mitria preziosa di Di Arditi Andrea (sec. XIV)

mitria preziosa, 1331 - 1331

Mitria preziosa provvista di infule. Il profilo delle cuspidi è sottolineato da una cornice in argento arrichita da fogliette d'acanto arricciate ed emergenti dal bordo; l'apice del copricapo è segnato da foglie d'acanto in scala maggiore in posizione contrapposta; sopra quest'ultime spicca un coronamento a ghianda a tutto tondo. La superficie della mitria è spartita da un fregio di placchette in argento, di forma quadrangolare ed incernierate l'una all'altra: esse si dispongono longitudinalmente nella parte centrale della mitria e lungo il suo bordo inferiore. Ogni placchetta ospita al centro una formella romboidale con cornice modanata, mentre gli angoli sono occupati da castoni a colletto con smeraldi e rubini (in parte perduti). L'interno delle formelle romboidali è decorato con figure di santi, angeli e profeti realizzati a bassorilievo su fondo piano ed arricchiti da smalti traslucidi (dei quali rimangono soltanto alcune tracce). Due medaglioni d'argento sono applicati sul davanti del copricapo, sulla stoffa, ai lati della striscia longitudinale; al loro interno figure di santi smaltati. Le infule sono caratterizzate da placchette d'argento di forma trapezoidale, figurate. Pendenti a goccia costituiscono la frangia delle infule

  • OGGETTO mitria preziosa
  • MATERIA E TECNICA argento/ sbalzo/ cesellatura/ incisione/ doratura
    RUBINO
    seta/ gros de Tours
    seta/ velluto
    SMALTO
    smeraldo
  • MISURE Altezza: 24
    Larghezza: 18
  • ATTRIBUZIONI Di Arditi Andrea (notizie 1331-1338)
  • LOCALIZZAZIONE Firenze (FI)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE La mitria fa parte integrante del busto di San Zanobi, al quale la legano evidenti vicinanze stilistiche: perfettamente coerente con la preziosità ornamentale del reliquiario, completa l'articolato programma iconografico delle placchette a smalto traslucido sull'aurifregio del busto. Dunque, come il busto-religuiario, la mitria fu eseguita nel 1331 in occasione della prima ricognizione dei resti di San Zanobi. L'artefice fu Andrea Arditi che lasciò memoria del proprio nome nell'iscrizione incisa sulla scultura(per notizie sull'Arditi cfr. scheda busto San Zanobi). La prima descrizione del reliquiario che si è tramandata fino a noi è quella contenuta nell'inventario della sagrestia di Santa Reparata (1418), poi trascritta dall'erudito Cocchi. Il documento descrive il busto unitamente alla mitria: "uno tabernaculo dariento ad forma di testa con mitera da testa dariento lavorata nella quale sta la testa del beato messer Santo Zenobio et sulla detta mitera è ventiotto smalti affigura di santi con dodici pietre et con ventiotto raperelle le quali legano vetri di puù colori et con dieci toche dariento apichate appiè de dette bande della decta mitera et colla dicta testa sono due drappi luno sta confitto lautro vi sta su che a larme di Santo Zenobio". Dal Cocchi apprendiamo anche che la mitria era posta sul capo del sacro busto in occasione delle processioni o delle esposizioni solenni (ad esempio il 27 gennaio - anniversario della prima traslazione delle reliquie di San Zanobi - ed il 10 maggio - festa del santo): "la mitra che si pone in capo al busto è l'antica descritta nell'inventario di Santa Reparata. È di teletta d'argento, ornata di gemme e di ventisei smalti figurati, compresi quelli delle infule". Tuttavia, in alcuni casi, per adornare il busto di San Zanobi veniva utilizzata un'altra mitria preziosa, che - come di nuovo ci informa il Cocchi - si credeva essere appartenuta al cardinale Pietro Corsini. Il frequente utilizzo del prezioso copricapo ha reso indispensabili nel corso del tempo numerosi interventi di rassettatura: si ricordano, ad esempio, i restauri effettuati da Giulio Vestri nel 1616 (Archivio Opera di S. Maria del Fiore, V.4.4 n. 34), da Niccolò e Jacopo Vanni nel 1645 (Archivio Opera di S. Maria del Fiore, Scartafaccio I, c. 221), da Matteo Cicali nel 1626 (Archivio Opera di Santa Maria del Fiore, V.4.5 n.59, nel 1684 dagli argentieri Targioni e Riccianti "con aver rifatto alcune canellesse di argento e raggiustato molti perni" (Archivio Opera di Santa Maria del Fiore IV.2.55, n. 222), da Bernardo Holzmann nel 1712 per riparare una cerniera strappata (cfr. "Filza dei provveditori") e da Ferdinando Niccioli (Noccioli?) nel 1754 per aver "risaldato alcune magliette, rimesso due gocciole che erano escite e fatta ricucire per tutto" , nel 1756 e ancora nel 1764. La mitria in esame è inoltre ricordata in diversi inventari metropolitani: in particolare è meticolosamente descritta in quello del 1818 curato dalla Deputazione Ecclesiastica: "una Mitra d'argento per la testa di S. Zanobi coperta di teletta d'argento, contornata in giro di una striscia d'argento dorata con alcune pietre incassate e figura di santi smaltati, contornate di sopra di rapporti d'argento dorato, due medaglioncini simili alla suddetta striscia fermati da 4 viti per ciascuna mancante di una vite, foderata di velluto rosso, di peso in tutto Libbre 4.3, in una scatola di stecco tinta rossa con coltroncini di seta rossa, e foderata detta scatola di fustagno rosso in stato mediocre, nella cassa di bronzo di S. Zanobi". Ancora, in un registro di quegli anni, si annotava che "alla mitra di San Zanobi mancano delle pietre incassate ed una gocciola d'argento all'infule fino ab antiquo ". Il prezioso copricapo, ha il duplice scopo di completare iconograficamente il busto con l'insegna della dignità episcopale del Santo e di coprire rispettosamente la reliquia visibile attraverso l'oculo vitreo sulla "calvarie": essa, ogni 25 maggio, era presentata ai fratelli della Compagnia di San Zanobi perché la baciassero. In quell'occasione la mitria veniva ovviamente sollevata per permettere il rito. Le tracce più cospicue di smalti che sono sopravvissute sulle placchette della mitria rispetto a quelle totalmente cadute (o asportate) del busto consentono di avere una pallida dimostrazione di quello che era l'originale effetto 'pittorico' del reliquiario di San Zanobi. Anche nell'esecuzione degli smalti traslucidi della mitria si distinguono tre diverse mani: la principale è quella dell'Arditi, a cui si affiancano quelle dei due ignoti collaboratori che coadiuvarono il lavoro del maestro. Si può anzi ritenere che i tre artisti abbiano costituito la prima équipe di orafi che a Firenze abbia impiegato la tecnica dello smalto traslucido con elevati risultati tecnici e formali (per un approfondimento sullo stile dei singoli smalti, cfr. Strocchi C.)
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà privata
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900625057-1
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Firenze e le province di Pistoia e Prato
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i beni artistici e storici delle province di Firenze, Pistoia e Prato
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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