Soggetti sacri

polittico,

Polittico a sportelli formato da cinque lastre di avorio, incerniate tra di loro e richiudibili mediante un piccolo gancio che si inserisce in un occhiello. In cima alla cuspide dell'edicola centrale è applicato un cappuccio metallico di forma lobata, terminante con un occhiello, per mezzo del quale l'oggetto poteva essere appeso. Nell'edicoletta sostenuta da due colonnine è rappresentata quasi a tutto tondo la figura della Vergine seduta, mentre porge un fiore al figlio benedicente che tiene sulle ginocchia; un angelo che scende dall'alto le pone una corona sul capo. La raffigurazione è sormontata da un arco a doppia ghiera, internamente trilobato. Nelle ante laterali, suddivise mediante listelli orizzontali forniti di un bordo di perline, sono raffigurate in otto comparti scene della vita di Cristo, ciascuna inquadrata da un archetto pensile trilobato. Le due ante di sinistra recano la raffigurazione dell'Annunciazione nella parte superiore e l'Adorazione dei Magi in quella inferiore; le due di destra la Natività e la Presentazione al Tempio. Gli sportelli terminano superiormente con una cuspide ornata di semplici crochets; i più esterni, di dimensioni maggiori, recano nel timpano anche una larga rosetta

  • OGGETTO polittico
  • MATERIA E TECNICA avorio, intaglio
  • AMBITO CULTURALE Ambito Francese Settentrionale
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Museo Nazionale di Ravenna
  • LOCALIZZAZIONE Monastero benedettino di San Vitale (ex)
  • INDIRIZZO Via San Vitale, 17, Ravenna (RA)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE La Vergine è vestita con un ampio mantello, chiuso sul petto da un fermaglio, mentre sulla testa ha un corto velo che sfiora appena le spalle. La raffigurazione è sormontata da un arco a doppia ghiera, internamente trilobato. Il timpano è sottolineato da un doppio fiore, mentre non ci sono tracce delle due piccole guglie che in molti esemplari completano, in forma pseudo-architettonica, l'edicola centrale. Il tabernacolo a sportelli, nella sua forma di trittico o pentittico, scompartito in più piano orizzontali nelle ante laterali, e in qualche caso anche nella raffigurazione centrale, è un prodotto tipico dell'arte gotica. È probabile che, da un lato debba la sua struttura a modelli di oreficeria, mentre dall'altro risente della trasmigrazione di tipi iconografici dalla scultura monumentale. La maggior pare di questi oggetti infatti, sempre dedicati alla Madonna, reca nell'edicola centrale una sua rappresentazione quasi a tutto tondo, ispirata ai più noti modelli di statue a se stanti in avorio (come ad esempio la Vergine della Sainte Chapelle o quella di Saint Denis, databili tra il 1250 e il 1260), ripetute in una gran quantità di esemplari di altaroli portatili. L'arco di tempo nel quale si può situare questa produzione va dagli ultimi decenni del Duecento (come il pezzo del Museo di Toledo) almeno fino al terzo quarto del Trecento (cfr. esemplare di Dijon), sia per i caratteri stilistici piuttosto tardi che per la presenza, nello sportello in basso a destra, di una variante iconografica della Madonna che si presenta soprattutto dopo la metà del secolo. A rendere comunque alquanto problematica la datazione di questi pezzi è il fatto sempre più evidente - anche se non corroborato da indagini approfondite - che molte particolarità non sono dovute a ritardi o persistenze iconografiche, ma più probabilmente alla compresenza di diverse scuole e ambiti di produzione. L'esemplare ravennate è tra i più piccoli come dimensioni, ma ben curato nella definizione dei particolari, soprattutto nella figura centrale che di solito veniva eseguita dall'artista più abile della bottega. La rappresentazione della Vergine seduta è, in questo tipo di altaroli, decisamente meno frequente di quella in piedi; qui è caratterizzata dalla presenza di un panneggio particolarmente ampio e morbido, che ricade in lenti panneggi sotto il braccio sinistro. Le scenette della ante laterali seguono sostanzialmente l'iconografia solita, ad eccezione di due particolari: la Madonna che sostiene il Bambino e lo allatta nel presepe a destra in alto e, in basso a sinistra, Melchiorre rappresentato nell'atto di sollevare la corona dal capo, mentre nella raffigurazione corrente lo si vede con la corona già posta sulle ginocchia. La posizione del bambino nella Natività attrasse l'attenzione del Morey nel 1939, come iconografia non tipica del gotico francese, e lo indusse a includere l'opera in una lista di avori prodotti in Italia. Per il tema della Madonna che allatta si possono riscontrare numerosi paralleli, tutti comunque piuttosto tardi e pei i quali è stato spesso proposto un ambito tedesco o comunque non parigino. La particolare iconografia di Melchiorre trova invece pochi riscontri tra i pezzi noti: come uno dei più antichi si ricorda un piccolo trittico del del Metropolitan Museum datato al secondo quarto del secolo, poi un trittico del Victoria and Albert Museum del terzo quarto del secolo, un modesto dittico del Castello Sforzesco di Milano e alcune opere in rapporto al maestro di Kremsmünster e quindi da situarsi alla fine del secolo e oltre. Anche il Santi nel 1969 notò gli aspetti iconografici non comuni di questo manufatto ravennate, e li interpretò come segni di evoluzione in senso realistico che inducono a posticipare la datazione del pezzo. Ma forse questi elementi, che potremmo altrettanto bene definire del racconto popolare, sono un tentativo di ravvivare un'iconografia diventata schematica e non più sostenuta dalla freschezza di stile dei prodotti antichi. È evidente la presenza di "scuole" in qualche modo parallele ma diversificate. Caduti alcuni dei presupposti dell'articolo del Morey del 1939, e rimasto aperto il problema dell'avorio gotico italiano, queste tipologie un poco anomale sono rientrate nell'ambito francese o nella produzione renana, ancora in via di definizione. È evidente comunque che tutto l'apparato stilistico e iconografico si rifà decisamente ai modelli elaborati nel secondo quarto del secolo, e se la datazione deve essere spinta ulteriormente avanti, lo si deve all'aspetto morbido e un po' incerto delle panneggiature, più confacente al clima del terzo quarto del Trecento. D'altra parte, la presenza di un apparato decorativo piuttosto semplice, a rosette e piccoli crochets, e la mancanza di quelle cadenze ornamentali tipiche della fine del secolo che si possono notare nell'esemplare di Dijon, fanno sì che l'avorio in questione difficilmente possa superare il decennio 1370/80
  • CONDIZIONE GIURIDICA detenzione Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0800635552
  • NUMERO D'INVENTARIO Museo Nazionale di Ravenna RCE 1065
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini
  • DATA DI COMPILAZIONE 1981
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2016
  • DOCUMENTAZIONE ALLEGATA scheda catalografica (1)
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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