Omero cieco in casa del pastore Glauco. Omero canta i suoi versi davanti al pastore Glauco e alla sua famiglia

dipinto,

Dipinto a olio su carta intelata, conservato in una cornice di legno scanalata e dorata

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA carta/ incollaggio su tela/ pittura a olio
  • ATTRIBUZIONI Minardi Tommaso (1787/ 1871)
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Palazzo del Monte di Pietà
  • INDIRIZZO Corso Giuseppe Garibaldi, 45, Forlì (FC)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE L'opera risulta offerta alla Cassa dei Risparmi di Forlì nel 1997 dalla Galleria Carlo Virgilio di Roma, per conto del prof. Stefano Susinno, grande conoscitore dell'arte del XVIII e XIX secolo. Il dipinto, un olio su carta intelata ab antiquo, era stato segnalato all'ente bancario forlivese dal soprintendente Andrea Emiliani, che si augurava di portare in Romagna un'opera di elevatissima qualità realizzata dal pittore faentino Tommaso Minardi (Faenza, 1787- Roma, 1871). Il tema dell'opera è tratto da Plutarco e raffigura il giovane pastore Glauco che, insieme alla sua famiglia, ascolta affascinato i canti del cieco Omero, di cui diverrà uno degli interpreti più suggestivi. Minardi tornò più volte sul soggetto, come nella tela della Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma (1810), prediligendo, a differenza di altri pittori che avevano raffigurato la scena all’aperto, un'ambientazione in un umile interno, conferendo così all'episodio una connotazione più intima e sentimentale. Diversamente dal dipinto conservato a Roma, di cui esiste anche un disegno preparatorio a penna, datato 1809, nelle Raccolte Piancastelli della Biblioteca Comunale di Forlì, l'artista faentino preferì in questo caso un taglio orizzontale, che gli permise di elevare il tono emozionale del dipinto con l'inserimento, oltre ai due protagonisti, del gruppo con la giovane moglie e i due bambini. La perfetta scatola prospettica della dimessa stanza presenta qui inoltre una profondità inedita grazie alla porta che si spalanca sul lontano e luminoso paesaggio che, colto al tramonto, contribuisce all'intonazione generale del dipinto. Come rilevato da Anna Ottavi Cavina (1979- 1980), la riduzione del racconto ai suoi poli narrativi essenziali e la rigorosa scansione dello spazio che si riscontrano nelle varie versioni del tema, furono ispirati a Minardi da Vincenzo Camuccini, nel cui studio romano l'artista faentino sarà introdotto da Felice Giani e che gli fu tramite sia per il recupero del classicismo di Poussin che per l'introduzione alla pittura di storia di David. Rispetto al neoclassicismo più puro la posizione di Minardi rimase però sempre personale e autonoma, meno incline all'erudizione antiquaria e più protesa verso sfumature già romantiche. Secondo Giordano Viroli, che ne ha curato la scheda nel catalogo della Quadreria forlivese (La tradizione rinnovata 2006, p. 296), il supporto di carta e il grado di finitezza relativo farebbero identificare nell'opera, più che un dipinto finito, uno studio preparatorio. Se Susinno aveva datato l'opera alla fine degli anni Trenta dell'Ottocento (comunicazione scritta della Galleria Carlo Virgilio datata 12/2/97, Archivio Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì), per Viroli è più ragionevole ritenere che la data 1809, indicata sul disegno Piancastelli di medesimo tema, possa assegnarsi anche al dipinto in esame
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0800690255
  • NUMERO D'INVENTARIO 02001032
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini
  • DATA DI COMPILAZIONE 2022
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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