capitello di Maestro dei Cavalieri (attribuito) (sec. XII)

capitello, ca 1120 - ca 1130

Capitello su emicolonna addossata al pilastro n. 5, recante al centro un tronco a torciglione da cui si espandono fronde simmetriche; ai lati due animali affrontati col muso girato all'indietro, uno azzannante un rapace che gli ghermisce la schiena; l'altro azzannante un quadrupede capovolto sul dorso. Sulla lesena angolare nord è un tralcio. Collarino scalpellato e abaco a tralcio

  • OGGETTO capitello
  • ATTRIBUZIONI Maestro Dei Cavalieri (attribuito)
  • LOCALIZZAZIONE Parma (PR)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il primo riferimento ai capitelli del matroneo della Cattedrale di Parma si deve al Testi. L'autore si limita solo a menzionare e a descrivere l'iconologia dei capitelli figurati, senza affrontare il problema della cronologia e della paternità di tali sculture. Solo nel 1966 il Tassi daterà i capitelli del matroneo tra il 1150 e il 1170; le opere plastiche vengono attribuite a diversi lapicidi della corrente lombarda. Il Tassi non classifica i singoli capitelli, ma ne descrive i più suggestivi tra i due estremi di ogni campata, mentre licenzia con molta disinvoltura quelli delle colonne intermedie come "capitelli corinzi che ripetono la monotona coronazione delle loro foglie". Il testo più organico e completo su questo argomento è opera di C.A.Quintavalle. L'autore ha affrontato uno studio analitico e sintetico dell'intero duomo, attento alla cronologia del monumento non per una filologia fine a se stessa, ma quale strumento d'analisi dei diversi momenti culturali impliciti nella datazione. I capitelli del matroneo presentano discrepanze di stile, rottura di continuità che attestano il problema della diversa cronologia interna dei capitelli e la possibilità di distinguere tra essi due tempi e due distinte culture. Nello studio di Quintavalle è posto in rilievo come ad ogni tipo di capitello della cripta corrisponda un tipo analogo nei matronei e analizza la dislocazione dei diversi tipi. I capitelli più arcaici (caratterizzati da collarino scalpellato, foglie aderenti in basso al corpo del capitello e fortemente debordanti in alto, volute dei caulicoli incisi con solco di sezione triangolare, strigili grossolani) sono tutti concentrati nella zona più prossima al presbiterio nel matroneo sinistro, nelle tre campate vicine alla crociera e nel matroneo destro nelle corrispondenti altre due campate. Questi capitelli di tipo più arcaico sono attribuiti da Quintavalle alla prima maestranza databili tra il 1090 e il 1104/1106, e reimpiegati solo dalla seconda maestranza. Il reimpiego dei pezzi più arcaici, evidenziato dalle frequenti rotture dei caulicoli, nella zona più sacra del tempio risponde ad un preciso significato simbolico di testimoniare il rapporto tra Chiesa e Impero e di porre in rilievo la funzionalizzazione del secondo alla prima. Dal 1106 al 1130 vengono invece inseriti nelle strutture i pezzi plastici che vengono di mano in mano scolpiti nel cantiere e che si differenziano notevolmente dai primi per il tipo di grafia. L'intreccio di questi ultimi è estremamente approfondito, tagliente, netto, la geometria delle foglie e quella dei caulicoli non segue schemi rigidi, come nei capitelli più arcaici, bensì una maggiore varietà nella forma del fogliato che, a volte, assume l'aspetto di un semplice clipeo. mentre Testi e Tassi liquidavano schematicamente i capitelli non figurati, Quintavalle riscopre in essi non solo un fatto locale, in quanto il problema del corinzio era un tema a cui operavano differenti officine in ambito mediopadano, ma un fatto europeo certamente cosciente, che trova del resto rispondenza nel mondo letterario e che è un discorso simbolico sulla funzione della cultura classica come propedeutica alla città divina in terra, la chiesa. Inoltre l'utilizzo del corinzio testimonia la diffusione della tipologia a livello europeo sulla strada dei pellegrinaggi. I capitelli realizzati dalla seconda maestranza sono tutti figurati. Tra gli esecutori è possibile isolare alcuni "Magister". Eccelle tra tutti il Maestro dei Mesi dalla scrittura finissima degli animali, il Maestro della vendemmia, che irrigidisce la figura e usa una calligrafia più pesante e rozza. Altre figure minori sono il Maestro dei cavalieri e quello dell'Apocalisse. Tutti questi "magister", benchè mantengano delle personalità differenziate, sono però strettamente legati in quello che viene chiamato un programma simbolico della cattedrale
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente religioso cattolico
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0800149214
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici per le province di Parma e Piacenza
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici per le province di Parma e Piacenza
  • DATA DI COMPILAZIONE 1977
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2004
    2006
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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