Cristo crocifisso con sant'agata e San bernardo degli uberti

pala d'altare, post 1566 - ante 1574

La tela rappresenta al centro il Cristo in croce; nella parte destra la figura inginocchiata di S. Bernardo degli Uberti in abiti vescovili accompagnato da un puttino che, guardando lo spettatore, gli porge la mitria; nella parte sinistra, dietro la croce l'immagine angosciata della Maddalena ed in primo piano, fermata in una sinuosa posizione S. Agata, pronta per il martirio, legata ad un palo, con il seno nudo e le braccia alzate. Sullo sfondo un fumoso paesaggio

  • OGGETTO pala d'altare
  • MATERIA E TECNICA tela/ pittura a olio
  • ATTRIBUZIONI Gatti Bernardino Detto Soiaro (1495/ 1575): pittore
  • LOCALIZZAZIONE Parma (PR)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il quadro, definito dal Testi "non cosa straordinaria come tecnica, ma lodevole per buon disegno e succoso colore", venne occultato nei primi decenni del XIX sec. per volontà di un canonico, a causa della "sfacciata" nudità della S. Agata. La critica ha sempre concordato nell'attribuire l'opera al Gatti, che l'avrebbe realizzata tra il 1566 e il 1574, anno in cui era già lontano da Parma. Sappiamo che il 30 luglio 1568 il capitolo della cattedrale aveva deliberato di mettere "a oro l'ornamento dell'ancona della cappella di S. Agata" (Testi, p. 67). Tale testimonianza prota a credere che la tela fosse stata dipinta dal Gatti in quell'intorno di anni, se non proprio nella stesso 1568 (si ricordi che nel 1566 era mancato Galeazzo Sforza la cui eredità passò direttamente al capitolo che la destinò per la costruzione dell'attuale cappella di S. Agata che, come quella antica, sorgeva nei pressi del luogo chiamato "Paradiso", notizia data dall'Allodi e poi ripresa dal Testi). Gli interessi del Gatti (per una veloce ma significativa biografia si veda M. G.Diana, scheda in La Pittura in Italia. Il '500, Milano, 1988, p. 274) si possono già rintracciare in questo dipinto: se da una parte è chiara la ripresa di motivi correggeschi, è altrettanto decisa l'adesione al fare pordenoniano. Bella la lettura che il Longhi faceva di quest'opera: "una specie di centone della cultura parmense tra il '20 e il '30: nel Cristo c'è molto del vigire asprigno del Rondani; nel S. Bernardo degli Uberti delle flessioni e dei cangiantismi già cari all'Anselmi e la S. Agata tanto disegnata a contrasto con le latre figure, mostra chiare citazioni dalla medesima rappresentazione del Parmigianino nella prima cappella a sinistra in S. Giovanni Evangelista". La pala della cappella di S. Agata risulta così essere un consapevole collage di modi artistici diversi: oltre a parafrasare lo stile di pittori a lui contemporanei il Gatti sembra guardare ancora di più al passato. Il Sacchi ricorda anche come il Bodoni fosse intenzionato a realizzare un'incisione da questo dipinto e che aveva dato l'incarico al pittore portoghese Viera di eseguire il disegno: l'arrivo delle truppe francesi di Napoleone nel 1796 fece si che l'artista si trasferisse a Roma e non se ne fece più nulla
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente religioso cattolico
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0800142318
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici per le province di Parma e Piacenza
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici per le province di Parma e Piacenza
  • DATA DI COMPILAZIONE 1975
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2003
    2006
  • ISCRIZIONI nella targa sulla croce - REX IUDEORUM - lettere capitali -
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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