beato Pietro Petroni

dipinto, post 1614 - ante 1616

n.p

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA tela/ pittura a olio
  • ATTRIBUZIONI Manetti Rutilio (attribuito): pittore
  • LOCALIZZAZIONE Firenze (FI)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Sebbene già ricordata dal Baldinucci, dal Moreni, dalla "Guida" e dal Bacchi come opera di Rutilio Manetti, la tela è stata espunta dal catalogo dell'artista dal Brandi che vi vede solo una "generica parentela di una comune discendenza caravaggesca e di una approssimativa contemporaneità". Il Longhi ha proposto il nome di Francesco Rustici, seguito dal Bellosi. La tela è stata restituita al Manetti dal Del Bravo sulla base di documenti di archivio trascritti da lui. Da questi si ricava che il pittore ricevette un primo pagamento il 20 novembre1613, mentre il saldo della pittura di questo dipinto e di quello del beato Stefano Maconi venne effettuato il 12 febbraio 1614 dalla Certosa di maggiano, presso Siena, per incarico del monastero fiorentino. Le due tele, collocate originariamente nel capitolo dei monaci, dove le descrivono sia il Baldinucci che il Moreni, furono sottratte asl monastero in occasione delle soppressioni napoleoniche del 1810 e portate all'Accademia delle Belle Arti di Firenze. Restituite alla Certosa nel 1816, furono collocate nel Colloquio dei conversi. Qui sono, infatti, ricordate nel 1861 dalla "Guida". L'anno dopo il beato Petroni fu portato nel Coro dei Conversi, mentr eil beato Manconi mantenne la precedente collocazione. Tale sistemazione fu tenuta fino al 1930 (Bacchi). I due dipinti fanno parte di una serie composta di sei quadri, attribuibili al Manetti, raffiguranti beati certosini. possono ritenersi create a coppie. Il beato Petroni e il beato Maconi sono infatti rappresentati in pose assai simili: in piedi di fronte al tavolo da lavoro. L'impostazione in primo piano, l'immobilità e la monumentalità delle figur econferiscono un senso iconico alle immagini che ha fatto pensare ad una diretta ispirazione da parte del Manetti alle opere del Cesi che si trovavano nella Certosa di Maggiano. Gli anni in cui aono stati eseguiti sono molto importanti per l'artista che, avvertendo l'insufficienza della sua ptrima formazione senese basata sulla lezione di federico Barocci, di Francesco Vanni e Ventura Salimbeni, comincia ad essere interessato a una rappresentazione più naturale di tipo caravaggesco. A dun vero e proprio caravaggismo egli perverrà gradualmente alla fine del secondo decennio del Seicento, anche attraverso la pittura a macchia del Guercino. Il beato Petroni fa emergere di quanto sia forte il suo interesse per la lucida resa degli oggetti e delle figure
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900228465
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Firenze e le province di Pistoia e Prato
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della citta' di Firenze
  • DATA DI COMPILAZIONE 1991
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2009
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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