Madonna con Bambino e santi, San Pietro, profeti
Il pastorale è composto da due elementi eburnei, il riccio e il nodo esagonale, raccordati da un elemento metallico dorato. Il nodo presenta un'anima lignea rivestita da placchette dalla forma di edicole gotiche cuspidate, al di sotto delle quali sono figure di santi, identificate da iscrizioni. Il riccio, a sezione quadrangolare, si diparte dalle fauci di un drago e termina con un'altra testa di drago. Sulla voluta corre un'iscrizione tratta dal Vangelo di matteo (16, 18-19). L'estradosso del riccio è ornato da 8 girali con busti di profeti su ambo i lati: per un totale di 14 profeti, oltre a Dio Padre, posto in posizione apicale. Al centro della voluta, è la Vergine in trono con il Bambino, al cui cospetto si presenta un vescovo inginocchiato, introdotto da San Pietro, e da un santo in abiti militari, che indica il vescovo con la destra e sostiene il pastorale con la sinistra. Il bastone del vescovo è retto anche da un angelo
- OGGETTO riccio di pastorale
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MATERIA E TECNICA
avorio/ scultura
bronzo/ doratura
LEGNO
METALLO
osso/ doratura, pittura
- AMBITO CULTURALE Manifattura Veneziana
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ALTRE ATTRIBUZIONI
ambito veneto
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Musei del Bargello - Museo Nazionale del Bargello
- LOCALIZZAZIONE Palazzo del Bargello
- INDIRIZZO Via del Proconsolo 4, Firenze (FI)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Il pastorale proviene dalla chiesa metropolitana di Acerenza, dove è documentato fin dal 1626, quando era corredato di bastone metallico e custodia (cfr. Stanarolo 1883; Forenza 1937). Nel 1880, con permesso papale, fu venduto per far fronte alle spese sostenute a fronte di alcuni restauri. Acquistato dall’antiquario Alessandro Castellani, l’opera venne acquistata dallo Stato e destinata al Bargello nel 1889. Fin dal 1884 Campani lo attribuiva all’area veneta della metà del XIV secolo, posizione condivisa da Supino (1898) e da Blythe Cott (1939), che indicava la derivazione di questo riccio da modelli siculo arabi del XII-XIII secolo. Rossi, invece, lo riteneva opera della prima metà del Trecento (1891). La critica più recente ha confermato una datazione alla seconda meta del Trecento: il pastorale può essere inserito in una serie di manufatti affini per composizione, croma vivace, carattere architettonico degli elementi decorativi (Chiesi in Ciseri 2018, p. 276). Esso può essere confrontato con il pastorale Aldobrandini del Victoria and Albert Museum di Londra (inv. A.547-1910), con un riccio dell’Ermitage di Pietroburgo; con un esemplare del Walters Art Museum di Baltimora (inv. 71.484; 1350-1375) e con uno del Kunsthistorisches Museum di Vienna, riferito ad area veneta dell’ultimo terzo del Trecento da Tomasi (inv. KK8785). A questo gruppo, vanno ricondotte anche due placchette dei Musei Vaticani (invv. 64622, 64620); una placchetta del Museo de Cluny (inv. Cl. 15921) e un frammento di pastorale del Louvre (inv. OA 2767). Il pastorale del Bargello, secondo Chiesi, è da riferirsi all’area veneta per le affinità con un trittico eburneo già in collezione Cini o con alcuni rilievi del cosiddetto gruppo di Innes (Chiesi in Ciseri 2018, p. 277). All’ambito veneto rimandano le volute fogliacee con busti di profeti, elemento che si ritrova nel portale maggiore di San Lorenzo a Vicenza; ma anche nelle carpenterie, negli estradossi delle arche sepolcrali della seconda metà del Trecento (Ivi). Secondo la studiosa, la figura della Vergine, dall’alta fronte e il mento appuntito, può inoltre essere avvicinato alle figure dello scomparto centrale del Polittico Lion di Lorenzo Veneziano (Venezia, Gallerie dell’Accademia, 1357; Ivi, p. 278). Il manufatto è stato oggetto un discreto interesse critico, ricevendo più proposte interpretative. Una lettura iconografica legata al territorio d’origine ha suggerito di identificare al centro del riccio il vescovo Bisanzio Morelli presentato alla Vergine da papa Urbano VI, qui simboleggiato da Pietro, e da Carlo III di Durazzo, in abiti da cavaliere. Urbano VI, prima di salire sul soglio pontificio, era stato arcivescovo di Acerenza e Matera, sotto il nome di Bartolomeo Prignano, e il pastorale sarebbe stato commissionato da lui o da un suo successore. Questa lettura è stata respinta dalla critica più recente, considerato che il vescovo Bisanzio era di osservanza avignonese (Ivi, p. 276). Se Derosa ne confermava la committenza papale, Tomasi ha ipotizzato che il pastorale sia da riferire a Pietro Giovanni de Barbaralli, arcivescovo di Acerenza e Matera tra il 1392-1395m (1999). Anche la proposta di Gaborit-Chopin, di riconoscere nel vescovo Pietro VII di Monte Caevoso, in carica tra il 1334 e il 1343, è stata respinta dalla critica
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Stato
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900286916
- NUMERO D'INVENTARIO Bargello Avori 13
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA I Musei del Bargello - Museo Nazionale del Bargello
- ENTE SCHEDATORE I Musei del Bargello - Museo Nazionale del Bargello
- DATA DI COMPILAZIONE 1990
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DATA DI AGGIORNAMENTO
2005
2006
2022
- ISCRIZIONI sulla voluta, in continuità tra i due lati - TU ES PETRI E SUPER ANCC PETRA EDIFICABO ECLESIA MEA EGO TIBI/ DA[BO] [C]LAVE REGNOM CELORUM QVECONQVE SVPER TERAM - onciale - a pennello -
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0