Santi

vetrata, post 1394 - ca 1395
Gaddi Agnolo (attribuito)
notizie dal 1369/ 1396

Vetrata cuspidata divisa in quattro registri e composta da venti pannelli

  • OGGETTO vetrata
  • MATERIA E TECNICA vetro/ piombatura/ pittura
  • MISURE Altezza: 900 cm
    Larghezza: 190 cm
  • ATTRIBUZIONI Gaddi Agnolo (attribuito): disegnatore
    Antonio Da Pisa (attribuito): esecutore
  • LOCALIZZAZIONE Firenze (FI)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE La finestra fu commissionata dapprima 15 giugno 1394, a Niccolò di Piero Tedesco (Poggi, 1909, doc.455) che nei mesi successivi ricevette vari acconti per le vetrate allogategli (Poggi, 1909, docc.457, 459; il plurale usato in questi documenti fa supporre una prima committenza dello stesso Niccolò anche dell’altra vetrata del fianco sinistro, poi affidata ed eseguita da Leonardo di Simone). Durante il 1395 il maestro vetraio fu sollecitato più volte (Poggi, 1909, docc.465, 467, 471), ma certo egli disattese al suo impegno, poiché nel luglio si parla di un Piero di Niccolò Tedesco (forse il figlio) in riferimento alla vetrata in esame (Poggi, 1909, doc.472; la finestra a fianco nel frattempo era stata allogata a Leonardo di Simone, vd. Poggi, 1909, doc.470). Il 15 ottobre si pagavano altri maestri vetrai per il lavoro di alcune giornate (Poggi, 1909, doc.476), ma il 29 si fa di nuovo riferimento ad un unico maestro (Poggi, 1909, doc.477): probabilmente si trattava già di Antonio da Pisa, citato per la prima volta quale esecutore della vetrata in un documento del 23 dicembre 1395 (Poggi, 1909, doc.480) in cui si è specificato che si era al compimento dell’opera, realizzata su disegno di Agnolo Gaddi, e terminata sicuramente il 30 dello stesso mese quando se ne pagava la misurazione (Poggi, 1909, doc.482). Lo sguancio della finestra fu dipinto da Mariotto di Nardo (Poggi, 1909, doc.479, 483). Piccoli interventi di restauro dono documentati fin dagli inizi del ‘400; nell’agosto 1406 si deliberava di risarcire le finestre del fianco sinistro (Poggi, 1909, doc.491) ed il lavoro fu affidato a Niccolò di Piero che vi attese fino al 1415 (Poggi, 1909, doc.493-500). Altri restauri alle “finestre di Chiesa che erano rotte” fecero Francesco di Giovanni e Bernardo di Francesco tra il 1418 ed il 1429 (Poggi, 1909, docc.501-505) e nel 1442 Angiolo di Lippo si occupò espressamente della vetrata in esame (Poggi, 1909, docc.507-511). Le quattro vetrate della navate sono state oggetto di scarsa attenzione da parte della critica che in genere si è limitata ad un breve giudizio complessivo su di esse e solo in questo caso si è occupata più dettagliatamente del problema. H. Semper, nel 1982, pubblicava il documento in cui è nominato Antonio da Pisa riferendolo, però, non a questa vetrata, ma alla seconda del fianco meridionale (Semper, 1872, pp.20,21, 25, 28) e fu il Thode (1885, p.547) il primo a collegare il maestro vetraio attivo in Duomo con l’autore del trattato sulle vetrate artistiche (conservato alla Biblioteca Civica di Assisi) già edito a cura di G.Fratini (1882) e ripubblicato poi dal Bruck (1902); anche il Thode attribuì ad Antonio la seconda vetrata del fianco destro, benché osservasse come la data 1394 che egli vi leggeva (senza accorgersi tuttavia della firma di Leonardo di Simone) non concordava col dato documento. Nel 1909 il Poggi pubblicò tutti i documenti relativi alle vetrate del Duomo, ma nel suo pur esatto commento riguardante le finestre delle navi non si cura di notificare le opinioni precedenti né fa alcun accenno alla presenza di iscrizioni (Poggi, 1909, pp.LXXVIII-LXXX). Il problema non venne chiarito dal Crispolti (1937, pp.404, 407, 408) e neppure dalla Von Straelen che tenta tuttavia un’analisi più approfondita dei dati stilistici e delle personalità dei maestri vetrai; la studiosa riprendendo il Poggi (Von Straelen, 1938, pp.50-51), attribuisce giustamente questa vetrata ad Antonio da Pisa, cui, però, secondo lei si dovrebbe assegnare anche la seconda finestra del lato destro (dice infatti che è firmata da Antonio da Pisa e datata 1395) eseguita invece nel ’94 da Leonardo di Simone. Osserva inoltre che il pronunciato carattere decorativo della vetrata danneggiata la chiarezza della rappresentazione e si deve probabilmente all’influsso della prima committenza. Abbastanza negativo il breve giudizio del Toesca (che attribuisce ancora ad ANTONIO la seconda vetrata di destra): i disegni di Agnolo non furono ben tradotti dai maestri vetrai che “sparsero sulle figure fiorami e ornati così vivi di colore e tanto monotoni che tutto ne riesce confuso” (Toesca, 1951, p.812, n.87). S.Pezzella ha curato, nel 1976, una nuova edizione del trattato di Antonio, osservando tra l’altro come questa vetrata del Duomo rappresenti l’unica opera sicuramente documentata al maestro pisano (1976, p.15). Il riepilogo ed il chiarimento dei vari problemi riguardanti l’opera in esame si deve a Marchini, in base ad un’attenta lettura dei documenti e delle iscrizioni ancora esistenti (Marchini, 1976, pp.7-9); in particolare, lo studioso in questa vetrata nota un colorito diverso da quello delle altre tre finestre, più brillante e vivace, e con una certa percentuale di vetro bianco (anche se non si arriva ad 1/3) come raccomandato dallo stesso Antonio da Pisa nel suo trattato (Marchini, 1976, p.10).----SEGUE IN ANNOTAZIONI----
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA detenzione persona giuridica senza scopo di lucro
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900188101
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Firenze e le province di Pistoia e Prato
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della citta' di Firenze
  • DATA DI COMPILAZIONE 1983
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 1989
  • ISCRIZIONI zona centrale, sotto la figura a destra - (...) ES (...) - Antonio da Pisa - caratteri gotici -
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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