San Giovanni Gualberto

scultura,

La scultura è posta su una mensa marmorea sorretta da una coppia di mensole in marmo bianco statuario che raffigurano un putto alato come coronamento ad un fregio fitomorfo. Il Santo è raffigurato in posa tricliniare, conformandosi al modello antico del Nilo. Col braccio sinistro si poggia su un cuscino, mentre la mano trattiene un libro che gli fa quasi da schienale. Il braccio destro si distende lungo il corpo e ne asseconda l'ansa del fianco; la mano tiene una croce, che bilancia con la sua sagoma lo svettatre della testa eretta e leggermente volta alla sua sinistra. Fluenti e mossi sono i panneggi che si aggrumano sotto il bacino

  • OGGETTO scultura
  • ATTRIBUZIONI Caccini Giovan Battista (1559-1562/ 1613): restauratore
    Grazini Benedetto Detto Benedetto Da Rovezzano (attribuito)
  • LOCALIZZAZIONE Tavarnelle Val di Pesa (FI)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE La statua è concordemente assegnata al Caccini per via di una carta, che registra un pagamento in suo favore connesso alla figura. Il pagamento è di 350 lire ed è annotato all'anno 1580. All'attribuzione hanno concorso anche fonti letterarie di poco successive alla data dell'intervento cacciniano, che riferiscono appunto a lui l'esecuzione della scultura (1583) e (1584). Esistono però elementi per porre in discussione la paternità del Caccini e formulare una differente ipotesi attributiva. Una prima considerazione riguarda lo scarto stilistico che par di riscontrare fra la concezione del volto e quella della mano che trattiene il libro. Semplificato è l'andamento delle rughe sulla fronte e più ancora di quelle agli angoli degli occhi, un pò troppo regolare è la ricaduta dei pochi capelli, e scolastico è l'arricciarsi composto dei baffi e della barba. Tutt'altro trasporto si nota nell'anatomia risentita della mano delle dita ossute, percorsa da vene enfie. E la stessa partecipazione emotiva si può rilevare nell'affastellarsi e plissettarsi dei panneggi. Sicchè vien di supporre non solo la presenza di due diversi artefici, ma proprio di due distinte culture figurative. Se alla testa si confà il clima controriformato con le sue didascaliche idealizzazioni, alla mano e all'abito conviene la temperie passionale d'inizio secolo. A queste osservazioni s'aggiunge la constatazione che la testa è un pezzo saldato al corpo, ed è apparentemente cavata da un marmo di grana e colore differenti rispetto a quello in cui s'innesta. S'affaccia perciò il sospetto che solo la testa sia da riferire al Caccini e che la statua possa essere una, se non l'unica, di quelle "figure tonde e grandi quanto il vivo" ricordate dal Vasari a proposito del monumento rovezzanesco per S. Giovanni Gualberto (mai montato), e delle quali niente si ritiene sia rimasto. Sulla statua, come su tutti gli altri brani di quel complesso, la soldataglia al tempo dell'assedio del 1530 potrebbe aver infierito spaccandone il capo, spezzando la croce, che infatti è palesemente restaurata e sull'avambraccio vicino si vede il segno dei colpi, giusta il palese assottigliamento dello spessore, troncando il piede , che è parimenti un pezzo saldato al corpo. La congettura non è poi così azzardata se si pensa che nella cappella di Passignano dedicata a San Giovanni Gualberto furono assunti altri marmi di Benedetto da Rovezzano provenienti dal medesimo sepolcro monumentale e rimasti inutilizzati. Quanto ai documenti d'archivio è da considerare che quello sempre citato attesta un pagamento troppo modesto rispetto all'entità del lavoro che avrebbe comportato l'esecuzione d'un simulacro come quello di S. Giovanni Gualberto. Allora, almeno fin quando non se ne trovino altre, questa carta non giustfica l'attribuzione al Caccini, ma anzi asseconda l'ipotesi d'un suo intervento di restauro. Un restauro che le stesse fonti letterarie antiche, che pure assegnano a Giovanni Caccini la statua, inducono a tenere in conto quando esaltano la straordinaria abilità dell'artista nell'integrazioni di sculture classiche. E del resto non solo sulle anticaglie il Caccini lavorò, visto che nel gruppo lasciato dal Bandinelli con Clemente VII che incorona Carlo V, tutta sua è la figura dell'imperatore. Circa infine le relazioni formali fra la statua, testa a parte, e altre sculture di Benedetto da Rovezzano, bemchè non siano tanti i confronti che si possono instaurare con figure di pari monumentalità, sembra di poter concludere che l'attribuzione a lui del San Giovanni Gualberto, facendo un paragone col San Giovanni Evangelista del Duomo, non sarebbe affatto più ardua da sostenere di quella a favore del Caccini, considerato il divario stilistico che c'è fra l'effige del Santo vallombrosano e le sue opere certe, anche quelle cronologicamente più vicine all'anno in cui si colloca il suo intervento nella Badia di Passignano, quali il S. Zanobi e il S. Bartolomeo della Cappella Carnesecchi in Santa Maria Maggiore
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente religioso cattolico
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900130013
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i beni artistici e storici delle province di Firenze, Pistoia e Prato
  • DATA DI COMPILAZIONE 1991
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2006
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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