apostoli e Santi

dipinto,

L'affresco ricopre tutta l'abside della chiesa ma presenta al centro una lacuna dai profili irregolari, a forma di ferro di cavallo, che continua sullo zoccolo in basso e sul lato sinistro mettendo in evidenza la sinopia del primo santo raffigurato, andato quasi completamente distrutto. La pittura continua anche nello sguancio della monofora centrale con due motivi a losanga su fondo a finto porfido

  • OGGETTO dipinto
  • AMBITO CULTURALE Ambito Fiorentino
  • LOCALIZZAZIONE Prato (PO)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Un'antica iscrizione posta sulla fascia che gira intorno agli affreschi, oggi non più leggibile ma segnalata nel 1913 dal parroco Bellandi nella scheda storica presente nell'archivio della Soprintendenza di Firenze, permette di datare al 1401 l'esecuzione della decorazione dell'abside o, con sicurezza, almeno della parte relativa allo zoccolo e alla teoria di santi. A quel tempo l'antico importante ospizio di Capezzana di cui faceva parte l'edificio aveva cessato la sua antica funzione cosicchè la chiesa, retta dal Trecento dal clero secolare, restava a testimoniare la trascorsa attività mantenendo una certa importanza nella zona. Nel sec. XVIII gli affreschi furono in parte distrutti e in parte coperti da un nuovo intonaco quando il padre Tommaso Bizzarri, che fu Rettore dal 1718 al 1757, fece istallare un nuovo altare maggiore in stile barocco addossato all'abside. Solo nei primi anni del sec. XX il padre Giovanni Nesi rimosse l'altare e riportò in luce gli affreschi che hanno subito da quel momento un veloce degrado. L'attuale restauro (non documentato dalle foto allegate) ha restituito leggibilità al ciclo e evidenziato il chiaro cromatismo delle superfici dipinte. La decorazione è organizzata in tre registri distinti: in basso uno zoccolo a finti marmi e losanghe geometriche fa da base alla teoria di santi posti sotto archetti a ogiva e recanti libri o altri oggetti loro attributi. Una fascia decorativa a motivi fitomorfi e geometrici circonda il catino dove è invece raffigurato Cristo benedicente in mandorla attorniato da quattro angeli inginocchiati. Non è quindi corretta l'identificazione del soggetto con "lo Spirito Santo scende sui dodici apostoli" segnalata dal Bellandi nella relazione del 1913 e ripresa in tutte le successive schede storiche. La perdita quasi completa delle scritte sulle cornici permette tuttavia di identificare solo pochi dei santi raffigurati. Ignota rimane anche la paternità dell'affresco. Il restauro permette di notare una qualche differenza stilistica fra i dipinti della parte inferiore più arcaici e grafici nella stilizzazione dei volti e dei panneggi e quelli del catino, di maggior qualità nella resa più plastica e naturalistica delle forme anche attraverso un denso chiaroscuro e una maggiore correttezza degli scorci. Ciò potrebbe indicare la presenza di due artisti diversi, di cui si ignora al momento l'identità, o di due differenti mani all'interno della stessa bottega e potrebbe anche prefigurare una cronologia un po' più avanzata per la parte superiore. La decorazione si colloca in quel momento di forte sviluppo che, dagli ultimi decenni del Trecento ai primi del Quattrocento, vide rinnovare la propria veste pittorica a molte chiese della campagna pratese fra cui il vicino Oratorio di S. Bartolomeo in via Cava, la Pieve di S. Pietro a Iolo e la chiesa di Galciana
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900300525-0
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i beni artistici e storici delle province di Firenze, Pistoia e Prato
  • DATA DI COMPILAZIONE 1994
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2006
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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