beato Dionisio di Rijkel

dipinto, post 1614 - ante 1616

n.p

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA tela/ pittura a olio
  • ATTRIBUZIONI Manetti Rutilio (attribuito): pittore
  • LOCALIZZAZIONE Firenze (FI)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Sebbene già ricordata dal Baldinucci, dal Moreni, dalla "Guida" e dal Bacchi come opera di Rutilio Manetti, la tela è stata espunta dal catalogo dell'artista dal Brandi che vi vede solo una "generica parentela di una comune discendenza caravaggesca e di una approssimativa contemporaneità".Secondo lo studioso per questo dipinto sarebbe appropriato per questo dipinto il nome di Giovanni da San Giovanni, che le antiche fonti propongono pe run quadro con un certosino che fugge il demonio e che il Brandi confonde con questo. Il Longhi ha proposto il nome di Francesco Rustici, seguito dal Bellosi. La tela non è stata considerata del Manetti neppure dal Del Bravo, che pure accetta l'attribuzione al pittore senese degli altri quadri presenti alla certosa. L'antica assegnazione al Manetti è stata riproposta dal Bagnoli, ma successivamente il Leoncini ha avanzato più cautamente l'ipotesi che l'autore sia un seguace dell'artista senese. Sebbene vi siano delle parti poco convincebti, notate anche dal Leoncini, come la mancanza di un certo agio spaziale, non mi pare che ciò possa essere sufficiente per escludere la paternità del Manetti. L'interpretazione del fatto, la semplice ma essenziale costruzione della scena col beato in primo piano, illuminato da unaluce che gioca sulla sua tunica creando decisi effetti di chiaro scuro, sono dei caratteri peculiari che troviamo anche in altre tele raffiguranti certosini che si trovano nel coro della Certosa e che sono ormai da tempo riconosciuti opera del Manetti (cfr. foto 348298, 348332,348336, 348339, 348342). Si confronti in particolare la testa del beato Dionigi con quella del beato Stefano Maconi. Si può notare uno stesso gusto di immergere il viso nell'ombra creando delle grandi macchie scure sugli occhi e sotto gli zigomi e un simile modo di delineare il naso colpito dalla luce. Anche le mani realisticamente rese possono essere paragonate a quelle del beato Petroni. Il Bagnoli vedendo in questo dipinto e nel suo pendant con beato Domenico dal Pozzo una diretta ispirazione alla pittura di Bartolomeo Cesi, che si può notare anche in altre opere databili al 1614 -1616, pensa che il quadro sia stato commissionato subito dopo quello raffigurante la Santa Margherita, per la quale il Manetti viene pagato nel 1615. Sotto il dipinto vi era una volta un'iscrizione in distici latini, trascritta dal Moreni, che spiegava il soggetto
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900228464
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Firenze e le province di Pistoia e Prato
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della citta' di Firenze
  • DATA DI COMPILAZIONE 1991
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2009
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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