Madonna in trono con Bambino e Santi vescovo e martire
dipinto,
Madonna in trono con Bambino con San Paolino (?) e San Teobaldo (?)
- OGGETTO dipinto
- AMBITO CULTURALE Ambito Lucchese
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Museo Nazionale di Villa Guinigi
- LOCALIZZAZIONE Villa Guinigi
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Sulla base dell'identificazione con Lucca nella pianta della città murata raffigurata nel disegno mostrato con ostentazione dal santo vescovo e per la presenza della scritta Zacchia pinxit che, con grafia che sembra antica, compare sul retro, la tavola è stato ritenuta di area artistica lucchese o comunque da questa proveniente. Per questi motivi nel 1925 dalla Soprintendenza fiorentina è stato prelevata dall'arredamento di Palazzo Pitti, dove peraltro era confluita senza indicazione sulla provenienza precedente e depositata nel Museo Civico aperto in quello stesso anno ((Bertolini Campetti Meloni, 1968, p. 176) ; qui è esposto come opera di ignoto pittore lucchese (Lazzarini 1937, p. 112). Nel 1958 l'opera, pesantemente ridipinta, viene sottoposta a restauro, che non porta però all'identificazione delle lettere che compaiono nel cartiglio posto sul basamento del trono, quasi certamente relative al nome dell'artefice. Nel 1968, al momento della riapertura dell'istituzione museale, Meloni la assegna a Zacchia il Vecchio, ritenendola cosa giovanile, prossima per sintassi stilistico-compostiva alla Natività (0900532195) e all' Assunzione della Vergine, de11527, e influenzata da quanto lasciato in loco all'incirca negli stessi anni da Amico Aspertini (Bertolini Campetti Meloni 1968, p. 176). Pur confermandone la matrice lucchese Borelli preferisce riferirla, seppure dubitativamente, ad Agostino Marti, riconoscendovi nella tipologia del trono, nell'impianto del S. Giovannino, nella teoria di santi dipinta sulla stola del piviale del vescovo numerose analogie con opere a lui assegnate con certezza (Borelli 1983, p. 56). Sempre in questa direzione si muove qualche anno più tardi Tazartes, che, nella ricerca di nuovi documenti su Agostino, utili per definirne meglio la personalità artistica e la vicenda biografica, si imbatte nell'atto di allogagione per una pala raffigurante la Madonna col Bambino fra i santi Paolino e Teobaldo e, nella lunetta, l'Eterno commissionatagli nel 1509 per la chiesa di S. Paolino dal rettore Guglielmo di Poggio. Il dipinto era destinato all'altare della cappella relativa, demolita nel corso dei rifacimenti ottocenteschi, la cui decorazione ad affresco gli era stata affidata nello stesso contratto (1991, pp. 149-153). Può darsi che l'opera, se è da identificarsi con questa, sia stata rimossa abbastanza presto perché non è mai menzionata fra quelle assegnate al Marti dalla letteratura artistica locale né è citata in quella guidistica. Sulla stessa linea si muove Tumidei che la ritiene cronologicamente prossima alla Sacra Conversazione della Pinacoteca Capitolina e alla Natività della Pieve di Lammari ( 1993, p. 56). Se comprovata, tale attribuzione sarebbe di grande importanza perché, oltre ad anticipare di otto anni l'inizio dell'attività del Marti, finora attestata a partire dal 1518, riconferma la stretta dipendenza della pittura lucchese da quella pistoiese, dipendenza che si era già manifestata nel tardo Quattrocento attraverso Michelangelo di Pietro Membrini. Se sembra di poter escludere la presenza di Zacchia, seppure di uno Zacchia ancora sotto l'influenza del Marti ed ancora molto lontano da quella che poi sarà la sua sigla pittorica, più accettabile può essere quella del suo maestro, anche se il confronto con coeve opere pistoiesi, soprattutto di mano di Leonardo Malatesta, sembrano spingere in tale direzione
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Stato
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900523925
- NUMERO D'INVENTARIO 365
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Lucca e Massa Carrara
- DATA DI COMPILAZIONE 2000
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DATA DI AGGIORNAMENTO
2006
2016
- ISCRIZIONI sul cartiglio - HANC PRAECOR QUAMREDIMISTI DEFENDAS// - a pennello - latino
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0