Filossenia di Abramo. Abramo e i tre angeli

dipinto, post 1350 - ante 1399

Dipinto a tempera su tavola leggermente bombata con cornice mistilinea, raffigurante tre angeli seduti intorno al desco apparecchiato da Abramo. Il fondo del dipinto è oro, come il tavolo con stoviglie brune. Il piccolo tondo ha una cornice posteriore in legno verniciato di bruno

  • OGGETTO dipinto
  • AMBITO CULTURALE Scuola Bizantina
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Museo Nazionale del Bargello
  • LOCALIZZAZIONE Palazzo del Bargello
  • INDIRIZZO Via del Proconsolo 4, Firenze (FI)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il piccolo dipinto, forse coperchio di una scatola per ostie (SUPINO 1898), fa parte della donazione di Louis Carrand al Museo Nazionale del Bargello dell’Intera collezione raccolta da suo padre Jean-Baptiste e da lui stesso, e rappresenta il convito che Abramo e Sara avevano preparato per ristorare i tre angeli che si erano presentati alla loro tenda (uno di essi era in realtà Dio; Genesi 18, 4 e segg.): soggetto raffigurato spesso nell’arte bizantina. La scena rivela un cosciente uso dello spazio, scandito dall’angelo al centro con le ali spiegate che fa quasi da spartiacque tra le due coppie di figure simmetriche ai lati, incurvate anche per sfruttare la convessità del legno e quindi convergenti verso l’angelo-Dio al centro. Il raffinato uso del colore sottolinea l’eleganza di questo piccolo lavoro che non ha però una bibliografia molto vasta: citato negli inventari SOLENNE (1888) e FERRI (1889) come “rosone in legno” ed attribuito genericamente al “Medio Evo”, viene assegnato per la prima volta alla “scuola bizantina del sec.XIV” da SUPINO (1898), ripreso esattamente dalla CRUTTWELL (1908); la stessa attribuzione è indicata nella scheda dattiloscritta compilata seguendo il catalogo di SUPINO e rivista da Filippo ROSSI nel primo dopoguerra, come direttore del Bargello (le schede sono anonime; l’attribuzione è un com.or.del caposervizio del museo, Moscadelli). Lo stesso ROSSI mantiene il dipinto all’ “arte bizantina del XIV secolo” nella seconda edizione del suo catalogo del Bargello (1938), non avendolo citato nella prima del 1932; uno studio più completo dell’opera è svolto da BETTINI (1938) che avvicina la Filossenia del Bargello ad un’icona dello stesso soggetto al Museo Benachi di Atene, individuandovi il medesimo ambiente artistico, se non la stessa mano. Vent’anni dopo la MARCUCCI (1958) approfondiva ancora l’indagine sul nostro dipinto riferendolo ad un’epoca ben precisa del XIV secolo: quello della cosiddetta “rinascenza” paleologa, in cui la pittura di ambiente costantinopolitano si apriva ad una maggiore libertà espressiva ed ad un realismo più sentito, non estranei tuttavia ad un afflato lirico e contemplativo ispirato al ritorno dello spirito classico; motivi che danno luogo a composizioni calme e serene, di stampo “ellenico” , impreziosite dalla scelta dei colori e tutte molto indicative del Rinascimento paleologo della seconda metà del Trecento. In quanto al riaffermarsi del gusto classico, non è escluso che possa essere stato in parte favorito da contatti con la pittura italiana del Duecento, specialmente senese (Duccio di Buoninsegna); ed è infatti all’epoca di questi contatti e alla “rinascenza” paleologa che possiamo datare il nostro dipinto, esposto alla grande mostra della collezione Carrand al Museo del Bargello (1989), come opera d’ “arte bizantina del XIV secolo”
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente pubblico territoriale
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900130756
  • NUMERO D'INVENTARIO Collezione Carrand 2007
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA I Musei del Bargello - Museo Nazionale del Bargello
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della citta' di Firenze
  • DATA DI COMPILAZIONE 1991
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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