storie della passione di Cristo

decorazione pittorica, 1530 - 1531

La figura di Cristo, inchiodata alla croce, con il capo reclinato si staglia su di un cielo scuro e bigio, che vive la stessa atmosfera nebulosa delle scene della Passione che la circondano

  • OGGETTO decorazione pittorica
  • MATERIA E TECNICA intonaco/ pittura a fresco
  • ATTRIBUZIONI Pezzali Andrea (notizie 1785): pittore
    Rondani Francesco Maria (1490/ 1550)
  • LOCALIZZAZIONE Parma (PR)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Come ricorda il Pelicelli , questa cappella, ultima della navata destra "prima di giungere alla cappella di S.Agata e alla porta d'uscita verso il seminario, esisteva fin dal 1417, ricordata da Fra Bernardo da Carpi, vescovo di Parma, nel suo Ordinarium, come fatta edificare dagli eredi di martino il Seniore e da Cristoforo esponenti della nobile famiglia dei Centoni". Prima che il Rondani ponesse mano ad affrescarla, essa era già arricchita da importanti opere d'arte: come l'arca funeraria in stile gotico del giureconsulto Giovanni Centoni o la tavola realizzata da Alessandro Araldi rappresentante la "Vergine con il Bambino, Santi e il committente" che, morendo in Roma il 5 marzo 1518 (come ricorda il cenotafio alla parete) lasciò erede dei suoi beni il Consorzio dei Vivi e dei Morti. Proprio con i soldi avuti da Ludovico il Consorzio della Cattedrale, con convenzione rogata dal notaio Pier Maria Del Prato, datata 3 ottobre 1527 (pubblicato in Pelicelli, p. 187) incaricò il pittore parmigiano Francesco Maria Rondani perchè, nell'antica cappella dedicata a "S. Antonio de Vienne" (per le notizie relative alla vita di S. Antonio Abate si veda L. REAU, Iconographie..., 1958, III, 1, pp. 101-115) affrescasse "al basso la vita de S. to Antonio, cioè como li convocò li frati per trovare un loco più apto a l'oratione; item un altro quadro como ha trovato dicto loco; item como anche a cercar S. to Paolo primo Heremita et come lo trovate; item la morte di S. to Antonio cum li frati astanti": scene tutte da dipingere a monocromo. Il Rondani realizzò alla lettera le indicazioni stilate nel rogito; oltre però ai quattro episodi specificati, inserì nella parete destra, accanto all'amichevole abbraccio fra i due vecchi eremiti a cui il corvo procura il cibo, l'assalto spaventoso compiuto da esseri diabolici al vecchio abate che, a terra, tenta di liberarsene. Nella parete di fondo si snoda invece la rappresentazione della morte di S. Antonio. Sempre nella stessa convenzione il Rondani era "obbligato" a istoriare scene della passione di Cristo, cosa che fece fedelmente, e riunì a due a due le scene all'interno di un sistema compositivo di continuità in cui l'immagine di Gesù viene riproposta più volte per rendere l'idea del movimento. Il lavoro che doveva terminare con la figura di Cristo crocefisso in prossimità dell'altare, con gli Evangelisti e le sibille, doveva essere terminato entro la Pasqua del 1530 per un compenso totale di "l.r 600 imperiali" da dividere a rate, l'ultima delle quali assegnate al Rondani nel 1531, il 24 febbraio. I colori dell'affresco del Rondani si guastarono relativamente presto, tanto da necessitare nel 1784 un restauro, finanziato da Cesare, l'ultimo dei Centoni. Il restauro non si limitò ad essere tale: il mediocre pittore Andrea Pezzali, sotto la direzione di Gaetano Callani, oltre che ritoccare pesantemente scene della Passione di Cristo, cancellò per sempre le Sibille e gli Evangelisti della volta, annerendo i "colori fini et azuri todeschi et smalti". Il Testi, nel descrivere la cappella Centoni, considerava le pitture del Rondani come "opere fiacche che fanno torto al maestro" riconoscendo però nelle figure esageratamente lunghe i danni causati dal restauro troppo abbondante del Pezzali, che scongiurò, a detta del Bertoluzzi, della totale imbiancatura. Successivamente, la critica avvicinandosi agli affreschi del Rondani, ha sempre sottolineato il fare troppo incline al grottesco ed alla caricatura, riconoscendo nell'autore emiliano un traduttore "senz'anima" della maniera delicata e leggera del Correggio. pesante la lettura che ne ha fatto il Freedberg, per il quale lo stile del Rondani in quest'opera si concretizza in un tocco rozzo e l'esecuzione lascia "sulle idee del Correggio una traccia di volgarità": le forme e il tono si sottomettono per il critico ad una cruda esagerazione che confina nell'immediatezza del fumetto. L'eccentricità che contraddistingue il Rondani, mai sceso a compromessi, a differenza dell'Anselmi, con la crescente moda del Parmigianino, diviene ben presto un difetto che per molti aspetti ne impedirà una corretta interpretazione o quantomeno a guardare alla sua figura come entità autonoma, sganciata dal Correggio. Mentre il Correggio è impegnato ad affrescare la cupola del duomo, il Rondani nella cappella di S. Antonio abate mostra uno stile tutto suo che comunque indica la conoscenza di fonti non solo parmensi: echi della pittura bresciana come il Moretto si mescolano a rimandi al Pordenone, a memorie dellAspertini "ed anche di certe prime pitture di Giulio Romano" (Riccomini, p. 240). Le sue pitture, soprattutto quelle "colorate" con la "Passione di Cristo" si basano non sulla linea, ma sulla massa, sugli impasti densi che danno vita, in modo del tutto originale, ad un'umanità avvolta in rigidi panneggi e con movenze volutamente sgraziate di ascendenza nordica
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente religioso cattolico
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0800142351
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici per le province di Parma e Piacenza
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici per le province di Parma e Piacenza
  • DATA DI COMPILAZIONE 1975
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2003
    2006
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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