La scena in cui si svolge la strage degli innocenti si sviluppa in uno spazio e in un’atmosfera evocativi della realtà architettonica e geografica della Palestina antica, conforme a quanto descritto nel vangelo di Matteo. Qui, affranta dal dolore, una giovane donna piange, abbandonata a terra, sul corpicino morto del suo bambino che tiene abbracciato a sé. La luce chiara e rivelatrice dell’alba colora di rosa tenue l’imponente architettura del palazzo di Erode e mette in evidenza la nudità fisica ed emotiva dei due corpi posti in primo piano. La padronanza dei mezzi espressivi dell’artista dà voce alla disperazione della madre. Il quadro, indicativo della sensibilità del Gelli, sviluppa la lezione del Ciseri ponendo al centro il disegno senza discostarsi dai dettami accademici. Da notare la spalla nuda esposta alla luce e la copiosa chioma bruna della madre che richiama quella della Maddalena raffigurata da Ciseri nel "Trasporto di Cristo al sepolcro"