Madonna Glykophilousa

dipinto,

Formato rettangolare

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA tavola/ pittura a tempera
    smalto/ applicazione
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Monastero di Santa Chiara a Montepaolo
  • INDIRIZZO Via Montepaolo, 24, Dovadola (FC)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE La tavola rappresenta uno degli oggetti più preziosi custoditi sino a tempi recenti nel monastero di Santa Chiara a Faenza e proviene verosimilmente, come altre opere mobili, dal precedente insediamento delle clarisse in via Naviglio. A sua volta essa dovette giungere a quest'ultimo luogo dal precedente monastero sito nella parrocchia di San Clemente. Il soggetto è raffigurato secondo l'iconografia di matrice bizantina della Madonna Glicofilusa, caratterizzata dall'unione affettuosa delle guance della Madre e del Figlio, il quale benedice "alla greca". Un secondo esemplare di tale iconografia, datato da Tambini al XIII secolo, proviene pure dall'antico monastero di Santa Chiara e passò nel 1576 al convento di San Francesco della stessa Faenza. La gambe del Bambino sono incrociate, come prefigurazione della futura Crocifissione. Il monogramma a lettere greche dipinto sul fondo oro identifica l'immagine come Theotókos, ovvero Madre di Dio. La cornice è stata sagomata entro lo stesso supporto ligneo del dipinto; il restauro del 2005 circa ha liberato l'opera da vecchie ridipinture e ha reintegrato le parti danneggiate da una bruciatura, localizzata nel bordo inferiore. Come osservato da Tambini, cui si deve la pubblicazione del dipinto (con localizzazione in collezione privata), nell'aureola del Bambino sono insereiti piccoli tondi in smalto bianco che simulano perle. La matrice figurativa bizantina mostra sul piano stilistico un ingentilimento di matrice italiana ed è probabile che l'autore appartenga al contesto veneziano-adriatico, cui si devono varie altre opere su tavola prodotte tra tardo Medioevo e primo Rinascimento in area romagnola. Tambini ha infatti riferito l'opera ad artista veneziano operoso a cavallo fra XIV e XV secolo. In precedenza, Corbara (1950) aveva visto il dipinto esposto in chiesa e lo aveva pure attribuito ad ambito veneto-adriatico, con una datazione al XV secolo, che forse poteva essere arretrata al Trecento
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0800687673
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini
  • ISCRIZIONI nei due angoli superiori - MP ΘY -
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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