Ritratto di Paolo Emilio Campi

dipinto, post 1751 - post 1751

Ritratto di uomo a mezza figura con parrucca grigia, giacca scura dalle ampie maniche da cui fuoriescono le maniche della manica bianca. Sul petto porta una coccarda con appesa una medaglia d0oro. Tra le mani tiene un documento scritto, che sta svolgendo come per aprirlo. Appoggia il braccio sinistro su alcuni libri posati su di un tavolo. Fondo neutro, iscrizione sottostante. Entro semplice cornice in legno

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA tela/ pittura a olio
  • MISURE Altezza: 124 cm
    Larghezza: 94 cm
  • ATTRIBUZIONI Vannulli Girolamo (attribuito): pittore
  • ALTRE ATTRIBUZIONI ambito modenese
    ambito bolognese
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Collegio S. Carlo
  • INDIRIZZO Via S. Carlo, 5, Modena (MO)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Paolo Emilio Campi, appartenente a famiglia nobile cittadina, nacque a Modena il 6 aprile 1729 da Cesare e Cecilia Donesmondi. Nel 1743 fu iscritto al Collegio dei Nobili di S. Carlo, ove fece parte dell’Accademia dei Dissonanti e manifestò una non comune inclinazione alla poesia e dove intraprese i primi studi letterari, perfezionandosi sotto la guida del professore Giuliano Cassiani. L'anziano poeta dedicherà proprio a Campi, ormai famoso tragediografo, gli ultimi suoi versi. Il giovane allievo infatti non aveva tardato ad acquistarsi fama di buon poeta, anche se gran parte della sua produzione poetica rimase inedita. Terminato il corso di studi nel 1751, quando ricevette il principato in Belle Lettere, si dette a coltivare la poesia vagheggiando in versi petrarcheschi e in stile arcadico una fanciulla della nobile famiglia Fontanelli (per la quale abbozzò un poemetto allegorico intitolato "La ninfa fontaniera"). Nel 1756 sposava Anna Ingoni, anch'essa nobile, da cui ebbe otto figli: nel corso della sua attività poetica lo scrittore ricorderà più volte il sereno ambiente famigliare raccolto intorno alla figura della consorte, la cui scomparsa egli commemorò, nel 1787, con versi sinceramente commossi. Ma, a parte i tentativi lirici della giovinezza, fu soprattutto il suo lavoro di tragediografo che lo rese famoso. Fra le sue tragedie più rappresentate ricordiamo: la "Bibli", rappresentata nel teatro di corte di Modena nel 1773 e data alle stampe l'anno successivo, e il "Woldomiro ossia la conversione delle Russie", stampata sempre a Modena nel 1781 con una dedica a Caterina II. La produzione tragica di Campi riscosse unanime successo di pubblico e di critica, ricevendo anche gli elogi degli intellettuali e dei letterati del tempo fra i quali ricordiamo almeno Voltaire e Vincenzo Monti. Una menzione meritano le liriche che Campi compose in età matura e che si distinguono da quelle giovanili per una certa sensibilità lugubre (rapportabile sicuramente al clima preromantico), che viene a correggere il primitivo petrarchismo arcadico. Nel corso della sua vita Paolo Emilio Campi svolse a Modena anche un'attività pubblica congeniale alla sua educazione e all'estrazione sociale cui apparteneva. Nel 1760 fu uno dei conservatori della civica rappresentanza; nel 1764 fu scelto come amministrazione della nuova opera generale dei poveri, nel 1773 fu delegato alla deputazione per amministrare le sostanze dei Gesuiti e l'anno successivo fu eletto Prior Cavaliere presso la comunità; nel 1795 fu tra i magistrati della sanità e nella congregazione appositamente costituita per la sorveglianza delle acque e la manutenzione delle strade; dette anche il suo contributo alla riunione delle varie opere pie esistenti a Modena secondo il piano emanato nel 1789 da Ercole III d'Este. Coltivò numerose amicizie letterarie (oltre al già citato Giuliano Cassiani, furono intimi di Campi anche Agostino Paradisi, Francesco Cassoli, Francesco Albergati Capacelli, Girolamo Lucchesini) e fu in corrispondenza epistolare con Monti e Voltaire. Fu ascritto a varie accademie, tra cui gli Ipocondriaci di Reggio, gli Affidati di Pavia, gli Arcadi di Roma, i Dissonanti di Modena, gli Aborigeni di Roma e i fervidi Filodrammaturghi di Bologna. Si dilettò anche di pittura ed Ercole III lo volle nel 1791 fra gli accademici onorari della locale scuola di belle arti. Non si impegnò a fondo negli avvenimenti politici che sconvolsero l'Italia padana nell'ultimo scorcio di secolo, mantenendo sentimenti conservatori che gli permisero di non rompere con le locali autorità. Morì nella città natale il 24 gennaio 1796 e fu seppellito nella chiesa modenese dei SS. Faustino e Giovita, nella tomba di famiglia che egli stesso aveva fatto allestire per la consorte. Il ritratto in esame, di buona mano, fu analizzato da Ragghianti nel 1939. Lo studioso vi riconobbe una mano affine a quella del pittore modenese Torelli, arrivando ad attribuire, se pure con qualche margine di dubbio, il ritratto di Campi e altri dipinti della collezione del Collegio a Girolamo Vannulli, pittore modenese già allievo del bolognese Monti: Tiraboschi, parlando di Vannulli, ne ricorda i molti ritratti buona parte dei quali appartenenti al Collegio dei Nobili. Anche Campori parla del Vannulli citandone l’alunnato bolognese svolto, secondo lo storico modenese, presso Giuseppe Crespi
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà privata
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0800438852
  • NUMERO D'INVENTARIO 0519
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara
  • ENTE SCHEDATORE Fondazione Collegio San Carlo
  • ISCRIZIONI in basso - SIG. CO. PAOLO EMILIO CAMPI/ MODENESE PRINCIPE/ DI LETTERE L'ANNO/ 1751 - lettere capitali - a matita - italiano
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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