conversione di San Paolo

dipinto, 1644 - 1644

In uno spazio ampio con scarsa vegetazione San Paolo cade da cavallo al centro della scena tra lo scompiglio di vari cavalieri mentre, in alto nel cielo, tra nubi e raggi di luce, appare Cristo

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA tela/ pittura a olio
  • ATTRIBUZIONI Merani Francesco Detto Paggio (1619/ 1657)
  • LOCALIZZAZIONE Borgo Val Di Taro (PR)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE La grande tela proviene dalla chiesa di San Paolo, soppressa in età napoleonica e trasformata in teatro (l'attuale cinema Farnese). La chiesa era stata eretta dalla Comunità del Borgo nel 1578, in ricordo della sommossa contro la dominazione dei Landi, ma i lavori andarono a rilento e fu consacrata presumibilmente nel 1621 da Mons. Linati. Dal 1638 al 1649 ebbe come arciprete Don Andrea Giorgietti e successivamente, con l'appoggio dei Farnese e in specifico della duchessa Maria d'Este, terza moglie di Ranuccio II, nel 1686 fu annesso all'edificio un convento di Clarisse, attivo fino al 1805. Sappiamo inoltre che fino al 1736, anno della visita pastorale di Mons. Gherardo Giandemaria, il dipinto, posto sull'altare maggiore, era privo di cornice, cosa cui probabilmente si provvedette poco tempo dopo, dato che ora la tela appare racchiusa da una settecentesca inquadratura dorata. Scarse sono invece le notizie che si hanno sul pittore di origine genovese, morto di peste nel 1657, Francesco Merano o Merani detto il Paggio: era stato allievo di Domenico Fiasella, ma incerta è la sua produzione (Pittura a Genova, 1987) e non si conosce se avesse legami di parentela con il più noto Giovanni Battista Merano, anch'egli genovese, ma di una generazione successiva. La testimonianza del Soprani-Ratti (1768) ci presenta Francesco come un diligente imitatore del maestro e ricorda di lui un "Martirio di Santi" destinato alla chiesa genovese dei PP. Carmelitani Scalzi di Sant'Anna. La Newcome ha rintracciato due interessanti disegni che portano la sua firma conservati al Cooper-Hewitt Museum di New York (1972) e un suo dipinto è stato segnalato nella Chiesa di Santa Maria della Nasche in Valle Sturla (Cilento, 1979); inoltre dovette aver rapporti con Recco (Belloni, 1982). La nostra tela, datata al 1644, può considerarsi quindi una testimonianza significativa della sua capacità pittorica, che tuttavia non si dimostra di grande levatura. La composizione, se pur animata da molta energia nel movimento dei cavalli, denota debolezze nel disegno e una troppo accentuata e innaturale carica espressiva nei volti dei personaggi. Più che di un dipinto d'invenzione, sembrerebbe trattarsi di una scena costruita su un repertorio figurativo a stampa, i cui modelli potrebbero essere le varie versioni di questo stesso soggetto che Rubens aveva elaborato, anche durante il suo soggiorno italiano a più riprese, a partire dal 1605 (Jaffè, 1977). Un confronto che possa sostenere come la formazione di Francesco Merano si nutrisse di citazioni formali rubensiane può essere sostenuto con la tela nella collezione Verrijken di Anversa (Rubens, 1990), in cui ritroviamo lo stesso ritmo convulso delle figure e la presenza alla sommità di un modello possibile per la figura di Dio Padre che esce dalle nubi, del resto non troppo distante da soluzioni simili che ritroviamo anche in un'altra tela custodita nella chiesa di S. Polo di Torrile, opera di un artista anonimo raffigurante anch'essa una "Conversione di San Paolo"
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente religioso cattolico
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0800156943
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici per le province di Parma e Piacenza
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici per le province di Parma e Piacenza
  • DATA DI COMPILAZIONE 1998
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2006
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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