ultima cena
Il dipinto è sulla parete di fondo, sotto le finestre che danno sul chiostro e sopra l'armadio ligneo, con la figura centrale in corrispondenza del sedile priorale. Il margine superiore, che rasenta le teste di due frati in piedi, alle estremità del dipinto, può essere stato sbassato per posteriori rifacimenti delle finestre. La disposizione è quella classica dei cenacoli, una lunga tavola con tovaglia bianca posta tra l'osservatore e i personaggi seduti a mensa con al centro il Cristo. In questa raffigurazione i due apostoli seduti alle estremità della tavola hanno alle spalle due certosini che provvedono al servizio della tavola al di quà della quale, su un panchetto è seduto Giuda che nasconde dietro le spalle un sacchetto e gira la testa verso l'eterno della scena a simboleggiare l'isolamento a cui il suo tradimento lo condanna. Sul panchetto è ben visibile una sigla: Bno PO. FI. Sul fondo si vede la prospettiva di un porticato. Colori: il vasellame bianco o trasparente anima il candore della tovaglia che spicca sui bruni e le ocre consunte dei fondi. Fanno corona le vesti dei personaggi, bianche, gialle, verdi, rosa scuro sfumate in ocra e seppia, a volte i mantelli sono a doppia faccia in tono. Il Cristo ha la veste rossa e il mantello bianco
- OGGETTO dipinto
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MATERIA E TECNICA
intonaco/ pittura a fresco
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ATTRIBUZIONI
Barbatelli Bernardino Detto Bernardino Poccetti (1548/ 1612)
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Museo Nazionale della Certosa di Calci
- LOCALIZZAZIONE Museo Nazionale della Certosa Monumentale di Calci
- INDIRIZZO via Roma, 79, Calci (PI)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Il nome di Bernardino Poccetti compare per la prima volta in un libro di memorie dal quale si ha notizia di una convenzione del 29 luglio 1599 tra il priore Menchini e i maestri di pietre Pompeo Bergotti e Alessandro di Carrara per il pavimento della chiesa intorno all'altare in marmi policromi, secondo il disegno del Bernardino Poccetti, che fu terminato nel 1600. I vecchi illustratori di Pisa come il Titi (1751), Da Morrona (1812) e Grassi (1837) gli attribuiscono vari affreschi della città e dintorni, di mediocre importanza e non confermati da documenti. Il Titi, Guida del passeggere, p. 306, soltano dice che il Poccetti, presente spesso per amicizia alla Certosa, vi eseguiva alcune opere tra le quali la Cena del refettorio. Di quest'opera del Poccetti alla Certosa non appare traccia nei libri di amministrazione, sempre così ricchi di particolari, come non ve ne è traccia nei fasci di ricevute tra le quali però sono da notare abbondanti lacune dovute a dispersione dal 1557 a quasi tutto il sec. XVIII. Un Libro di ricordi (1648 - 1760) porta all'ultimo anno l'annotazione di un monaco che fa l'elenco degli oggetti d'arte del convento e che attribuisce al "Puccetti" la Madonna col bambino della foresteria della Madonna, la S. Maria Maddalena della cappella omonima, il SS. Crocifisso, S. Giovanni Evangelista, Gesù e santi, Maria e Sante nel Capitolo, il Crocifisso in tela della cella del priore, Santa Caterina da Siena, in tela, piccola, la Visitazione di Maria a S. Elisabetta, nel canto del claustro a settrentrione, la Visitazione, in muro all'altarino del cellino, le pitture laterali in grande della cappella del Capitolo. Questa testimonianza assai vicina all'età del pittore è di qualche peso per confermare la sua attività al convento. Il confronto tra la "Cena" del refettorio con opere sicuramente di mano del Poccetti a Siena e Firenze , Accademia delle Belle Arti, convento di S. Apollonia, confermano l'attribuzione. Nei tre cenacoli si riscontrano affinità stilistiche e alcune identità, poichè nei tre dipinti sono pressochè identici i lineamenti del redentore e la sua espressione come la composizione dei gruppi e le movenze delle singole figure. Si confrontino anche le firme dell'autore, Bno. POi. Fi. MDCXI, nell'anforetta ai piedi di Giuda nel cenacolo di S. Apollonia e Bno. PO. FI. nello sgabello sul quale siede Giuda nell'affresco di Calci. Bernardino Barbatelli, detto il Poccetti (1548 - 1612), fiorentino, fu attivo nelle ultime e conclusive fasi del manierismo toscano, sia come decoratore che narratore. La cena del Convento di S. Apollonia in Firenze è datata 1611
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Stato
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900056739
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Pisa e Livorno
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i beni architettonici e per il paesaggio, per il patrimonio storico artistico e demoetnoantropologico di Pisa, Livorno, Lucca e Massa Carrara
- DATA DI COMPILAZIONE 1977
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DATA DI AGGIORNAMENTO
2007
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0