crocifissione di Cristo

dipinto, ca 1420 - 1420

La tavoletta rappresenta la scena della Crocifissione secondo l'iconografia tradizionale, saturando lo spazio di figure in pose diversificate, con un'accentuata e vivace ricerca fisiognomica. Nonostante lo stato precario della tavola, risultano ancora evidenti le aureole in oro graffito e la preziosità dei dettagli, oltre ad una resa miniaturistica delle figure e dei particolari. Bellissimo il brano con la figura del ladrone a destra, nei pressi del quali due diavoli ingaggiano una vivace battaglia per rubargli l'anima, in una simbologia ancora medievaleggiante. Anche le armature degli armigeri esibiscono una spiccata varietà di foggia, con il ricorrere di inserti di gusto orientaleggiante e con preziosi dettagli in oro. Notevole anche l'espressività dei singoli personaggi e della sena tutta, scandita simmetricamente dalle tre croci e dalle lance dei centurioni, sebbene poi i vari gruppi di astanti si dispongono con una certa libertà. Finissima la resa cromatica, con delicati colori pastello lumeggiati ad oro

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA tavola/ pittura a tempera/ doratura
  • ATTRIBUZIONI Gregorio Di Cecco Di Luca (notizie 1389-1423)
  • LOCALIZZAZIONE Siena (SI)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE J. Pope-Hennessy, (1937) parla di un piccolo pannello con una crocifissione custodito nel museo dell'opera del duomo, affermando che non si tratta di opera di Giovanni di Paolo, ma osservando che fu al centro di un vivace dibattito attributivo; il Pope-Hennessy si riferisce al Van Marle, che considerava la tavoletta una creazione di un allievo del Fei operante approssimativamente alla maniera di Giovanni di Paolo; tuttavia per il Pope-Hennessy l'opera sarebbe manifestamente di un allievo di Taddeo di Bartolo, dipinto probabilmente verso il 1420 o all'incirca in quegli anni, prima della morte del maestro. Per alcuni versi esso mostrerebbe alcune connessioni con il pannello centrale della predella del polittico Pecci. Del resto, lo stesso Pope-Hennessy cita l'attribuzione ad un allievo di Taddeo effettuata già dal Romea nel n. 72 di "Rassegna d'Arte Senese" del 1926. Nel 1930, il Berenson affermava, invece, trattarsi di un dipinto di Gualtieri di Giovanni. Tale ipotesi è abbracciata anche dal Brandi (1947) che fa anche il nome di Giovanni di Bindino; lo studioso si riferisce, infatti, alla vicinanza stilistica dell'opera con le storie di Maria affrescate nella cappella maggiore della sagrestia del Duomo da Gualtieri di Giovanni tra il 1409 ed il 1412. E sempre il Brandi sostiene che l'opera sia stata impiegata come modello per il polittico Pecci del 1426. L'opera, comunque, secondo lo studioso: «rappresenta bene il momento della pittura senese, che coglieva ai suoi inizi Giovanni di Paolo, [.] aiutando ad allargare la primissima formazione dell'artista dal retro bottega di Taddeo di Bartolo a quelli circostanti [.]» (Brandi 1947 p. 6). Il Carli, invece, cita l'opera come conservata nel Museo dell'Opera del Duomo fin dalla guida del 1946 fornendo una dettagliata ricostruzione del percorso attributivo e ricordando anche il giudizio di Alberto Graziani che aveva fatto riferimento anche a Gregorio di Cecco di Luca. Comunque, alla data del 1946 il Carli definisce la tavoletta come opera di un pittore senese del 1412-20 circa. Resta incerto il giudizio anche negli anni successivi e nelle guide del 1976 e del 1989, sempre con un riferimento a Gregorio di Cecco di Luca e alla data del 1420. Bellosi (1982) attribuisce la tavola a Gregorio di Cecco ritenendola la parte centrale di una predella di chi facevano parte anche lo "Sposalizio della Vergine" di Londra e la "Nascita della Vergine" della Pinacoteca Vaticana. L'esauriente sceda dello studioso conferma l'alta qualità del dipinto
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente religioso cattolico
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900185884
  • NUMERO D'INVENTARIO OA/3516
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Siena, Grosseto e Arezzo
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici per le province di Siena e Grosseto
  • DATA DI COMPILAZIONE 2004
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2006
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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