balcone, serie di Piazza Giovanni Pietro, Manzini Antonio (attribuito), Bianchi Giuseppe (sec. XVII, sec. XVIII)

balcone, 1677 - post 1677

Si tratta più propriamente di quattro ballatoi lignei che attraversano le due navate laterali. A profilo sagomato, poggiano su quattro mensoloni in stucco a voluta. Dalle due parti una balaustra, pure a profilo sagomato, con cornicione superiore in aggetto, decorata ad intagli a giorno, su cinque specchi, con volute che si intrecciano variamente. Sotto la seconda balconata posta fra la seconda e la terza cappella a sinistra si apre una porticina in legno che porta evidentemente al pulpito; sotto la porticina sono murati due ganci per attaccare una scala

  • OGGETTO balcone
  • MATERIA E TECNICA legno/ intaglio/ pittura
    Stucco
  • MISURE Profondità: 357 cm
    Altezza: 150 cm
    Larghezza: 450 cm
  • ATTRIBUZIONI Piazza Giovanni Pietro (1630/ 1690): progettista
    Manzini Antonio (attribuito): falegname
    Giuseppe Bianchi: plasticatore
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Chiesa di S. Carlo
  • INDIRIZZO via S. Carlo, 7, Modena (MO)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE A pochi anni dall’apertura della chiesa al culto cittadino (1667) fervevano i lavori di sistemazione degli altari e degli spazi destinati all’assemblea. In particolare nel 1676-1677 vengono registrati in rapida successione i pagamenti a Giovanni Lazzoni per la grande statua del S. Carlo nello scalone, a Pietro Gio. Adami per i banchi da Chiesa e ad Andrea Manzini per la “fattura della tribuna” (quest’ultimo pagamento è del 1676; AsFSC, Memorie e scritture per la Congregazione e Collegio. Memorie dei nuovi sedili della chiesa di S. Carlo. Diploma di Francesco III a favore della Congregazione di S. Carlo ed Università, ex D.V.5, 10.2.34, c. non num.) Non è purtroppo specificato di che tribuna si tratti ma è possibile, considerando le date, che si tratti proprio delle balconate che affacciano sulle cappelle laterali: non era ancora stato acquisito, infatti, lo spazio che avrebbe ospitato il presbiterio nel quale interverrà, alla fine del secolo, Antonio Traeri. Le quattro tribune possono essere lette secondo due chiavi differenti: come necessità architettonica e come necessità liturgico/ sociale. Nel documento “Notizie sopra l’origine Stabilimento e progresso della Congregazione….” (Archivio del collegio, c. 160) è esplicitata la prima necessità: il progetto originario dovette essere ridotto e di conseguenza le navate laterali risultarono troppo strette e alte, fuori proporzione, “per il che fu d’uoppo rimediarvi con le quattro Tribune…”: furono dunque aggiunte nell’intento di spezzare l’altezza eccessiva delle arcate di collegamento fra le cappelle laterali, di così ampio respiro da far pensare quasi ad una chiesa a tre navate. Se lette invece in chiave liturgico/sociale esse sono tribune che, se pur mutuate dal mondo del teatro, assolvono ad una precisa esigenza liturgica, considerando il ruolo delle cappelle laterali come sedi della Congregazione: esse diventano cantorie, luoghi per le letture, i canti, la musica e per assistere, come da palchi di teatro, alle celebrazioni. Del resto questa seconda destinazione è indicata dallo stesso Dallamano in un documento più tardo, datato 2 febbraio 1804, quando l’ex segretario ora parroco della parrocchia di S. Biagio del Carmine viene di nuovo interpellato perché scriva due note sulla chiesa e, rispetto alle tribune, dice che la chiesa “è ornata di quattro grandiose tribune che servono pei convittori” durante i panegirici, quando si fa musica e durante le celebrazioni” (AsFSC, 13.9, 1804). Non previste dunque nel progetto originale dell’Avanzini né nelle aggiunte del Vigarani, esse furono Ideate probabilmente dal Piazza e realizzate, se è corretta la lettura del documento, dal Manzini. Si integrano nell’architettura grazie alla balaustra a giorno e al profilo mistilineo che non le fa apparire come ostacoli. Anna Maria Matteucci ne ricorda il parallelo con le imponenti e originali cantorie della chiesa dei Teatini di Ferrara, anch’esse “invadenti” lo spazio sacro ma, forgiate a forma di conchiglia, alleggeriscono la loro presenza con un prestito evidente ancora una volta dal mondo del teatro. Nell’ambito dei lavori di ristrutturazione e di decorazione della chiesa attuati a partire dal 1771 il pittore e stuccatore Giuseppe Bianchi verrà incaricato anche della realizzazione dei peducci che reggono le balconate. I recenti restauri che hanno interessato la chiesa fra il 1979 e il 1980 hanno portato l’intera decorazione plastica ad un colore uniforme marrone-grigio, mentre le foto più antiche testimoniano una evidente bicromia di grigio su fondo blu descritta anche dallo schedatore del 1975
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà privata
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0800438486
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara
  • ENTE SCHEDATORE Fondazione Collegio San Carlo
  • DATA DI COMPILAZIONE 1975
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2016
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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