fuga di Enea da Troia/ scena allegorica (?)

dipinto, post 1475 - ante 1499

Dipinto a tempera su tavola raffigurante la fuga di Enea da Troia. La semplice cornice lignea è dipinta di nero

  • OGGETTO dipinto
  • ATTRIBUZIONI Bernardino Da Parenzo (attribuito): esecutore
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Museo Nazionale del Bargello
  • LOCALIZZAZIONE Palazzo del Bargello
  • INDIRIZZO Via del Proconsolo 4, Firenze (FI)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Ci sono delle incertezze sia sul soggetto di questo dipinto sia sul suo autore, ed anche sulla destinazione originaria dell’opera: forse, per le dimensioni e la tecnica, poteva far parte di un cassone? Negli inventari SOLENNE (1888) e FERRI (1889) viene definito come “Tavola rettangolare con dipinto rappresentante: "Allegoria” ed assegnato al “Risorgimento” (Rinascimento), ma passato sotto silenzio da I.B.SUPINO (Catalogo del H. Museo nazionale di Firenze, Roma 1898) e dalla CRUTTWELL (A Guide to the Paintaings in the Chuerches and minor museum of Florence, London – New_York 1908), forse perché all’epoca si trovava nei magazzini; bisogna attendere alcuni anni per vedere citato il dipinto, finché BERENSON (1932 e 1936) non lo elenca nelle sue liste con il titolo "Fuga da Troia" e l’attribuzione all’istriano Bernardo Parentino. Nelle schede dattiloscritte della collezione Carrand, anonime ma tratte da note di SUPINO riviste nel primo dopoguerra dell’allora direttore del Bargello, Filippo ROSSI (com.or.del caposervizio del museo, Moscadelli), l’opera è data alla “scuola senese del sec.XV”, ma vi si mostra di conoscere l’attribuzione berensoniana; “quasi monocromo a terracotta verde, forse parte di cassone”. Segue invece lo studioso americano lo stesso ROSSI nel suo catalogo del Bargello (1938), mentre la RUTTERI (1960-61) trova “del tutto fantastiche” alcune attribuzioni di BERENSON a Bernardo, tra cui la “Fuga da Troia" (?) che è di un anonimo veronese "educato in Toscana o viceversa”; poco dopo BERESON (1963 c.) ribadisce il nome del Parentino per il nostro dipinto (Flight from Troy), che partecipa alla mostra per il centenario della collezione Carrand al Bargello (1989) come di “ignoto pittore dell’Italia del Nord, fine XV secolo” (scheda-cartellino vicino all’opera). Ci sono motivi per pensare ad un’autografia di questo pittore poco studiato: Bernardo da Parendo, detto anche Parenzano o Parentino, nasce nell’omonima città istriana sull’Adriatico intorno al 1437 e morirà vecchissimo a Vicenza, dopo essersi fatto monaco, nel 1531; allievo probabilmente di Giovanni Storlato, guarda moltissimo al Mantegna interpretando il il realismo in senso più allucinato dopo i contatti con i pittori nordici e ferraresi, soprattutto Ercole de’ Roberti; non gli sono estranei neppure i modi dei veronesi Domenico Morone e Francesco Monsignori. In un secondo tempo Bernardo, che è anche poeta, si volge verso un classicismo meno tormentato, secondo una misura più calma anche se ancora piuttosto nervosa. Del suo primo periodo è notevole il Cristo portacroce con i Santi Agostino e Girolamo, firmato (Modena, Galleria Estense), mentre la fase più matura è ben rappresentata dagli affreschi con Storie di San Benedetto nel chiostro di santa Giustina a Padova, oggi frammentari, terminati nel 1494. La tavola del Bargello ha tutte le figure su un piano molto vicino allo spettatore, in contrapposizione al paesaggio sul fondo visibile fino ad un orizzonte lontanissimo come nel Cristo portacroce, dove si perde tra lembi di terra e rocce a picco: un’altra particolarità assai tipica di Bernardo è il cospargere il terreno di piastrine, ciuffi d’erba e piccoli sassi rotondi (per es.due dipinti della Galleria Doria Pamphili di Roma, San Luigi di Francia distribuisce le elemosine e le tentazioni di Sant’Antonio abate), e questo si ha anche nell’opera del Bargello dove le figure, poi, soprattutto quelle maschili, sono asciutte e nervose, dalle gambe modellate aspramente con muscoli e tendini in evidenza, come nel povero al centro del San Luigi e nei diavoli delle tentazioni, e sono coperte semplicemente da strisce di stoffa o da vesti percorse in continuazione da bande simili: anche questo motivo è usato dal Parentino in molte occasioni, compresi i due dipinti citati. Nell’affollata tavola del Bargello compaiono diversi bambini, tutti dall’espressione seria ed imbronciata: la stessa dei due nel Concerto di Berlino-Dahlem, Staatliche Museen, e di altri bambini dipinti da Bernardo, che forse ha mutuato questa peculiarità dal Mantegna; nel complesso la qualità di tutte queste opere è migliore di quella del Bargello, con le sue figure secche e rigide, ma vi è in comune l’ambientazione “architettonica” anche in ambienti esterni come nelle sue cose migliori. I maggiori contatti si hanno con gli affreschi del chiostro di Santa Giustina, affidati a Bernardo dal 1487 (per alcuni 1489) e terminati nel 1494; sono Storie di San Benedetto con scene ispirate all’antichità classica e dipinte a monocromo, come la tavola Carrand; qui il Parentino dà sfogo alla sua passione per il mondo antico, derivatagli forse dal Mantegna, ma le analogie con il nostro dipinto vanno ben oltre l’ispirazione classica: [continua nelle Annotazioni]
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente pubblico territoriale
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900130776
  • NUMERO D'INVENTARIO Collezione Carrand 2022
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della citta' di Firenze
  • DATA DI COMPILAZIONE 1991
  • STEMMI appeso ad un alberello - Stemma - scudo partito: nel primo d'oro, nel secondo di rosso, attraversato da una greca di nero
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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