fanciulla che gioca a volano
dipinto,
ca 1740 - ca 1760
Chardin Jean Baptiste Siméon (1699/ 1779)
1699/ 1779
n.p
- OGGETTO dipinto
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MATERIA E TECNICA
tela/ pittura a olio
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ATTRIBUZIONI
Chardin Jean Baptiste Siméon (1699/ 1779)
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Galleria degli Uffizi
- LOCALIZZAZIONE Palazzo degli Uffizi
- INDIRIZZO piazzale degli Uffizi, Firenze (FI)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Già collezione Emilio Pallavicino, Rivalta Scrivia; acquistato dalla Gallerie di Firenze nel 1951. "Sono stato un'ultima volta a rivedere il Museo degli Uffizi. Ho scoperto alla fine della galleria uno stanzino angusto dove si stava facendo la toilette a due piccoli Chardin, un busto di ragazzo e uno di fanciulla. Sono rimasto in contemplazione davanti ad essi nella felicità più perfetta fino al ritorno dell'operaio (che doveva senz'altro essere andato a bere un goccio)": così Jean Giono conclude - alla Stendhal - il suo "Viaggio in Italia" (segnalazione di A. Bréjon de Lavergnée). La Fanciulla che gioca a volano è una replica (o una prima versione), di formato quasi identico, della celebre tela appartenente alla collezione P. de Rothschild di Parigi. Non c'è fra le due opere nessun'altra differenza che questa: la tela parigina è firmata (e datata) al centro a sinistra e non in basso a destra. Una prima versione del dipinto era stata esposta al Salon del 1737 e fu incisa da Lépicié nel 1742 (Wildenstein, 1963, n. 149, fig. 66). Il Castello di carte, firmato (?) in modo identico è la replica di un dipinto oggi alla National Gallery di Washington (Wildenstein 1963, n. 207, tav. 33). I due dipinti di Parigi e Washington sembra che provengano dalla Russia, e che siano appartenuti alla collezione di Caterina II dopo il 1777; il primo ne uscì verso la metà del XIX secolo, il secondo dopo la rivoluzione russa. Non si sa, invece, assolutamente niente della collocazione delle due tele fiorentine in antico. Ma sono esse di mano di Chardin? Noi lo pensiamo, benché la loro qualità sia sensibilmente inferiore a quella dei due esemplari sopra citati. Chardin amava ripetere i suoi quadri, ma la loro esecuzione gli riesce talvolta più meccanica, più pesante, soprattutto più impastata; qui, inoltre, si sommano uno stato di conservazione non perfetto a un logoramento del fondo e delle ridipinture particolarmente evidenti in tutta la parte bassa del Castello di carte. Si deve tuttavia constatare che siamo in presenza non soltanto di composizioni di una semplicità magistrale, d'un rigore perfetto (le carte che escono dal cassetto mezzo aperto del tavolo da gioco, che vengono a interrompere l'orizzontalità troppo marcata della parte inferiore del quadro; le forbici e l'astuccio per cucire sospesi alla veste della bambina), non solamente davanti ai ritratti di due giovanissimi adolescenti, colti durante i loro giochi e le loro fantasticherie, nel mondo dell'infanzia che Chardin, meglio di chiunque altro, ha saputo dipingere; ma pure abbiamo sotto gli occhi meravigliosi pezzi di pittura trattati con questa materia cremosa, questa "cuisine" così particolare, questa "magie des couleurs", che suscitò già l'ammirazione di Diderot
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Stato
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900099727
- NUMERO D'INVENTARIO Inv. 1890, 9274
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Le Gallerie degli Uffizi
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della citta' di Firenze
- ISCRIZIONI in basso al centro - Chardin - a pennello -
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0