Ritratto di Alfonso Varano

dipinto ca 1740 - ca 1760

Il personaggio è ritratto in piedi frontalmente nei tre quarti della sua figura. Ha un ricco abito ricamato d'oro su fondo scuro, un panneggio di stoffa rossa che ricade dalla spalla. Poggia la destra su un volume. Altri di "Rime varie" e "Tragedie" giacciono su un tavolo

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA tela/ pittura a olio
  • MISURE Altezza: 126 cm
    Larghezza: 91 cm
  • ATTRIBUZIONI Vellani Francesco (maniera): pittore
  • ALTRE ATTRIBUZIONI ambito emiliano
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Collegio S. Carlo
  • INDIRIZZO Via S. Carlo, 5, Modena (MO)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Nel casato ferrarese dei Varano, si distinse per meritata fama il letterato Alfonso Varano (1705-1788), sensibile interprete dell’animo religioso che pure attraversò la cosiddetta "età dei Lumi". La vita, lunga ed operosa, del poeta (nato a Ferrara il 13 dicembre 1705, figlio terzogenito di Giulio Cesare, capitano del Reggimento Varano presso l’ultimo duca di Mantova, e della sua prima moglie, la nobildonna Ippolita Camilla Brasavola) fu dedicata con passione ed estrema coerenza morale all’attività letteraria, intrapresa in età giovanile e coltivata incessantemente fino alla morte. Fu ammesso al collegio San Carlo di Modena nel 1715 con il numero d’ingresso 524, ottenne il principato in Belle Lettere all’Accademia interna nel 1722. A vent'anni meritò gli elogi del cardinale ferrarese Cornelio Bentivoglio grazie all’egloga "L’Incantesimo", a cui seguirono "Il monumento di Dafni", "La contesa", "Gli auguri e gli indovinamenti", componimenti ad imitazione di Virgilio e Teocrito. Modellando la propria poesia sull’eredità dei classici, Alfonso Varano si accostò stilisticamente alle correnti arcadiche: compose così rime pastorali e giocose, capitoli berneschi, anacreontiche confluite nella pubblicazione delle sue "Opere poetiche", che uscirono postume nel 1805. Nel 1726 era stato accolto nel novero dell’Accademia della Crusca e, pochi anni più tardi, entrò in Arcadia con l’appellativo di Odimo Olimpico. Nel 1745 un libraio veronese, Pier Antonio Berno, pubblicò il “Demetrio”, la sua prima tragedia, senza il permesso dell’autore: il Varano, che non aveva avuto modo di correggerla e rivederla prima della pubblicazione, se ne adombrò e ne fece cenno nelle “Novelle Letterarie di Venezia”. Questo episodio comunque lo costrinse a rimettere mano al suo scritto e poi ripubblicarlo ufficialmente, quattro anni più tardi, per i tipi del Seminario di Padova. Si allontanerà sdegnosamente dall’Arcadia nel 1780 dopo il ripetersi di un episodio simile: la pubblicazione non autorizzata di alcuni suoi sonetti nella miscellanea delle "Rime degli Arcadi". Accanto ad alcune liriche giovanili, Alfonso Varano ripudiò, più avanti negli anni, anche il componimento da lui composto per le nozze del Duca di Parma Antonio Farnese ed Enrichetta d’Este. Passando attraverso l’esperienza delle canzoni di argomento religioso "In lode dell’Immacolata Maria Vergine Madre di Dio" e "Nella risurrezione del Salvator nostro Gesù Cristo", il poeta maturò l’intento compositivo delle "Visioni", dodici componimenti in terzine dantesche che prendono spunto da motivi occasionali, di volta in volta commemorativi o encomiastici, evocativi o descrittivi, scelti a pretesto poetico per trattare di argomenti sacri e morali. L’esplicita polemica che oppose Varano al Voltaire, misurata nei toni argomentativi ma strenuamente determinata negli intenti, colloca il letterato ferrarese in una posizione dominante all’interno di una catena culturale che attraversa la storia letteraria italiana da Dante al Manzoni: egli infatti seppe farsi interprete di un sentimento religioso, condiviso e diffuso, che lega al trascendente i più vari e disparati aspetti dell’esperienza umana. La vita di Alfonso Varano trascorse quieta e riservata nella città natale, dove il nobile uomo di lettere godette della stima dei contemporanei, apprezzato anche come esperto di araldica e di cavalleria. La sua fama di scrittore fu concordemente riconosciuta ed onorata dai contemporanei, tanto che la poetessa francese Madame du Boccage, autrice di un "Paradiso perduto" modellato sul poema del Milton, inserì la tappa ferrarese nel suo viaggio in Italia del 1757 proprio per conoscere Alfonso Varano. Curò con dedizione l’educazione e la carriera del nipote Rodolfo, affidatogli come pupillo alla morte del cugino Venanzio Maria (1699-1752). Nominato Ciambellano dell’Imperatore d’Austria, rifiutò l’incarico di ambasciatore della città di Ferrara presso la Santa Sede, di cui, stando alle testimonianze raccolte dal Reina, "non approvava le condizioni". Divenuto sordo negli ultimi anni, si isolò nella sua Ferrara e si dedicò unicamente allo studio. La sua serena esistenza, incessantemente trascorsa fra le cure familiari e l’impegno letterario, si spense il 23 giugno 1788, nella casa avita di via Santo Spirito. Così lo ricorda il professore d’eloquenza Emidio Panelli nell’ Elogio pronunciato a Camerino nel 1790: "Robusto di complessione e sobrio visse sano fino alla tarda vecchiaja, né ebbe incomodo che la sordità. Contrasse solo nell’estremo della vita una languidezza di tutta la persona, restia ad ogni prova della natura e dell’arte. Si resse egli alcuni mesi, temperando con la cristiana filosofia i gravi suoi patimenti, e recitando spesso i più bei tratti delle sue Visioni: morì a Ferrara nel Giugno dell’anno 1788 con animo fermo e sereno. Non menò moglie, e in lui si spense il ramo ferrarese della casa Varano. La modesta pompa de’ funerali di lui venne decorata dall'intervento dell’Accademia degl'Intrepidi". Fu pubblicamente lodato dall’abate Luigi Campi nel Duomo, ove si deposero le sue spoglie coperte da bella lapide composta dall'abate Gaetano Migliore. Il ritratto entrò nelle collezioni del Collegio subito dopo il ritratto di Paolo Emilio Olivazzi (inv. 0183) databile agli anni appena successivi al 1717: da qui una ipotesi di datazione ai primi anni Venti del Settecento anche per il ritratto in esame. Analizzato e schedato da Ragghianti, è attribuibile ad un pittore modenese affine al Vellani
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà privata
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0800438649
  • NUMERO D'INVENTARIO 0184
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara
  • ENTE SCHEDATORE Fondazione Collegio San Carlo
  • DATA DI COMPILAZIONE 1975
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2016
  • ISCRIZIONI nella lettera, entro una forma trilobata - FER - minuscolo - a pennello - italiano
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

ALTRE OPERE DELLO STESSO AUTORE - Vellani Francesco (maniera)

ALTRE OPERE DELLO STESSO PERIODO - ca 1740 - ca 1760

ALTRE OPERE DELLA STESSA CITTA'