Cristo crocifisso

dipinto, 1274 - 1274

Cristo Crocifisso. La croce è mutilata a tutte e tre le estremità

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA tavola/ pittura a tempera
  • ATTRIBUZIONI Coppo Di Marcovaldo (1225 Ca./ 1280 Ca)
    Salerno Di Coppo (notizie 1274)
  • LOCALIZZAZIONE Pistoia (PT)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il Dondori per primo (1666, p.15) segnalò la presenza del Crocifisso nella Cattedrale di Pistoia, senza però farne il nome dell'artista. Spetterà al Bacci (1912, II, p.17 e segg.) definire la provenienza e la paternità dell'opera, con la pubblicazione di un importante documento del 1274, in cui il Consiglio del Popolo di Pistoia deliberava di accogliere un'istanza presentata al Comune dall'arciprete e dai canonici di San Zenone e dagli operai di San Jacopo, perché fosse liberato dal carcere il pittore Salerno e dipingesse col padre Coppo un grande Crocifisso, due tavole con le figure della Vergine e di San Giovanni da collocarsi nel coro di San Zenone, e un Crocifisso e un San Michele, per l'altare di quest'ultimo santo sempre in Cattedrale. E' forse da questa cappella che proviene la Croce tuttora in Cattedrale, "perché di dimensioni contenute e dipinta per essere apprezzata da distanza ravvicinata, come reclamano le storie composte con finezza miniatoria" (Neri, 1999). Di diverso parere, anche se isolato, Pier Paolo Donati (1972), che ha preferito "sganciare" la Croce dipinta dai documenti a noi noti. Difficile anche dire a quale data risalgono i mutilamenti dell'opera, priva dei tabelloni laterali, del suppedaneo,e della parte sommatale, ma per cui si conserva soltanto il ricordo dello "spostamento" nel 1471 in occasione di una ripulitura con "sapone da panni" (Pacini, 1994; p. 97) e di un ulteriore collocazione. Il Bacci, pubblicando il documento del 1274, proponeva inoltre di attribuire la figura di Cristo a Salerno di Coppo e le storie del Tabellone a Coppo di Marcovaldo. In seguito fu generalmente ammessa la collaborazione dei due pittori (Giglioli, 1904, p. 144; Venturi, 1907, V, p. 18; Frey, 1911, p.424; Toesca, 1927, p. 1000; Salmi, 1937, p.349; Cruciani, 1931, IX, p.328) se si escludono le ipotesi del Witzhum e del Wolbach (1924, p. 244), che ritenevano la Croce dipinta da un pittore locale e ritardatario. O.Sirèn (1922, p. 261) notando una differenza stilistica tra la Madonna di Siena e di Orvieto, e il Crocifisso di Pistoia, attribuisce quest'ultimo a Salerno, trovando consenziente la Sandberg-Vavalà (1929, p. 747 e segg.); che attenua la parte avuta da Coppo nella esecuzione dell'opera, riferendogli soltanto o il disegno e una eventuale supervisione. La stessa Sandberg-Vavalà ribadisce l'attribuzione a Salerno nel 1940 (p.48) e in un articolo del 1946 (p. 233 e segg.), ricco di rimandi documentari, bibliografici e iconografici. Già il Dondori notava nel Crocifisso un realismo quasi brutale ed una tragicità incomposta, definendo Coppo un artista che direttamente o indirettamente prepara l'arte di Cimabue. Il Thode vi individua invece caratteri schiettamente bizantini e, nella figure di Cristo in particolare, l'adesione e uno schema giuntesco. Secondo la Sandberg-Vavalà, il Crocifisso di Pistoia parteciperebbe sia del tipo giuntesco che di quello cimabuesco, ritenendolo infine influenzato dallo stesso Cimabue. Reagiscono a questa ipotesi la Sinibaldi e la Brunetti, che non giudicano possibile, per Cimabue prima del 1274, la creazione di forme simili a quelle espresse nel Crocifisso di Santa Croce a Firenze; e considerano piuttosto il Cristo di Pistoia molto vicino a quello del Museo Civico di San Gimignano di Coppo. Bologna (1962, p.100), accetta e ribadisce l'osservazione di "rara penetrazione" della Vavalà, notando come il Crocifisso di Pistoia mostri "un avanzamento sorprendente che rispecchia un ordine mentale troppo più intenso e placatamente grande di quanto possa aspettarsi da un semplice seguace di Coppo".Procacci (1964 . p.366) pensava ad un anonimo pistoiese verso il 1290, Conti, (1971, p. 119, pp. 98-99) ad un pittore vicino a Manfredino da Pistoia, e precisa inoltre, discontinuità nell'esecuzione delle storie laterali. Differenze interpretate da Boskovits (1977, 1993), più precisamente nella scena con il Compianto di Cristo e le Pie donne al sepolcro, come testimonianza dell'intervento di Coppo, da circoscriversi a queste parti, laddove il resto della decorazione spetterebbe al figlio Salerno. Un' ipotesi accolta da Marques (1987) e Tartuferi (1986, 1990) secondo cui l'intervento di Coppo, forse ipotizzabile anche nella scena della "Deposizione", è indicato dalle parti in cui "prevale un chiaroscuro più accentuato e la tendenza a mettere in luce i risvolti più drammatici delle scene raffigurate, mentre la figura di Cristo e le scene rimanenti, sono condotte secondo caratteri più narrativi e pittorici"
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente religioso cattolico
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900073594-0
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Firenze e le province di Pistoia e Prato
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i beni artistici e storici delle province di Firenze, Pistoia e Prato
  • DATA DI COMPILAZIONE 1973
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2006
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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