scultura di Pampaloni, Luigi (XIX)

scultura 1827 - 1827

Modello in gesso di statua maschile

  • OGGETTO scultura
  • MATERIA E TECNICA GESSO
  • ATTRIBUZIONI Pampaloni Luigi (1791/ 1847)
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Galleria dell'Accademia di Firenze
  • LOCALIZZAZIONE Monastero di S. Niccolò di Cafaggio (ex)
  • INDIRIZZO Via Ricasoli, 58/60, Firenze (FI)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Modello formato in gesso, di statua maschile, minore del vero e del marmo successivo. Seduto, in abito del tempo tiene con la mano destra una tavola ove è delineata la pianta si S.Maria del Fiore. Nella sinistra il Decreto per l'erezione della stessa. Il Marmo (alt. 366) fu collocato nella nicchia dell'edificio realizzato per il Clero in piazza Duomo, l'8 giugno 1830 (cfr. scheda). Il gesso fu realizzato, nello studio di via Palazzolo, angolo via dell'Albero, in modesta misura per problemi di spazio. Vista dal Thorwaldsen, questi ne rimase entusiasta tanto da invitare il Benvenuti a considerare il Pampaloni come artista. Il Granduca stesso si mosse quindi a visitare lo studio e lo scultore si affermò definitivamente con l'elezione a Socio Professore della R. Accademia di Firenze nel 1830. le sembianze di Arnolfo furono tratte da quelle, ritenute appunto di Arnolfo, nelle "esequie di S. Francesco dipinte da Giotto in S.Croce" (MISSIRINI 1833). I contemporanei, oltre ad ammirare la capacità di aver saputo rendere l'indole del personaggio (Pontani), sottolineavano la posizione seduta dell'architetto, in atto "di notare lo stato di riposo dopo azioni grandi e generose" (Melchioni). Numerose furono le composizioni ispirate a questa statua e a quella di Brunelleschi, sempre del Pampaloni (cfr. scheda 0900224510), numerose le incisioni dei monumenti, e vari gli articoli su riviste straniere (la Gazzetta "Temps", "Galignani 5", "A Messanger", "Moniteur") alle quali risponde per alcune correzioni critiche la Gazzetta di Firenze n.111 del 16 settembre 1830. Derivata dall'impostazione pampaloniana, mi pare la statua in marmo eseguita da Emilio Demi per la biblioteca di Livorno, (F.MOSE', in 2L'Arte italiana", 1837, pp. 61-52, tav. XXVII). Il gesso appartiene con quello di Arnolfo al primo nucleo di modelli del Pampaloni acquistati dalle gallerie direttamente dalla vedova dello scultore. La signora li aveva già offerti in vendita nel 1867 all'Accademia di Belle Arti che rispose allora con dubbi motivati da problemi di spazio (A.A. Belle Arti, filza 1867, n. 16 e lettera del 4 e 12 IV). Successivamente tramite e Vincenzo Consoni e valutazione del Duprè per l. 1000 ciascuno, i gessi vennero acquistati dalla Galleria; entrambi per solo 800 lire. Furono allora esposti nel 1883 presso lo Stabile di Foligno. Da qui passarono nella vecchia cucina di San Salvi forse fin dal 1886 quando furono trasferiti molti gessi; manca, tuttavia, un elenco analitico dei pezzi trasportati. (cfr. A.Gallerie Firenze, Affari, 1882, filza D, pos. 1; 1883, filza F, pos. 7; 1884, filza F, pos. 7 inserto 1/ 1886 cartella D, pos. 7,1. Cfr. anche S. Pinto- E.Spalletti, Lorenzo Bartolini, Firenze, 1977, pp. 15-18). Nel 1966 il gesso fu, con altri, alluvionato
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900224511
  • NUMERO D'INVENTARIO 1230
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Galleria dell'Accademia di Firenze
  • ENTE SCHEDATORE Galleria dell'Accademia di Firenze
  • ISCRIZIONI retro - Luigi Pampaloni fece nell'anno 1827 -
  • DOCUMENTAZIONE ALLEGATA scheda cartacea (1)
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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