Cristo crocifisso

encolpio cruciforme, post 900 - ante 999

Croce latina; il crocifisso è eseguito a bassorilievo, ha gli occhi aperti ed ha il capo coperto da una mitria o, più probabilmente, da una tiara. E raffigurato imberbe (o con una barba cortissima e baffi?) e con la testa eretta. Il volume dei capelli non è apprezzabile. Il corpo è rivestito da un perizoma annodato sulla destra (del riguardante); le gambe del Cristo sono unite e i piedi non sono soprammessi. Non c'è segno dei fori dei chiodi sui palmi delle mani. La croce è profilata da una doppia cornice a dentelli

  • OGGETTO encolpio cruciforme
  • MATERIA E TECNICA legno/ scultura/ intaglio
    METALLO
  • MISURE Altezza: 12
    Larghezza: 8
  • AMBITO CULTURALE Bottega Transalpina
  • LOCALIZZAZIONE Firenze (FI)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE La crocetta, eseguita in un legno rossiccio forse di provenienza esotica, è assai malridotta a causa di numerose piccole fessurazioni (dovute certamente agli sbalzi di temperatura e umidità ma causate anche dagli stretti giri di filo d'oro che la serrano alle lamine della teca) e da scheggiature più grandi, forse dovute dall'asportazione - a scopo devozionale - di frammenti della reliquia. Questa croce lignea, venerata in Battistero da tempo immemorabile e ritenuta intagliata nel legno della Vera Croce ("de vero ligno sancrtissimae crucis in forma crucifixi") è da considerarsi a tutti gli effetti una stauroteca perché, sollevando la lamina metallica che chiude il verso dell'oggetto si può accedere a dei ricettacoli contenenti minuscoli frammenti della Santa Croce e della veste di Cristo. La crocellina, come ha acutamente osservato il sacrista della Cattedrale Alessandro Bicchi, è molto probabilmente un antico encolpio-stauroteca, realizzato in legno , anziché - come più di frequente - in metallo prezioso. Il rilievo, difficilmente visibile attraverso dgli spessi cristalli della teca, è di problematica datazione e attribuzione: le proporzioni antinaturalistiche del corpo (testa e collo esageratamente grandi) e l'assoluta frontalità e simmetria dell'immagine indicano un'arte provinciale o, comunque, barbarica. Il perizoma con le pieghe calligrafiche allontana l'immagine sacra dal mondo orientale (dove in epoca antica era più in uso il colobium) e la avvicina invece a una zona occidentale periferica, provinciale, che ricorda e deforma i motivi classici. Il volto imberbe richiamerebbe esemplari addirittura paleocristiani (ma se fosse, come può sembrare alla luce radente, appena barbato e baffuto potrebbe anche ricordare le croci vichinghe, dove Cristo è assimilato a Thor). L'unicum iconografico della mitra (che potrebbe però esser letta anche come una tiara o una di corona, comunque simbolo di potere e regalità), allusione alla missione sacerdotale di Cristo (cfr. Tertulliano), indica comunque il contatto con una comunità cristiana colta: in epoca medievale è infatti assai più frequente un grande nimbo rotondo. Anche il modellato, pur nella anomalia delle proporzioni corporee, rivela una notevole cura dei particolari (il costato schematizzato ma con i rilievi delle ossa bene in evidenza, la doppia cornice decorativa a dentelli). Nell'impossibilità di suggerire il confronto con oggetti analoghi può essere interessante accostare questa iconografia di Cristo crocifisso a quella della placca in avorio della coperta dell'Evangelario di Liegi (XI secolo), conservata nei Musées Royaux d'Art et d'Histoire di Bruxelles ed attribuito alla scuola mosana. Qui il crocifisso indossa il colobium ma non ha aureola in quanto dall'alto una mano sta per coronarlo con un copricapo di forma conica. Un'altra opera interessante da confrontare con la nostra - forse la più vicina tipologicamente - è la rozza croce reliquiario in legno rinvenuta nel 1971 nella mensa dell'altare nella pieve di Querceto (un tempo dedicata alla Santa Croce) e forse proveniene dall'abbazia di Palazzuolo: di epoca ottoniana, vi è scolpito un Cristo crocifisso vivo, frontale, imberbe, con perizoma ma senza aureola o altro in testa: dunque analogo materiale, analoga postura, analogo decorativismo, analoga funzione di reliquiario della croce in esame; simile è anche la doppia cornice a dentelli, che nella croce volterrana si ritrova anche sul retro a incorniciare i tre vani portareliquie. Ancora un ulteriore confronto, con un piccola croce in piombo ritrovata in una delle sepolture (sec. IX-XI secolo) all'esterno della chesa parrocchiale di Pieve a Nievole (cfr. Medioevo, n. 8, 19, agosto 1998, p. 4): il crocifisso anche qui appare sproporzionato, frontale, vivo, senza nimbo, con perizoma fittamente pieghettato, mani non forate dai chiodi. Queste coincidenze iconografiche ci portano ad ipotizzare, per il nostro encolpio, una elaborazione in epoca pre-romanica e una datazione intorno al X secolo, non troppo distante,in fondo, dalla tradizione che voleva la reliquia del Battistero dono di Carlo Magno, un tempo considerato il mitico 'rifondatore' della città di Firenze. La zona di provenienza dell'encolpio resta ancora completamente da definire (si attendono, come utile indizio, gli esiti dell'analisi del legno che sarà eseguita dall'Opificio delle Pietre Dure). La reliquia, peraltro, potrebbe anche esser giunta in San Giovanni dal corredo della distrutta chiesa di San Salvatore, attigua al Battistero. Il Gori (nel suo 'De cruce Dominica') e il Richa ricordano la crocetta come dono di Carlo Magno ricevuto dalle mani dell'arcivescovo Turpino: questa tradizione - secondo il Richa - deriva dall'iscrizione gotica creduta copia di quella incisa sul vaso di bronzo, antico contenitore della crocetta: "In hoc aeneo vase est de vero ligno sanctissimae crucis in forma crucifixi et de proprii vestimentis d(omi)ni n(ost)ri"
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà privata
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900625062-1
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Firenze e le province di Pistoia e Prato
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i beni artistici e storici delle province di Firenze, Pistoia e Prato
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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