Milone da Crotone (Il Milone con le mani chiuse conficcate in un tronco d'albero e un leone sullo sfondo ). Milone da Crotone (Il Milone con le mani chiuse conficcate in un tronco d'albero e un leone sullo sfondo )

dipinto olio su tela, ca 1836 - ca 1836

dipinto ad olio su tela

  • OGGETTO dipinto olio su tela
  • MATERIA E TECNICA tela/ pittura a olio
  • MISURE Altezza: 205 cm
    Larghezza: 147 cm
  • AMBITO CULTURALE Ambito Emiliano
  • ATTRIBUZIONI Zatti Carlo (attribuito): pittore
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Galleria Estense
  • LOCALIZZAZIONE Gallerie Estensi
  • INDIRIZZO Largo Porta Sant’Agostino, 337 - 41121 MODENA tel. 0594395727 - fax 059230196 pec: mbac-ga-esten@mailcert.beniculturali.it ga-esten@beniculturali.it, Modena (MO)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Adolfo Venturi, tra i dipinti che nell’Ottocento arricchirono la Galleria Palatina di Francesco IV e V cita il «Milone da Crotone dipinto nel 1838 da Carlo Zatti in Firenze, sotto la direzione del Benvenuti». Lo stesso Carlo Zatti parla della sua opera in una autobiografia giunta fino ai nostri giorni: «[...] eseguivo una figura grande al vero rappresentante Milone che tenta disperatamente di liberare le sue mani serrate nella fessura di un grosso tronco d’albero ch’ei voleva squarciare, spaventato dal ruggito del leone che da lungi s’avvicina per assalirlo e divorarlo: eseguii questo quadro con studio accurato e mi riuscì in modo soddisfacente» (C. Zatti, Autobiografia 1835-1873, ms. autografo, 1880, coll. priv. - copia in Archivio Storico del Comune di Brescello). Difficile credere a un leone che si aggirasse tra gli uliveti dell’antica Crotone. Più probabile che il mito abbia preso il sopravvento sulla realtà e così molti artisti hanno utilizzato l’iconografia del leone, altri quella dei lupi che sbranano Milone. Ma non è il caso di scomodare fonti come Strabone e Pausania per chiarire l’episodio. In estrema sintesi, Milone, celebre lottatore e plurivincitore di almeno sei gare ad Olimpia, si imbatté in un ulivo cavo, sacro ad Hera, che cresceva in prossimità del tempio della dea. Nel tentativo di spezzarlo in due, a dimostrazione della sua forza, inserì le mani nella fenditura ma la dea, adirata da quell'atto sacrilego, lo punì levandogli le forze. Egli vi rimase incastrato divenendo preda di un branco di lupi. Per quanto più ci riguarda, in merito all’opera, l’autore cita con dovizia l’episodio del rifiuto del dipinto che doveva essere esposto, nel 1838, presso la dimora di Giuseppe Pisani. L’allora direttore dell’Accademia Atestina, così racconta lo stesso Zatti, non espose il suo «Cupido ed il Milone». Come spiega il brescellese nelle sue memorie, Francesco IV si recò in visita alla mostra e, saputo che i due dipinti di Carlo Zatti erano stai respinti, «interessò il segretario di gabinetto del Duca di avvertire questi del fatto, allora il Sovrano fece avvisarmi che desiderava vedere i due miei quadri […] mi diedi premura di farli trasportare al Palazzo Reale e il Duca prendendomi al braccio dall’anticamera mi condusse avanti al mio Milone che aveva fatto collocare sotto ad altro quadro di figura nuda del Malatesta, Filottete […] ed esprimendo desiderio di possederlo ed io glielo offersi insieme all’altro, il Cupido del quale pure ne fece lode». «Il Milone» fu così collocato nella sala delle udienze di Palazzo Ducale. (Filippo Silvestro, Carlo Zatti, pittore: Brescello 24 settembre 1809 - 10 febbraio 1899 - Volume 120 di Bollettino storico reggiano - Deputazione di Storia Patria per le Antiche Provincie Modenesi, Sez. di Reggio Emilia, 2003, pp. 24-27). Tutto ciò ci permette di determinare il momento d’acquisizione della tela realizzata nel 1836 durante i1 periodo di formazione presso l’Accademia di Belle Arti di Firenze. L’opera, ancora acerba, era scolasticamente debitrice degli orientamenti neoclassici di Pietro Benvenuti e mostra il giovane Zatti assai ossequiente ai precetti del suo maestro. Carlo Zatti ha certamente in memoria il Laocoonte ellenistico, una scultura delle collezioni pontificie, che costituiva per gli artisti l'esempio della sofferenza eroica. Forse aveva osservato almeno un’incisione del Milone del Pordenone. Così, alla maniera del suo mentore e sulla base di esempi di riferimento, accentua l’espressione veemente della sofferenza e della paura e la dimensione scultorea del personaggio inserito in una atmosfera plumbea
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0800676906
  • NUMERO D'INVENTARIO R.C.G.E. n. 2915
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA GALLERIA ESTENSE
  • ENTE SCHEDATORE GALLERIA ESTENSE
  • DATA DI COMPILAZIONE 2019
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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