antifonario

codice liturgico, 1473 - 1474

Codice membranaceo; carte di guardia cartacee; 149 carte numerate e penna in alto a destra in numeri romanio a penna. Fascicolazione: 15 quinterni regolari, numerati progressivamente nella prima pagina in basso a destra. Richiami in ultima pagina del fascicolo. Specchio di scrittura: 6 righi di tetragramma alternati a sei di scrittura. Littera rotunda. Inchiostro bruno per scrittura e note. Inchiostro rosso per tetragramma e rubriche. Incipit: c. 1(Rubrica: In nomine domini Yesu Incipit communis sanctorum. In Natalitiis apostolorum Ad vesperum Ymnus) "Exultet celum laudibus Tradent enim". Explicit: c. 149v "et spiritui sancti"

  • OGGETTO codice liturgico
  • MATERIA E TECNICA pergamena/ inchiostro
  • LOCALIZZAZIONE Fiesole (FI)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il corale segnato L, comprendente il Comune dei Santi e gli offici per la festa "in dedicatione ecclesiae" e "in agenda mortuorum" si presenta unitario e completo: ha infatti l'incipit, l'explicit e il colophon. Non ci sono aggiuntr successive, ma solo alcune correzioni nel testo e nella musica. Comprende lettere filigranate di tre dimensioni diverse all'inizio delle antifone e dei responsori, alcune con fini acquerellature in verde e porporina. Solo la lettera filigranata della c. 1 presenta una decorazione a gocce d'oro simile a quella delle lettere miniate. Le filigranate più piccole racchiuse entro una cornice smerlata e perlinata, hanno una decorazione di tipo geometrico solo all'interno del campo: in alcuni casi dove lo spazio lo consente, il filigranatore traccia piccoli rametti con foglioline di gusto naturalistico. Le lettere filigranate più grandi, tutte con il corpo bicolore rifesso, presentano all'interno del campo una decorazione a tappeto, costituita da un fitto apparato geometrico che sui margini si apre in appendici a forma di rosone e in allungate code dalle quali pendono foglioline tracciate in punta di pennello con gusto naturalistico. Le iniziali a pennello sono tutte del tipo decorato con un ricco repertorio di motivi floreali. Presentano un corpo compatto di forma quadrangolare, delimitato da oro a profilo cigliato, con motivi fogliacei che si distendono in un tralcio terminante in svirgolature e gocce d'oro, lungo il margine esterno della pagina, in maniera tuttavia molto compatta. Il campo all'interno del corpo della lettera decorato da un fine rabesco in bianco, presenta foglie di acanto sole o a mazzetti, fiori con cinque petali aperti, o a bocciolo o con vistoso pistillo. In un caso è raffiguratoil motivo della melagrana e in un altro quello della palmetta. I colori preponderanti sono il rosa, il verde, l'azzurro, il giallo. Come possiamo leggere nel colophon il copista rubricatore terminò di scrivere il codice il 22 marzo 1473 (forse da leggere in stile fiorentino). Le lettere filigranate e quelle decorate possono essere considerate coeve. Presentano infatti motivi decorativi tipici degli anni Settanta del Quattrocento, che ritroviamo nei maggiori corali fiorentini di quegli anni (SS. Annunziata, S. Maria del Fiore. Badia Fiesolana etc...). Il confronto con i corali dell'Annunziata induce a indiviaduare nella cerchia del francescano Iacopo di Filippo di matteo Torelli i filigranatori. Si ritrova infatti il medesimo repertorio decorativo dei graduali B,C e D dell'Annunziata, anche se i miniatori di penna del corale francescano indulgono maggiormente in una serie di code e tralci decorativi che non troviamo nei codici dei serviti. Le iniziali miniate costituiscono un ciclo abbastanza unitario, forse dovuto ad un solo miniatore, che opera anche nel corale C del convento fiesolano. Le tipologie decorative possono essere accostate a quelle delle botteghe fiorentine, ma trovano il confronto più stringente con la decorazione di un codice ora conservato alla Biblioteca Statale di Lucca (ms. 2676) e proveniente dal convento francescano della stessa città. Possiamo individuarvi lo stesso repertorio floreale, caratterizzato da fiori a bocciolo e da corolle aperte del tipo delle primule, e la stessa gamma cromatica, fondata soprattutto sui rosa, verde e azzurro. L'identità stilistica tra il codice lucchese e i due fiesolani solleva una problematica molto interessante sulla miniatura francescana della seconda metà del Quattrocento e indica che l'artista deve essere ricercato in un ambiente vicino all'ordine. Il codice lucchese, che dal Paoli è ritenuto opera degli ultimi anni del Quattrocento, di un miniatore lucchese fiorentino, dalla Garzelli è associato al nome di Antonio di Niccolò, molto attivo a Firenze negli anni Settanta. Ad Antonio di Niccolò la studiosa attribuisce tra l'altro anche un salterio datato 1468, già in collezione privata ma proveniente dal convento di S. Francesco a Fiesole. Il codice francescano lucchese viene attribuito dalla Dalli Regoli ad un miniatore fiorentino, Antonio di Domenico, un artista legato agli ambienti francescani e dal 1484 attivo a Pisa e a Lucca, del quale si hanno numerose notizie documentarie non ricollegabili ad opere conosciute
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente religioso cattolico
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900344743-0
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Firenze e le province di Pistoia e Prato
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i beni artistici e storici delle province di Firenze, Pistoia e Prato
  • DATA DI COMPILAZIONE 1995
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2006
  • ISCRIZIONI su piatto di coperta - L - lettere capitali -
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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