Mosè sottoposto alla prova del fuoco
dipinto
1505 - 1505
Barbarelli Giorgio Detto Giorgione (1477-1478/ 1510)
1477-1478/ 1510
Personaggi: Mosè. Figure: neonato; faraone; figlia del faraone; guerriero;dignitari; astanti; contadino; soldato. Abbigliamento: all'antica; contemporaneo. Architetture: castello; palazzo; case; borgo. Paesaggi: radura; colline; pianura; fiume; strada; montagne; nuvole. Oggetti: trono; vassoi; vanga; scudo. Vegetali: alberi; arbusti
- OGGETTO dipinto
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MATERIA E TECNICA
tavola/ pittura a olio
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MISURE
Altezza: 89 cm
Larghezza: 72 cm
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ATTRIBUZIONI
Barbarelli Giorgio Detto Giorgione (1477-1478/ 1510)
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ALTRE ATTRIBUZIONI
Giorgione E Aiuti
Giorgione/ Campagnola
Giorgione/ Maestro Ferrarese
Anonimo
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Galleria degli Uffizi
- LOCALIZZAZIONE Palazzo degli Uffizi
- INDIRIZZO Piazzale degli Uffizi, 6, Firenze (FI)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Il dipinto raffigura un episodio della vita di Mosè riferito dalla Bibbia versificata di Geoffroy de Paris ed Herman de Valenciennes, in cui il futuro patriarca, quasi ancora un neonato, adottato dalla figlia del Faraone, viene sottoposto alla prova del fuoco perché si chiarisse con quale intenzione, per gioco, egli aveva fatto cadere la corona dalla testa del Faraone. Alla presenza del Faraone Mosè si pone in bocca un carbone ardente, rimanendo così balbuziente per sempre, ma dimostrando anche la sua completa innocenza. Con questo soggetto il Giorgione si pone in riferimento al tempo della Sapienza nell'accezione più strettamente biblica: la sapienza è la virtù per eccellenza (Ecclesiastico, 1-4) e delle sue lodi è intessuta la Bibbia che comprende ben sette libri sapienziali. Nell'infante Mosè, che si mette i carboni ardenti in bocca per ingannare il faraone, si manifesta la sapienza divina, di natura etico-religiosa. Già nel 1692 il dipinto, assieme al suo pendant (Il Giudizio di Salomone, NCTN 00286722), risulta elencato tra i beni artistici della Granduchessa di Toscana nella villa di Poggio imperiale; passava poi agli Uffizi nel 1795 con l'attribuzione a Giovanni Bellini. Solo nel 1861 il Cavalcaselle assegna entrambi i dipinti al Giorgione. La critica successiva ha soprattutto dibattuto il problema delle collaborazioni: è infatti opinione diffusa che l'impianto generale sia stato ideato ed eseguito dal Giorgione, mentre problematico risulta il discorso sulle figure per le quali il Fiocco (1941) avanza il nome del Campagnola; secondo il Longhi (1946) molti dei personaggi si devono ad un ignoto collaboratore ferrarese tra Ercole (De Robertis) e il Mazzolino. Anche il Morassi (1942) pensa ad un aiuto, identificandolo nel Catena, ipotesi interessante, poichè i rapporti tra i due artisti dovevano essere piuttosto stretti, come si rileva dalla scritta sul retro nel "Ritratto di giovane donna (Laura)" conservato al Kunsthistorisches Museum di Vienna. Attualmente la critica è comunque concorde nel riconoscere che si tratti di una delle prime opere del Giorgione, di straordinaria bellezza e sostanzialmente "unitaria", e che le differenze stilistiche rilevate tra le varie figure siano da ascrivere a restauri, piuttosto che a collaboratori (P. Zampetti, 1978). La figura femminile che guarda verso l'esterno, ad esempio, sembra un preludio alla "Giuditta" di Leningrado, mentre tutte le altre corrispondono all'ideale tipologia del maestro
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Stato
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900286684
- NUMERO D'INVENTARIO Inv. 1890, 945
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Le Gallerie degli Uffizi
- ENTE SCHEDATORE Le Gallerie degli Uffizi
- DATA DI COMPILAZIONE 1989
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DATA DI AGGIORNAMENTO
2024
2006
2015
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0