Sacra Famiglia e Santi. Sacra Famiglia con San Giovannino e Santa Caterina d'Alessandria
dipinto,
Palmezzano Marco (1459-1463/ 1539)
1459-1463/ 1539
Dipinto a olio su tavola in cornice di legno intagliato e dorato
- OGGETTO dipinto
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ATTRIBUZIONI
Palmezzano Marco (1459-1463/ 1539)
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Palazzo del Monte di Pietà
- INDIRIZZO Corso Giuseppe Garibaldi, 45, Forlì (FC)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Oltre un parapetto marmoreo, la Madonna a mani giunte rivolge la sua preghiera al piccolo Gesù che, semidisteso su un drappo rosso, si volge in maniera dinamica verso di lei, recando in una mano tre spighe di grano mentre con l'altra indica verso l'alto. Sulla sinistra è collocato in posizione ribassata un San Giuseppe particolarmente corrucciato, che ripete il tipo fisico del "vecchione", tanto caro a Marco Palmezzano (Forlì, 1459- 1539), con la consueta fluente barba bianca perfettamente bipartita. In secondo piano una giovane santa dall'elegante acconciatura, identificata con Santa Caterina d'Alessandria, è raffigurata mentre volge gli occhi bassi al Bambino con atteggiamento devoto, tenendo in mano un libro e la palma del martirio. L'identificazione della figura femminile è stata proposta solo sulla base del tradizionale aspetto fisico attribuito alla santa alessandrina: forse per non turbare l'intimità e la tenerezza della scena, mancano infatti qui gli abituali attributi di Caterina, quali la ruota dentata e la spada, strumenti del suo martirio; viene sottolineato invece, grazie al libro ,soprattutto il suo ruolo di personificazione cristiana della Sapienza. In posizione centrale, ma arretrata rispetto alle due figure femminili, San Giovannino alza la croce con una mano e osserva incuriosito Gesù, tenendo devotamente l'altra mano sul petto. Dietro le figure una tenda verde è rialzata ai lati per incorniciare la scena, quasi fosse un sipario teatrale. Sul cartiglio in basso a destra, apposto sul parapetto in modo illusionistico, come di consueto in Palmezzano, si scorge la firma del pittore forlivese, in parte abrasa: delle tre righe su cui si articola il breve testo, solo le prime due sono quasi completamente leggibili e riportano il nome dell'artista, mentre manca l'indicazione della data di realizzazione ("Marchus palmeçanus/ Pictor forliviensis/ p[...]"). Come riferisce per la prima volta Vittorio Mezzomonaco nel catalogo della I Mostra- Mercato dell'Antiquariato Città di Forlì (1988), a cui l'opera prese parte, la tavola fu resa nota qualche anno prima tramite un cartoncino di auguri, realizzato per le festività natalizie dalla Cassa dei Risparmi di Forlì, che l'aveva comprata dal bolognese Enrico Marabini nel 1981. Al momento dell'acquisto l'opera era corredata da una perizia di Francesco Arcangeli che confermava la mano di Marco Palmezzano e da una dichiarazione del restauratore Vittorio Dotti di Bologna, che ne certificava l'autenticità e l'ottimo stato di conservazione, dopo il restauro da lui stesso condotto (documentazione conservata presso l'Archivio della Fondazione forlivese). Dell'opera, di cui non si trova traccia nella bibliografia più antica dedicata a Palmezzano, si ignora l'origine, pur potendo ipotizzare una destinazione di natura domestica, visto il soggetto e le dimensioni del dipinto. Se Mezzomonaco datava il dipinto alla fine del XV o inizio del XVI secolo e avanzava l'ipotesi che la figura di Santa Caterina fosse un doveroso tributo all'allora signora di Forlì, Caterina Sforza, Giordano Viroli (in Marco Palmezzano 2005, p. 316) ha preferito posticipare la sua esecuzione alla tarda attività dell'artista forlivese. L'addolcimento espressivo e formale riscontrabile nella raffigurazione, seguito all'incontro di Palmezzano con la pittura veneta che intenerì i colori e ammorbidì le forme nei suoi dipinti, ha indotto lo studioso forlivese infatti a ritenere che l'opera fosse stata eseguita nel pieno Cinquecento, sullo scorcio del terzo decennio o nei primi anni del successivo. Viroli notava inoltre come il tratto disegnativo e la tecnica di esecuzione dell'opera in esame si riallacciassero all'altro dipinto di Palmezzano raffigurante "La Madonna con il Bambino, san Giovannino e santa Caterina d'Alessandria", conservato presso il Museo Borgogna di Vercelli e datato 1533: l'ovale del volto della Vergine presentava per lo studioso forlivese la stessa compiaciuta rotondità, proponendo lo stesso ideale muliebre, così come l'atteggiamento e i caratteri di santa Caterina gli apparivano pressoché identici in entrambe le opere. Se poi forti sono le tangenze della tavola in esame con la "Natività" del trittico della Pinacoteca di Brera, realizzato da Palmezzano già nel 1516 (la posa del Bambino e quella della Madonna, seppur ritratta a figura intera, sono perfettamente sovrapponibili, mentre più variata è la figura di San Giuseppe, che però appare appoggiato al bastone a forma di tau con una posizione delle mani molto simile), vero è che l'intera composizione della "Natività" sarà poi replicata fedelmente nel 1530 in un'altra pala, di medesimo soggetto, conservata presso il Musée de Grenoble, in cui il volto della Vergine è ancora più vicino a quello della "Sacra Famiglia" di Forlì: nella tavola della Fondazione, così come in quella esposta a Grenoble, il viso della Madonna si aggiorna a un ideale femminile più moderno, influenzato dal classicismo umbro- raffaellesco e caratterizzato da gote tondeggianti e mento puntuto, evoluzione che si riscontra anche nelle altre opere realizzate da Palmezzano negli ultimi anni di carriera, come la pala di Cesena (1537). Pur appartenendo all' attività estrema dell'artista forlivese, che morirà nel 1539, la "Sacra Famiglia" di Forlì non presenta però quei irrigidimenti e quel lieve scadimento inventivo e qualitativo che spesso hanno denotato le ultimissime opere di Palmezzano. Nonostante la compressa composizione le figure si collocano infatti nello spazio in modo credibile ed equilibrato, con un effetto di intimità grazie alla scelta del punto di vista estremamente ravvicinato. Ne risulta un forte senso di umanità, fondamentale per stimolare l'immedesimazione in un dipinto destinato alla devozione privata, velata però da una nota di malinconia, data dai riferimenti al destino tragico di Cristo, nonostante appaia qui ancora come un bimbo spensierato: il suo prossimo sacrificio appare infatti annunciato dalle spighe di grano, allusioni all'Eucarestia, dalla croce di San Giovannino e dal rosso intenso del panno che gli funge da palcoscenico
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0800690219
- NUMERO D'INVENTARIO 02001010
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini
- DATA DI COMPILAZIONE 2022
- ISCRIZIONI recto, in basso a destra, su cartiglio dipinto - Marchus palmeçanus/ Pictor forliviensis/ p[...] - a impressione - latino
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0