ultima cena

dipinto 1510 - 1514

n.p

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA intonaco staccato/ pittura a fresco
  • MISURE Altezza: 258 cm
    Larghezza: 840 cm
  • ATTRIBUZIONI Francesco Di Cristofano Detto Franciabigio (1484/ 1525)
  • ALTRE ATTRIBUZIONI Raffaellino Del Garbo (h. Ulmann, 1894)
    Giovanni Antonio Sogliani (l. Vertova, 1965)
  • LOCALIZZAZIONE Firenze (FI)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Non ricordate né dal Vasari né da alte fonti antiche, quest' "Ultima Cena" venne per la prima volta attribuita al Franciabigio ed alla sua scuola da J.A. Crowe (1866) il quale avrebbe attribuito gli altri affreschi del Cenacolo agli scolari dell'artista, in particolare al Sogliani. Solo H. Ulman (1894), non tenendo conto del monogramma "F.a B.O" dipinto su una gamba della tavola, a destra di Giuda, avrebbe avanzato il nome di Raffaellino del Garbo, ma veniva prontamente corretto da F. Hermanin (1894). L'attribuzione al Franciabigio fu pressocchè unanime fino al 1965, quando L. Vertova pubblicò tre disegni del Sogliani (Uffizi, nr. 17066-17068), già ritenuti dal Berenson (1903) come derivazioni del Sogliani dal Cenacolo di Foligno, mentre la studiosa li riteneva, invece, come studi per questo affresco. La stessa Vertova suggeriva che il monogramma sopra ricordato fosse in origine "G.a S.o" cioè quello del Sogliani, alterato nel Settecento (anche M. Baciocchi del Turco, nel 1902 riteneva moderne queste lettere), e proponeva, inoltre, di datare l'opera non molto dopo il 1510, per l'ostentata aderenza a modelli quattrocenteschi (segnatamente al Cenacolo di Foligno), o comunque prima del 1514, anno in cui il Franciabigio affrescava il Cenacolo della Calza (la data 1514, poi, visibile in un cartiglio dipinto sullo zoccolo del nostro affresco, poteva riferirsi indifferentemente sia al compimento delle pitture che al compimento della sala). Come già Crowe, anche G. Milanesi (1880) rilevava il cattivo stato di questi affreschi del Cenacolo di S. Maria di Candeli, segnalando soprattutto le diverse ridipinture che avevano subito nel tempo. Colpiti dall'alluvione del 1966, questi affreschi furono tra i primi ad essere staccati ed asciugati artificialmente e ad essere sottoposti ad un intervento di pulitura e di restauro pittorico: da questo, in particolare, si sarebbero rilevati elementi stilistici che appoggiavano, a detta di S. Mc Killop (1974), l'attribuzione al Franciabigio. In occasione di questi restauri, fu constatata la presenza, in origine, di parati architettonici che, come aveva rilevato precedentemente Luisa Vertova, dovevano servire a dare l'illusione di un loggiato ed a presentare le figure come se viste attraverso i fornici di una loggia, come già aveva fatto il Perugino nella sala capitolare dell'attiguo Cestello (oggi convento di S. Maria Maddalena de' Pazzi). Nel Settecento, tuttavia, si era voluto sostituire una concezione diversa, sostituendo dall'apparato prospettico di queste lunette una più decorativa scenografia, come se si trattasse di tele appese alla parete, tra pannelli di legno lavorato e dipinto
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900298707
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Firenze e le province di Pistoia e Prato
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della citta' di Firenze
  • DATA DI COMPILAZIONE 1989
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2010
  • ISCRIZIONI tavolo, parte inferiore - F.(ranci)a B.(igi)O - corsivo - a pennello - latino
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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