altare di Graziani Benedetto detto Benedetto da Rovezzano (primo quarto, metà sec. XVI, sec. XVI)

altare, 1552 - 1552

Basamento; mensa semicolonne decorate, capitelli compositi, vele figurate; arco a tutto sesto su pilastri decorati; sottarco a lacunari; architrave e timpano triangolare. Decorazioni a motivi vegetali, a grottesche, a figure

  • OGGETTO altare
  • MATERIA E TECNICA marmo bianco/ scultura
  • ATTRIBUZIONI Graziani Benedetto Detto Benedetto Da Rovezzano (1474/ 1552): esecuzione di parte dell'opera
  • LOCALIZZAZIONE Firenze (FI)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE L'altare si compone di alcune parti del progettato monumento a S. Giovanni Gualberto, commissionato a Benedetto da Rovezzano nel 1505 dal Generale dell'Ordine Vallombrosano, Biagio Milanesi. Il lavoro impegnò Benedetto, insieme a molti collaboratori, per per circa otto anni, ma fu interrotto per l'esilio del Milanesi ordinato da papa Leone X. Il monumento, prossimo alla fine, non fu però mai composto. I marmi, scolpiti da Benedetto nei pressi di S. Salvi, dovevano essere stati molto ammirati, se le fonti non esagerano quando ricordano lo stupore di Firenze (Vasari). Le sculture restarono così abbandonate nelle stanze del Guarlone e qui, nel 1530, vandalicamente deturpate dai soldati durante l'aasedio di Firenze. I marmi più devastati furono venduti per poco prezzo (Vasari), alcuni acquistati nel 1562 dall'Opera del Duomo, che ne rivendette 4 con storie al Gran Principe Ferdinando dei Medici. Gli uni da Pitti (1796) e gli altri dall'Opera (1823) passarono agli Uffizi e di qui al Bargello intorno al 1865 e a S. Salvi intorno al 1930, essendo fallito un temtativo del primo Novecento, caldeggiato dal Tarani, di ricostruzione del complesso in S. Trinita. I marmi che avevano subito minor danno nell'assedio furono via via riutilizzati dai vallombrosani in altri monumenti: nel nostro altare in S. Trinita, nella cappella di S. Giovanni Gualberto nella Badia di passignano, nel tabernacolo delle reliquie nella cappella del Sacramento di S. Michele a S. Salvi e, sempre qui, nell'altare Fanfani. Nel 1552 i vallombrosani concessero a Ranieri di Andrea Sernigi alcuni elementi del monumento per onorare la tomba di famiglia in S. Trinita. Perciò il nostro altare è frutto del riadattamento della pobabile parte centrale del monumento, destinata a contenere l'arca, che i Sernigi dedicarino a S. Dionigi e collocarono in fondo alla chiesa da dove venne traslocato nel 1888 alla cappella Ardinghelli
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente religioso cattolico
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900189868
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Firenze e le province di Pistoia e Prato
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della citta' di Firenze
  • DATA DI COMPILAZIONE 1986
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 1988
  • ISCRIZIONI sulla cartella del basamento - HOC SACELLUM A MAIORIBUS GENTIS/ SERNIGIAE DIVO DIONISIO DEDICATUM/ RAINERIUS SERNIGIUS ANDREAE F(ILIUS)./ IN MELIOREM FACIEM REFICIENDUM/ ORNANDUMQ(UE). CURAVIT AN(NO). D(OMINI). MDLII - lettere capitali -
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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