lapidazione di Santo Stefano
dipinto murale,
post 1610 - ante 1612
Massari Lucio (1569/ 1633)
1569/ 1633
n.p
- OGGETTO dipinto murale
-
ATTRIBUZIONI
Massari Lucio (1569/ 1633): pittore
- LOCALIZZAZIONE Firenze (FI)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Lucio Massari fu incaricato dai certosini di portare a compimento la Cappella delle Reliquie, la cui decorazione, iniziata nel 1597, fu lasciata incompiuta dal Poccetti che affrescò la volta e la parte alta delle pareti. Tutto il resto fu fatto dal pittore bolognese che, come ricorda il Malvasia eseguì "molte cose nella Certosa di Fiorenza, ove si trattenne gran tempo, passandosi ad abitare colla famiglia ed ottenendosi una figlia" ( in Felsina Pittrice, Bologna 1678, ed. 1841, vol.I, p. 393). Il soggiorno del Massari al Galluzzo, ricordato anche dal Baldinucci (Notizie dei professori del disegno da Cimabue in qua, Firenze, 1681-1728, ed. 1845- 47, vol. III 1846, p.314) è stato posto dal Volpe dopo il viaggio a Roma, avvenuto intorno al 1610. Il compimento della cappella. purtroppo non documentato dalle fonti archivistiche per la mancanza dei manoscritti relativi agli anni 1611-1612, fu con tutta probabilità realizzato dal Massari solo dopo la morte del Poccetti e cioè nel 1612 (Leoncini, 1982). Gliaffreschi della parte bassa delle pareti, non menzionati dal Moreni, sono attribuiti per la prima volta all'artista bolognese dall'autore della Guida della Venerabile Certosa..del 1861, che non gli assegna però i quattro santi delle edicole. Sulle pitture del Massari nella cappella delle Reliquie a lungo si è soffermato il Volpe che vi vede un immediato riflesso del viaggio romano. Vi è infatti una consapevole rielaborazione del "rotondo eloquio di annibale nella volta farnesiana" e della "lucidità compositiva del Domenichino" delle pitture di Grottaferrata. (Volpe, 1955, p.12). Se agli affreschi del Carracci in palazzo Farnese si ispira, per l'idea di inserire le scenedei martiri in cornici dipinte ottenendo così l'illusionistico effetto di quadri riportati appesi alle paretiche completano la finta architettura, dal Zampieri riprende "certi brani di stretta fedeltà fisionomica", "le pause calmissime fra i gruppi figurali"la chiarezza compositiva e i limpidi rapporti proporzionali tra figure ed architetture. Nonostantel 'evidente suggestione dei capolavori romani dei suoi colleghi bolognesi, queste scene sono interpretate in modo molto personale e consono alla meditata e pacata religiosità certosina.(Leoncini, 1982).L'artista, infatti, conferisce alle sue raffigurazioni un aspetto assai iconico che rallenta i ritmi dell'azione e blocca le immagini in un chiaro lume naturale offrendole alla contemplazione dei monaci. Del martirio di Santo Stefano il Volpe scrive che, nonostante i suoi concittadini avesse già molte volte ritratto quella scena, il Massari di quelle versioni recupera il motivo dellascena portata fuori dalla città: "Massari ottunde i suoi moti,frena il campo dell'azione su un primo piano, di precetto astrattivo, dove si esprime un sentimento di calma e paga serenità"(Volpe 1955)
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
-
CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Stato
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900228458
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Firenze e le province di Pistoia e Prato
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della citta' di Firenze
- DATA DI COMPILAZIONE 1991
-
DATA DI AGGIORNAMENTO
2009
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0