Cristo crocifisso
croce dipinta
ca 1285 - ca 1290
Tavola sagomata a forma di croce
- OGGETTO croce dipinta
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MATERIA E TECNICA
tavola/ pittura a tempera/ doratura a foglia
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MISURE
Altezza: 296 cm
Larghezza: 197 cm
- AMBITO CULTURALE Ambito Fiorentino
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ALTRE ATTRIBUZIONI
Duccio Di Buoninsegna
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Galleria dell'Accademia
- LOCALIZZAZIONE Monastero di S. Niccolò di Cafaggio (ex)
- INDIRIZZO Via Ricasoli, 58/60, Firenze (FI)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Nel 1863 la Croce è ricordata a Varlungo nel monastero delle monache vallombrosane dello Spirito Sante, trasferitesi dopo la soppressione del convento omonimo sulla Costa, da parte del governo italiano. E' dunque possibile che la croce abbia avuto la sua collocazione originaria nella chiesa dello Spirito Santo sulla Costa San Giorgio, dove una croce dipinta è citata dallo stesso Ghiberti e dall'Anonimo Magliabechiano agli inizi del Cinquecento. Nel 1893 fu ceduto alle Gallerie Fiorentine e dal 1902 lo troviamo depositato, fino al 1956, nella sagrestia della chiesa di S. Maria del Carmine. Per una attenta disamina della storia critica del dipinto si rimanda all'ottima scheda di Sonia Chiodo nel catalogo dell'Accademia (2003): il dibattito si è incentrato soprattutto sulla prevalenza di caratteri fiorentini o senesi nel dipinto. Innegabile e riconosciuta dall'universalità della critica la ripresa della Croce francescana di Cimabue, ma nello stesso tempo la vicinanza al naturalismo, alla morbidezza di modellato della pittura di Duccio di Buoninsegna, soprattutto nella fase della Maestà Rucellai. Si tratta quindi di un artista aggiornato sulla pittura del nono decennio del Duecento. Dopo le oscillanti attribuzioni tra l'ambito di Cimabue e quello di Duccio di tutto il Novecento, sulla base di queste considerazioni, ricordiamo le posizioni più recenti della critica, in particolare il Boskovits che considera una coerenza stilistica nella croce dell'Accademia, nella Croce di Santo Stefano a Paterno, e in quella del Museo Fogg di Cambridge, nella Madonna di San Remigio a Firenze e nella lunetta a mosaico nella controfacciata del Duomo di Firenze. La citazione della lunetta del Duomo tra le opere di Gaddo Gaddi, fatta dal Vasari permetterebbe anche una possibile identificazione anagrafica dell'artista. Il Bellosi, pur vedendo queste opere tutte legate al medesimo ambito culturale sviluppatosi intorno al Cimabue e alla presenza fiorentina di Duccio, distingue l'esecutore della Croce dell'Accademia da quello della croce di Paterno e della Madonna di San Remigio, escludendo per entrambi l'identificazione con Gaddo Gaddi, al quale spetterebbero la lunetta del Duomo e i mosaici con storie di Gesù e del Battista nel Battistero. La Chiodo, conferma le strettissime analogie presenti tra la croce dell'Accademia e quella di Paterno, notando che si tratta di opere di un artista aggiornato su Cimabue eDuccio intorno alla metà del nono decennio; ma sembra nutrire dei dubbi circa l'identificazione con l'esecutore della Lunetta del Duomo, pur rilevando la possibilità che essa rappresenti una fase più matura dello stesso artista della croce dell'Accedemia
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Stato
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900191327
- NUMERO D'INVENTARIO Inv. 1890, 345
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Galleria dell'Accademia di Firenze
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della citta' di Firenze
- DATA DI COMPILAZIONE 1986
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DATA DI AGGIORNAMENTO
2005
2006
- ISCRIZIONI sul cartiglio in alto - HIC EST IH(ESUS) NAZARENUS REX IUDEORUM - caratteri gotici - a pennello - latino
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0