Ritratto di principe rinascimentale

dipinto, 1401 - 1500

Tavoletta lignea, dipinta a tempera, raffigurante un Ritratto di principe rinascimentale. Busto maschile di profilo incorniciato da una nicchia architettonica, ad arco su pilastrini, vista di scorcio dal basso

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA tavola/ pittura a tempera
  • AMBITO CULTURALE Ambito Lombardo
  • LOCALIZZAZIONE Parma (PR)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE La tavoletta fa parte di una serie di riquadri da soffitto molto diffusi nelle decorazioni delle dimore più eleganti di vari centri dell’area padana (in particolare Brescia, Mantova e Crema) dalla metà del XV ai primi decenni del XVI secolo. I soggetti sono in genere di tipo profano e con intento didattico-dottrinale nel caso di storie bibliche e immagini di animali; oppure hanno scopo celebrativo, legato al prestigio familiare, nell’uso dei ritratti, stemmi e busti di personaggi famosi, che alludevano a idee e orientamenti dei committenti. Il soffitto a tavoletta era molto in uso tra i bresciani del Rinascimento. Nella città e nel territorio, infatti, le formelle diventano un fenomeno sociale diffusissimo fra la prima metà del XV e il primo quarto del XVI secolo. E’ una moda che coniuga utilità e bellezza. Serve, del resto, un’efficace copertura per le ampie stanze delle eleganti case. Il sistema a travi lignee alternate mostra alti standard di stabilità e sicurezza, realizzati da abili carpentieri e muratori. Le tavolette, eseguite separatamente nella bottega artigiana, vengono poi disposte negli appositi incastri. E anche nelle dimore del territorio bresciano l’evoluzione tecnica viene rispettata, come in altri centri lombardi. Nel nostro caso sulla tavoletta è raffigurato un busto maschile di profilo, dalla lunga capigliatura, probabilmente un giovane condottiero, incorniciato da una nicchia architettonica, con prospettiva scorciata dal basso. La partitura architettonica e il festone sono del tutto paragonabili (per dimensioni, disegno e cromia) a quelli dipinti sulle tavolette di un complesso decorativo oggi disperso: il soffitto del Castello di San Martino di Gusnago presso Mantova. La coincidenza di questo motivo decorativo con quello di San Martino induce a ipotizzare una possibile appartenenza a quel complesso. Il soffitto, realizzato probabilmente per le nozze di Caterina, figlia naturale del Marchese Ludovico Gonzaga, e Francesco Secco d’Aragona, fu demolito nell'Ottocento e successivamente disperso (Terni de Gregory 1981, p. 170). Un’altra ipotesi è che le formelle in legno decorassero la dimora cremasca del condottiero Socino (o Soncino) Benzone (Venturelli 2015, che riprende Bombelli 1957). Membro di un’importante famiglia guelfa, che ebbe la signoria di Crema per alcuni anni, il Soncino fu protagonista di importanti fatti storici a cavallo tra XV e XVI secolo, che lo videro prima a fianco poi contro i veneziani. Fu imprigionato a Palazzo Ducale e, accusato di tradimento, venne impiccato nel 1509. Datata agli inizi del Cinquecento, l’opera è stata attribuita da Pope Hennessey al pittore bresciano Floriano Ferramola (1480 ca.-1528) autore anche di cassoni nuziali in legno dipinto. La sua opera più famosa è il ciclo di affreschi con “Metamorfosi di Ovidio” di Palazzo Calini a Brescia, caratterizzato da eleganti partiture architettoniche di gusto classicheggiante, ispirate agli archi di trionfo romani, che ricordano i riquadri che incorniciano i personaggi raffigurati nelle tavolette da soffitto in oggetto. Verso la metà dell’Ottocento gli affreschi vennero strappati, ne sono sopravvissuti pochi brani, ma altri cinque furono acquistati dal Comune e collocati nella Pinacoteca di Brescia. Ferramola è considerato un pittore importante nella transizione tra il Foppa e la nuova genera di pittori lombardi (Crowe e Cavalcaselle 1871). In tempi più recenti Paola Venturelli ha attribuito queste tavolette ad Agostino De Bianchi e alla sua bottega in Crema, riprendendo l’ipotesi di Bombelli (Venturelli 2015). Herry Willet, collezionista d’arte e fondatore del museo di Brighton, riuscì ad acquistare quarantaquattro tavolette e le trasferì in Inghilterra. Attualmente dodici riquadri sono conservati al Metropolitan Museum di New York e sei al Victoria and Albert Museum di Londra. Questi ultimi sembrano essere di qualità superiore rispetto alle tavolette di New York e i volti raffigurati appaiono degli autentici ritratti. L’opera, infatti, fu certamente compiuta a più mani. Le botteghe artistiche cremasche, tra l’altro, non erano costituite solo da pittori, ma erano formate principalmente da dinastie familiari, come i De Bianchi e i Codelupo Bombelli. Ça tavoletta in questione, se non è attribuibile con sicurezza ad un autore ben preciso, si ritiene tuttavia parte di un unico complesso che decorava un palazzo lombardo signorile. La Galleria G. Franchetti alla Ca’ d’Oro in Venezia conserva nei depositi quattro riquadri cono motivo di contorno molto simili a questa, forse addirittura pertinenti ad una medesima serie
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà privata
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0800682358
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Parma e Piacenza
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Parma e Piacenza
  • DATA DI COMPILAZIONE 2020
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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