disegno architettonico, Portico della Basilica di Sant'Apollinare Nuovo di Ravenna di Anonimo italiano (XX)

disegno architettonico, post 1916 - post 1916

Disegno a matita su carta da disegno. Portico della Basilica di Sant'Apollinare Nuovo di Ravenna, prima arcata a sinistra e prima arcata a destra. Scala 1:25

  • OGGETTO disegno architettonico
  • MATERIA E TECNICA carta da disegno
    a matita
  • MISURE Misura del bene culturale 08iccd_modi_1347531212661: 488X655 mm
  • CLASSIFICAZIONE OGGETTI/ OGGETTI ARTISTICI
  • ATTRIBUZIONI Anonimo Italiano (xix-xx): disegnatore
  • LOCALIZZAZIONE Ravenna (RA)
  • INDIRIZZO Via San Vitale, 17, Ravenna (RA)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE La basilica di Sant’Apollinare Nuovo fu eretta nel 505, dal re goto Teodorico che la destinò alla sua corte, come chiesa di culto ariano intitolata a Domini Nostri Jesu Christi. Nel 540 l’imperatore Giustiniano conquistò Ravenna e riconsacrò la chiesa teodoriciana a San Martino di Tours, convertendola al culto cattolico. Nel 556 il vescovo Agnello fece cancellare i mosaici sopra gli archi, realizzati con temi legati alla religione ariana, e fece ridecorare la fascia. Si salvarono solo le Storie di Cristo e i profeti negli ordini più alti, e le scene con vedute del Porto di Classe e del Palatium di Teodorico epurate dei ritratti (probabilmente Teodorico e i suoi dignitari) nella fascia più bassa. Nel 725 un violento terremoto fece crollare l’abside della chiesa. Nel IX secolo la basilica assunse il nome di Sant’Apollinare Nuovo, dopo che vi furono traslate le reliquie di Sant’Apollinare, primo vescovo di Ravenna, dalla basilica di Sant’Apollinare di Classe, per impedire che venissero rubate dai pirati. Il 12 febbraio 1916, nel corso della prima guerra mondiale, la chiesa fu pesantemente bombardata nell’angolo nord-ovest. Si tratta di un edificio a tre navate, preceduto da un portico o nartece risalente al XVI secolo. All’esterno presenta una facciata a salienti, realizzata in laterizio, con al centro una bifora in marmo. Le colonne del nartece sono in marmo bianco. A sud del nartece si eleva un campanile in laterizio, a pianta circolare. All’interno la navata centrale è larga il doppio di quelle laterali, dodici coppie di colonne dividono la navata maggiore dalle navate minori e l’abside, ricostruita nel XVI secolo e decorata nel XVIII secolo, è di forma semicircolare. Le pareti della navata centrale sono divise in tre fasce impreziosite da decorazioni musive. La fascia più alta è decorata da riquadri con scene della vita di Cristo, intervallati dal motivo allegorico di un padiglione con due colombe. La fascia mediana presenta figure di Santi e Profeti, intervallati da finestre. La fascia inferiore presenta, sul lato destro della navata, il Palazzo di Teodorico manomesso (i drappeggi coprono le ombre di antiche figure umane e le colonne recano tracce di mani), alcuni edifici che rappresentano la città di Ravenna, e una processione di Santi Martiri che si muovono da Ravenna verso Gesù in trono fra angeli, quest’ultima eseguita nel periodo di dominazione bizantina. Sul lato sinistro della navata, nella fascia inferiore, è raffigurato il porto di Classe, nel VI secolo il più grande dell’Adriatico, una delle principali sedi della flotta imperiale romana, e una processione di Sante Vergini che si muovono dalla città-porto di Classe verso l’epifania (l’apparizione della Madonna in trono con Bambino fra quattro angeli ai tre Magi), anch’essa eseguita nel periodo di dominazione bizantina. Tra il 1862 e il 1874 il Genio civile, sotto la direzione di Filippo Lanciani, diede il via ad alcuni interventi di restauro sulle strutture (in concomitanza con i restauri del mosaico intrapresi da circa un decennio da Felice Kibel). Gli interventi riguardarono gli infissi e il tetto (1864-69), un pilastro del portichetto esterno (1872), la pavimentazione nella navata centrale con quadrelle di marmo recuperate dalla chiesa di San Niccolò (1872-74), il selciato. Altri interventi si registrano tra il 1881 e il 1891. Furono puliti i lacunari (1882), si restaurò il nartece (1884-87), poi il tetto (1885-87), il campanile (1890-91) e fu invetriata la bifora della facciata (1891). Nel 1888 venne ripristinato il chiostro. Fra il 1895 e il 1897 l’Ufficio Regionale, guidato da Raffaele Faccioli, fece riaprire le finestre murate, ripristinare i soffitti, i tetti e il pavimento del presbiterio. Dal 1898 al 1901 la Soprintendenza, guidata da Corrado Ricci, continuò i restauri che interessarono campanile e portichetto. Nel 1903, per ospitare gli uffici della Soprintendenza, fu restaurato il chiostro adiacente alla chiesa. Nel 1910 si trovò una tomba in muratura, nella cui cassa era reimpiegato un frammento di lastra con epigrafe Hic requiescit Novella.. Dal 1910 1l 1912 si procedette al consolidamento del campanile a mezzo di cerchiature (disegni Sopr. inv. 2164-2168). Dal 1916 al 1918 si ricostruirono il tetto, le fiancate e il portico della chiesa bombardata, e si scoprì che al di sotto del piano pavimentale dell’abside vi era una cripta. Nel 1945 si restaurarono tetto, cassettoni della navata centrale, soffitto della navata meridionale e campanile, danneggiati dai bombardamenti del 25 agosto e 4 settembre 1944. Fra il 1949 e il 1951 fu costruita un’abside fittizia, su modello di quella antica, in legno e incannucciato, per nascondere dietro ad essa la struttura del XVI secolo: progetto di Giuseppe Bovini, direttore del Museo Nazionale. Fra il 1949 e il 1957 si misero in sicurezza le pareti laterali della navata centrale. Dei progetti presentati (Strassera 1951 e Danusso 1954), si approvò quello dell’ingegner Danusso. Nel 1955 la messa in sicurezza fu realizzata con contrafforti di cemento armato con funzione di tiranti lungo il muro di destra e di puntelli lungo quello di sinistra. Nel 1959 fu posto in opera il pavimento e furono collocate nuove vetrate. Fra il 1986 e il 1996 si restaurò l’abside post rinascimentale, nascosta dagli anni Cinquanta dietro l’abside posticcia. Nel 1988 si demolì l’abside in legno ed incannucciato e si ricostruì parte del pavimento con i marmi che erano stati accatastati negli anni Cinquanta. Interventi di restauro sui mosaici si registrano dalla seconda metà del XVI secolo al XIX secolo. Dal 1852 al 1863 Felice Kibel intervenne sull’intero complesso decorativo, completando i lavori avviati da Liborio Salandri nel 1845-46. Dal 1895 al 1899 Carlo Novelli, Giuseppe Zampiga e Icilio Bocci consolidarono, integrarono e pulirono i mosaici, per conto della Soprintendenza ai monumenti, sotto la direzione di Raffaele Faccioli e Corrado Ricci. Dal 1899 al giugno del 1900 intervennero Giuseppe Zampiga, Alessandro Azzaroni e Icilio Bocci. Zampiga è coinvolto anche nei restauri del 1916-17, seguiti ai bombardamenti della chiesa, diretti da Giuseppe Gerola della Soprintendenza. Dal 1947 al 1957 Corrado Capezzuoli, della Soprintendenza, diresse il Gruppo Mosaicisti di Ravenna in nuovi interventi di restauro, volti al consolidamento dei mosaici. Dal 1989 al 1995 e poi nel 2006 intervenne sui mosaici la Scuola per il Restauro del Mosaico di Ravenna
  • TIPOLOGIA SCHEDA Modulo informativo
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 08-ICCD_MODI_1347531212661
  • NUMERO D'INVENTARIO ADS RA 2151
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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