Ritratto di Giovanni Pindemonte

dipinto, 1777 - post 1777

Ritratto a tre quarti, in abito nero, con fiocco giallo al petto; tiene tra le mani una cetra. Si appoggia ad un tavolo su cui si vedono uno spadino e altri oggetti. Entro semplice cornice in legno

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA tela/ pittura a olio
  • MISURE Altezza: 127 cm
    Larghezza: 91 cm
  • ATTRIBUZIONI Vannulli Girolamo (attribuito): pittore
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Collegio S. Carlo
  • INDIRIZZO Via S. Carlo, 5, Modena (MO)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Nato a Verona nel 1751 dai marchesi Luigi e Dorotea Maffei e fratello maggiore del più famoso Ippolito, Giovanni Pindemonte venne ammesso al Collegio San Carlo di Modena, assieme al fratello, nel 1765, dove fu registrato in ingresso con il numero 1264. Qui compì il regolare corso di studi dimostrando spiccate doti poetiche e letterarie, partecipò all'Accademia dei Dissonanti e ottenne in principato in Belle Lettere nel 1771. Tornato in famiglia, dimorò pochi anni nella natia Verona e poi si trasferì a Venezia, ove iniziò a farsi riconoscere per la sua condotta irrequieta e dove il matrimonio con la nobildonna patrizia Vittoria Maria Gasparina Wildmann-Rezzonico gli aprì le porte del Gran Consiglio, di cui divenne membro effettivo nel 1782. Amante del teatro, esordì come librettista nel 1772 pubblicando a Verona il dramma musicale “Il genio della Sassonia in riva all’Adige”, musicato dal conte Pietro dal Pozzo. Compose inoltre dodici tragedie di ispirazione alfieriana a sfondo storico, fra cui "I Baccanali di Roma", del 1788, che riscosse grande successo, e il “Cincinnato” del 1803. Nel frattempo proseguiva la sua carriera politica. Attestato nel 1784 come membro dei Dieci Savi, la magistratura responsabile delle finanze della Serenissima, nel 1788 subentrò a Camillo Bernardino Gritti come podestà di Vicenza, carica che mantenne fino al 1789. Pur ricoprendo una carica pubblica di questo peso Giovanni viene costantemente controllato dagli Inquisitori di Stato in quanto simpatizzante della Rivoluzione Francese. Dal temperamento ardente e irrequieto, Giovanni Pindemonte aggredì a Venezia nel 1790 il nobile Giacomo Martinengo, marito di una sua amante vicentina. Subì formale processo e fu condannato a otto mesi di carcere, durante i quali tradusse in terza rima il poemetto di Ovidio, "I rimedi d'amore". Recuperata la libertà, sposò le idee sovversive che cominciarono allora a circolare nella repubblica Veneta e capeggiò il cosiddetto “partito dei patrioti”, in contatto segreto con i giacobini, che censurò apertamente gli atti di governo. Scoperto e “salvato” dal fratello Ippolito, in seguito a queste sue posizioni fu costretto, nel 1795, a lasciare il Veneto e a rifugiarsi a Parigi. Qui subì processo con l'accusa di complicità nella congiura contro Bonaparte, ma fu rimesso in libertà per mancanza di prove e, anzi, poco dopo fu nominato consigliere della repubblica cisalpina. Ritornato in patria dopo il trattato di Campoformio del 1797, che sancì la cessione di Venezia e dei suoi domini all’Austria, fu membro del corpo legislativo e dell'Istituto Nazionale e si guadagnò fama per le altre sue tragedie, fra le quali sono da ricordare almeno "Il salto di Leucade", "I Coloni di Candia", "Elena e Gerardo" e "Ginevra di Scozia". Alla fine del secolo si recò di nuovo a Parigi, dove subì un processo con l’accusa di complicità nella congiura contro Bonaparte organizzata da Giuseppe Ceracchi nell’ottobre 1800 ma venne rimesso in libertà grazie a Ferdinando Marescalchi. Colpito da ictus nel 1806, rientrò a Milano e negli ultimi anni si ritirò a Verona, dove continuò tenacemente a mostrare ostilità verso il governo austriaco. Morì nel 1812. Il suo ritratto fu schedato una prima volta da Ragghianti nel 1939: lo studioso vi lesse una mano di scuola bolognese o modenese del XVIII secolo con caratteristiche vicine al Torelli e assegnabile, se pure con margini di incertezza, a Girolamo Vannulli
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà privata
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0800438641
  • NUMERO D'INVENTARIO 0182
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara
  • ENTE SCHEDATORE Fondazione Collegio San Carlo
  • DATA DI COMPILAZIONE 1975
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2016
  • ISCRIZIONI in basso - S[IGNORE] M[AESTRO] GIOVANNI PINDEMONTI VERONESE / PRINCIPE DI LETT[ERE] ACCLAMATO / ANNO 1771 - a pennello - italiano
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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