San Zanobi

reliquiario a busto,

Busto reliquiario rialzato su zoccolo modanato seguito da una serie di archetti trilobati alternati a rosoni traforati. Il santo indossa una casula la cui superficie, lumeggiata da dorature, è decorata con girali vegetali composti da foglie acantacee. Sul petto tre riquadri modanati includono compassi quadrilobi cesellati e dorati con figurazioni di santi, un tempo impreziosisti da smalti traslucidi, ora caduti; gli angoli dei riquadri sono sottolineati da piccole rosette. Lateralmente sono applicate due formelle profilate da cornici polilobate e mistilinee impreziosite da piccoli smeraldi inseriti in castoni poligonali a colletto. L'aurifregio che definisce lo scollo della veste è ornato con compassi quadrilobi figurati - analoghi a quelli della parte anteriore della casula stessa - alternati ad altre decorazioni a punta di diamante; gli spazi rimanenti sono occupati da piccoli racemi sbalzati. Nella parte posteriore il gallone si prolunga verso il basso includendo un quadrilobo decorato con la colomba dello Spirito Santo, una placchetta con iscrizione ed un altro compasso, trilobo, figurato. La calotta della testa (chiamata "calvarie" nei documenti) è apribile: la chierica è segnata da un 'tondo di cristallo' da cui si intravede la reliquia

  • OGGETTO reliquiario a busto
  • MATERIA E TECNICA argento/ sbalzo/ cesellatura/ incisione/ doratura
    CRISTALLO
  • ATTRIBUZIONI Di Arditi Andrea (notizie 1331-1338)
  • LOCALIZZAZIONE Firenze (FI)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il busto reliquiario fu eseguito nel 1331 in occasione della prima ricognizione delle reliquie di San Zanobi. Queste consistono in parte della calotta cranica e piccoli frammenti ossei, accompagnati da fiori e foglie di olmo - in memoria dell'antico miracolo della fioritura di tale pianta al passaggio della salma del santo dalla Piazza di San Giovanni. Le sacre reliquie erano conservate nella Cattedrale fiorentina di Santa Reparata già dal lontano 897, quando vi erano state traslate dalla basilica di San Lorenzo, luogo dell'originaria sepoltura del santo vescovo. In occasione della prima ricognizione, dunque, i preziosi resti vennero inseriti "in presenti vase argenteo", come si apprende dall'autentica delle reliquie stilata il 22 maggio 1331 (conservata all'interno del busto e di cui esistono due copie, la prima del 1678 e la seconda del 1703 quando il documento fu nuovamente trascritto su un libro dell'Archivio dell'OPA, cfr. "Deliberazioni dal 1697 al 1714"). Il nuovo reliquiario - una delle prime oreficerie 'firmate' da un orafo - era stato appositamente commissionato ad uno dei più importanti maestri fiorentini del periodo, Andrea Arditi, il cui nome è, infatti, perpetuato dall'iscrizione incisa sulla placchetta posta sulla parte anteriore del busto. Nonostante tale evidente testimonianza, l'esecuzione del busto di San Zanobi era stata attribuita dal Vasari nelle sue "Vite" - forse sulla base di una tradizione orale - ad un non meglio conosciuto Maestro Cione, capostipite della scuola orafa fiorentina. Furono più tardi gli eruditi Richa e Cicognara a trascrivere l'iscrizione ed a ristabilire, dunque, l'esatta paternità della preziosa suppellettile. È noto che Andrea Arditi, nativo dell'Antella, comune limitrofo della città di Firenze, si iscrisse all'Arte di Por Santa Maria il 16 agosto 1324 (cfr. "Matricole dal 1225 al 1327") quando probabilmente lavorava già in proprio in una delle botteghe poste nelle zona di Orsanmichele, area urbana in cui l'orafo risiedeva. Di questo maestro è documentata un'altra opera, un calice, già conservato nella collezione Spitzer. La prima descrizione del reliquiario che si è tramandata fino a noi è quella contenuta nell'inventario della sagrestia di Santa Reparata datato al 1418, poi trascritta dall'erudito Cocchi: "uno tabernaculo dariento ad forma di testa con mitera da testa dariento lavorata nella quale sta la testa del beato messer Santo Zenobio et sulla detta mitera è ventiotto smalti affigura di santi con dodici pietre et con ventiotto raperelle le quali legano vetri di puù colori et con dieci toche dariento apichate appiè de dette bande della decta mitera et colla dicta testa sono due drappi luno sta confitto lantro vi sta su che a larme di Santo Zenobio" (cfr. Cocchi A.). Nel 1439 le sacre reliquie di San Zanobi furono traslate dalla "vecchia cripta" posta al centro della navata maggiore della cattedrale alla "nuova cripta" dedicata al santo, situata nel capocroce dell'edificio - ormai ultimato - sotto la cappella di mezzo della tribuna centrale, mentre il busto fu posto nell'arca bronzea "di San Zanobi" eseguita da Lorenzo Ghiberti. Nel 1685 fece seguito una terza traslazione dei resti di San Zanobi non ancora contenuti in appositi reliquiari: queste reliquie furono trasferite dall'altare della cripta alla cassa in bronzo posta all'altare del Santissimo Sacramento; in particolare le ossa più grandi furono legate con fili e fiori d'argento e con una corniola sul fondo di un'urna in cristallo, mentre le "ceneri", i resti più minuti, furono raccolte in un vaso di cristallo di rocca all'interno della stessa urna. Tale collocazione del busto accanto all'urna di San Zanobi si è mantenuta fino ai nostri giorni. Il reliquiario a busto di San Zanobi veniva esposto durante grandiose processioni in ricorrenza di particolari festività e commemorazioni, quali l'accoglienza della tavola della Madonna dell'Impruneta ogni volta che essa veniva condotta a Firenze e soprattutto la ricorrenza della traslazione dei resti di San Zanobi dalla chiesa di San Lorenzo a quella di Santa Reparata (celebrata un tempo il 26 gennaio, mentre attualmente è spostata al giorno successivo) e la festa solenne del Santo celebrata il 25 maggio (dal 1975 essa è anticipata al 10 maggio insieme a quella di Sant'Antonino). A queste occasioni si aggiungevano quelle in cui era necessario chiedere una grazia particolare oppure nel caso di specifici eventi e calamità che coinvolgevano la vita cittadina, o ancora quelle in cui il busto veniva fatto uscire dalla Cattedrale per essere recato - come reliquiario 'taumaturgico' - presso i malati, specie della famiglia Girolami. Questo casato ( secondo la tradizione imparentato con il santo stesso) aveva, del resto, particolari incarichi e privilegi per i festeggiamenti di San Zanobi
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà privata
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900625057-0
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i beni artistici e storici delle province di Firenze, Pistoia e Prato
  • DATA DI COMPILAZIONE 2003
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2006
  • ISCRIZIONI entro placchetta rettangolare sulla parte anteriore - ANDREAS ARD/ITI DE FLOREN/TIA ME FECIT - a incisione - latino
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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