da Guasti e da Poggi, anche se un'esposizione riassuntiva di queste notizie si trova già nel volume sul Duomo di Castellucci. A queste fonti si sarebbero rivolti, in seguito, gli storici interessati a ripercorrere le vicende del cantiere di Santa Maria del Fiore, da Braunsfels e Saalman a Kreytenberg, da Lisner a Pietramellara fino a Giorgi e Fiocchi. Anche se costretti, qui, per ragioni di spazio, a dover rimandare alle relative schede-figlie per alcune notizie riguardanti i singoli elementi di questo parato decorativo dell'interno, ricorderemo, pur senza pretesa di completezza, alcuni fatti salienti legati alle varie fasi dei lavori. Come si legge nel fondamentale volume di Pietramellara, il nuovo disegno talentiano per il Duomo, proposto una prima volta nel 1355 (al tempo cioè della ripresa dei lavori nel cantiere per la cattedrale) e quindi nel 1357, veniva ad accostarsi ai progetti, pressoché coevi, per S.Croce o per S.Maria Novella, dove si ritroverà la stessa matrice volumetrica, con ampi interassi fra i sostegni ed un moderato sviluppo verticale. L'abbandono ufficiale del vecchio modello di Arnolfo venne tuttavia sancito da quel documento del giugno 1357, dal quale sono partiti, peraltro, tutti gli studiosi che si sono occupati della ricostruzione formale dei due progetti. Dai documenti, sembra che il problema dell'altezza della chiesa fosse stato centrale, tra il 1355 e d il 1420. Il 17 luglio 1357, qualche giorno dopo l'allogagione a Giovanni di Lapo Ghini del fondamento della seconda "colonna", si discute la forma da dare al suo fusto. In quell'occasione, Fra' Jacopo del convento di San Marco avrebbe aggiunto "dovere essere il capitello primo da braccia 33 in suso e non recignere tutta la colonna ma solo le tre parti", probabilmente in riferimento al pilastro che sostiene le volte nel vecchio progetto arnolfiano, con la vecchia gerarchia fra le navate. Il 20 febbraio 1358 era allogato ad Agnolo di Francesco tutto il fusto del terzo pilastro, lungo 16 bra ccia (1 br.= 58,7 cm.). A distanza, quindi, di quindici mesi dalla data d'inizio della costruzione, lo sviluppo in altezza non era stabilito definitivamente, nonostante l'allogagione dei primi fusti dei pilastri. Nel '64, si sarebbe sollevata esplicitamente la questione dell'altezza della nave talentiana, soprattutto per i problemi statici relativi alla stabilità della struttura, che a giudizio di alcuni frati non doveva essere compromessa da un eccessivo sviluppo verticale, per cui si sarebbe dovuto far partire la volta tanto in basso da collocare anche i secondi capitelli sotto l'andito beccatellato che corre appena sopra la ghiera ad archi acuti dei valichi laterali. Quindi, il verticalismo della nave centrale, già contenuto rispetto alla sua ampiezza, ne veniva ad esser ancor più mortificato dalla consistente e colorata fascia del ballatoio, con un ordine "capitello-andito-beccatello-volta". Già nel 1357, con la discussione sull'altezza dei pilastri (se di 17 o di 33 br.), si era proposto il problema di variare i rapporti altimetrici, ovvero se mantenere l'altimetria complessiva arnolfiana (della quale esisteva un preciso riferimento nella decorazione dei fianchi), variando le altezze dei singoli elementi verticali, o viceversa abbandonare la vecchia volumetria e sacrificare la parte già costruita. La soluzione adottata fu quella di rivedere tutti i rapporti e modificare il meno possibile lo sviluppo verticale della chiesa, per poter garantire cosi la conservazione di quanto era già stato costruito ed anche un certo rapporto modulare (eran 72 br., anche se non codificate). Il 20 dicembre 1364 si definiva il numero di finestre che dovevano essere in ciascuna campata; nel documento del 22 settembre 1367 (v. Guasti, doc.188), si riprende di nuovo il problema delle loro dimensioni, per risolverlo in modo definitivo, chiarendo anche il senso della deliberazione del luglio 1366. E' assai probabile che la questione non consistesse nel numero di finestre sotto ogni valico, bensì nella loro dimensione ed altezza. Inoltre il documento del '66 poneva un problema formale, derivato forse dal fatto di non aver eseguito il progetto-variante del Talenti, che per l'Opera (13 novembre 1358) presentava meno difetti di quello del Ghini e che forse prevedeva una finestra sola, simile a quelle della prima campata e non "bella grande" fino alla "basola" ma in quest'ultima inserita come le altre. Sempre dal documento del 1366, sembra che la parte absidale sia stata progettata nel 1357 con altezza diversa dall'odierna o che il Talenti non avesse inteso modificare lo sviluppo verticale del progetto arnolfiano, che fino a questa data si era ritenuto sufficiente e che si fosse adeguato alla cornice marcapiano che corre orizzontalmente lungo la controfacciata e gli archi della nave centrale
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà privata
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900625412
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Firenze e le province di Pistoia e Prato
  • ENTE SCHEDATORE L. 41/1986
  • DATA DI COMPILAZIONE 1989
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2006
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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