Cesare Borgia a Capua (Il Valentino). Cesare Borgia passa in rassegna le prigioniere catturate durante la conquista di Capua
dipinto,
Previati Gaetano (1852/ 1920)
1852/ 1920
Dipinto a olio, conservato in cornice di legno intagliato, dorato e dipinto
- OGGETTO dipinto
-
ATTRIBUZIONI
Previati Gaetano (1852/ 1920)
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Palazzo del Monte di Pietà
- INDIRIZZO Corso Giuseppe Garibaldi, 45, Forlì (FC)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE L'opera di Gaetano Previati (Ferrara, 1852- Lavagna, 1920) fu acquistata dalla Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì presso la FarsettiArte di Prato, all'asta che si tenne il 25 marzo 2000. Si trattò di un'acquisizione fortemente voluta dall'Ente bancario dal momento che la piccola tela, indicata nel catalogo dell'asta come “Cesare Borgia a Capua (Il Valentino)”, veniva all'epoca ritenuta il bozzetto preparatorio del dipinto, di dimensioni imponenti (283 x 580 cm), già di proprietà della Cassa di Risparmio di Forlì, attualmente esposto presso il Salone d'Onore del Palazzo del Monte di Pietà. La monumentale scena di storia, oggi nota come “Il sacco di Capua (“Prede belliche”)”, fu realizzata grazie al premio di 2400 lire che Previati vinse con la presentazione dell'opera “Gli ostaggi di Crema” (Firenze, Galleria d'Arte Moderna di Palazzo Pitti) al concorso Canonica, bandito dall'Accademia di Brera nel 1879. Come ricorda il figlio del pittore, Alberto, la grandiosa tela venne dipinta in soli tre mesi e senza l'ausilio di un cartone, in un vasto ambiente di Palazzo Gavassini Pareschi a Ferrara. Previati scelse di raffigurare uno degli episodi insieme più crudi e conturbanti della storia di Cesare Borgia, già affrontato da Domenico Morelli nel 1853 (Palermo, collezione Tasca D'Almerita): in seguito all'occupazione di Capua del 24 luglio 1501 da parte delle truppe del Borgia, quaranta donne della città campana, rifugiatesi in una torre del castello normanno, furono catturate, spogliate e fatte sfilare, come bestie, davanti al giudizio del Valentino, che scelse le più belle da tenere per sé. La licenziosità del soggetto impedì riconoscimenti ufficiali quando il dipinto venne presentato nel 1880 alla IV Esposizione Nazionale di Torino, ciò nonostante l'opera incontrò un notevole successo di pubblico, tanto da venire acquistata, già in mostra, dal conte milanese Antonio Sauli Visconti, che la destinò alla grande villa in stile neogotico- rinascimentale che stava costruendo a San Giorgio in Dorgagnano, nei pressi di Bertinoro (FC). Come affermato da Giordano Viroli nel catalogo della Quadreria forlivese (La tradizione rinnovata 2006, p. 302), l'opera precede la decisiva svolta simbolista dell'artista ferrarese, che nel 1889 si convertirà alla tecnica divisionista, in seguito all'incontro con Vittore Grubicy de Dragon. In essa tuttavia Previati dimostra di aver già maturato il superamento dei canoni della pittura accademica e di realtà, grazie all'influsso delle poetiche della Scapigliatura lombarda, con cui era entrato in contatto a Milano negli anni della frequentazione dell'Accademia di Brera. Si tratta di una composizione grandiosa e complessa, caratterizzata da una sovrabbondanza di dettagli decorativi e architettonici, resi con pennellate vivacissime e fluide in grado di restituire gli spessori e la tattilità dei diversi materiali, ma dalla fattura veloce e abbozzata, tanto da dare una certa sensazione di incompiutezza. E' una pittura sciolta e luminosa, in cui i contorni iniziano a sfaldarsi e che sembra già adombrare quelle pennellate filamentose e imbevute di luce che caratterizzeranno lo stile maturo del ferrarese. Della tela monumentale sono note diverse versioni di formato minore, fra cui la più contenuta è proprio quella della scheda in oggetto, che appare però particolarmente vicina alla redazione finale per composizione e stesura pittorica. Se in passato si riteneva che l'artista ferrarese avesse realizzato tali versioni come studi in preparazione della tela definitiva, considerando il “bozzetto” di Forlì come il più prossimo cronologicamente alla redazione finale, ormai si considera più plausibile che si tratti di repliche, successive all'esecuzione del dipinto e realizzate da Previati per sfruttare commercialmente il successo dell'opera (Panerai in Ottocento. L'arte dell'Italia tra Hayez e Segantini 2019, p. 327). In una lettera del 1892 al fratello, Previati richiedeva infatti la lastra fotografica per “ridurre più in piccolo il quadro di Cesare Borgia per venderlo col diritto di riproduzione a un oleografo!” (Asciamprener 1946, pp. 112-113). Nel catalogo della grande mostra monografica, che fu dedicata all'artista nel 1999 a Milano (Gaetano Previati 1999), si segnalavano quattro derivazioni, tutte in raccolte private, di cui l'ultima della serie, conservata all'epoca in collezione a La Spezia, viene riconosciuta, per identità di misure (43 x 84,7 cm), nel dipinto oggi di proprietà della Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0800690263
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini
- DATA DI COMPILAZIONE 2022
- ISCRIZIONI recto, angolo in basso a destra - Previati - a matita -
- STEMMI recto, su cornice, al centro, a destra e a sinistra - gentilizio - Stemma - Borgia - 2 - Stemma bipartito: a destra in alto, il toro rosso su campo dorato e in basso, tre bande dorate trasversali su campo blu; a sinistra unico campo rosso con prato e albero reciso, sormontato da una stella dorata trafitta da una spada. In basso la scritta "BORGIA" in nero su fascia orizzontale bianca
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0