decorazione pittorica di Mazzola Francesco detto Parmigianino (sec. XVI)

decorazione pittorica, 1531 - 1539

L'arcone rifulge tuttora di luce e della magnificenza delle figure delle Vergini. Ai piedi del sottarco si collocano i due gruppi di tre Vergini, le Stolte a nord e le Sagge a sud, in pose morbide e grandiose: quelle laterali, di profilo, tengono un vaso ciascuna sulla testa e si accingono a prendere le lampade dalle mani della Vergine centrale, in posizione frontale (le due Vergini laterali si rifanno verosimilmente alla portatrice d'acqua nell'Incendio di Borgo di Raffaello nelle Stanze Vaticane). Lungo il resto del sottarco, proseguendo anche fra le figure delle Vergini, scorrono sette coppie di lacunari con rosoni sbalzati in oro contornate da un fittissimo gioco di elementi vegetali e animali evidentemente simbolici (la simbologia, certamente ricca e complessa, è tutt'altro che decifrata), con al centro lo stemma del canonico della Cattedrale di Parma Bartolomeo Montini, che aveva lasciato il legato finanziario per la decorazione dell'arcone. (segue in OSS)

  • OGGETTO decorazione pittorica
  • MATERIA E TECNICA intonaco/ pittura a fresco
  • ATTRIBUZIONI Mazzola Francesco Detto Parmigianino (1503/ 1540)
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Chiesa di S. Maria della Steccata
  • INDIRIZZO Strada Giuseppe Garibaldi, 5, Parma (PR)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE La decorazione dell'arcone orientale della Steccata è legata alle drammatiche vicende degli ultimi anni di vita del pittore. Nel maggio 1531 la Fabbriceria della Steccata firmò un contratto con Parmigianino per l'affrescatura del sottarco orientale sul tema delle Vergini Sagge e le Vergini Stolte e del catino dell'abside orientale con l'Incoronazione della Vergine per una somma di 400 scudi d'oro e impegnandosi a condurre a termine l'opera in diciotto mesi. Parmigianino ricevette almeno due rate del compenso, ciascuna di 100 scudi, nell'ottobre 1531 e nel novembre 1532, e poi non si hanno più documenti fino al 1534. La seconda rata fu pagata quindi al termine dei diciotto mesi ma è certo che dopo quel periodo il sottarco e il catino absidale non erano stati affatto completati, visto che si hanno lettere di Parmigianino dal 1534 in cui annota la fornitura dei fogli d'oro necessari al completamento della decorazione, che si dilungò a tal punto che nel 1535 la Fabbriceria della Steccata si spazientì pretendendo la restituzione dell'anticipo già apagato al pittore. La mediazione di comuni amici portò a un appianamento dei contrasti e al rinnovo dell'impegno da completarsi entro due anni, salvo restituzione dell'anticipo: questo nuovo contratto permette di verificare che Parmigianino non aveva effettivamente ancora dipinto granché in poco meno di quattro anni e mezzo. Successive ammonizioni ufficiali della Fabbriceria dimostrano però che Parmigianino non aveva completato il lavoro. La vicenda si trascinò per altri due anni a furia di atti notarili per la restituzione del denaro e richieste di proroga della controparte, e nel 1538 il lavoro dovette avanzare sensibilmente ma non completamente (l'abside non era ancora dipinta), al punto che nel 1539, di fronte alla grave inadempienza, la Cogregazione della Steccata arrivò al punto di far incarcerare Parmigianino. Uscito poco dopo per intercessione dei soliti amici (e cancellate alcune ma non apprezzabili parti dell'affresco fino a quel punto compiuto, per spregio alla Fabbrcieria), il pittore fu minacciato dalla Congregazione di non farsi più vedere a Parma, e quindi fuggì a Casalmaggiore, dove tentò comunque di mettere in moto alcune amicizie per ottenere il completamento dell'affrescatura dell'abside, che sarà però dipinto da Michelangelo Anselmi su disegno di Giulio Romano. A Casalmaggiore Parmigianino morirà l'anno seguente. La critica si è a lungo schierata di volta in volta a favore della Congregazione o di Parmigianino su chi avesse ragione in tutta questa vicenda, né è possibile sulla base dei documenti decidere univocamente a favore di una o dell'altro. Vasari biasima che durante il periodo di lavoro in Steccata Parmigianino fosse preso dai suoi studi maniacali d'alchimia, e si fosse ridotto a un aspetto deplorevole da uomo selvatico, con barba lunga e noncuranza del lavoro. Dall'altro lato, un rogito notarile del 1544 mostra gli eredi del pittore lamentare che negli anni della vicenda la Fabbriceria avesse avuto gravi ritardi nel fornire materie prime e impalcature.Parmigianino lavorò con un certo tormento all'elaborazione della struttura dell'affresco (restano svariati disegni autografi sparsi in vari musei d'Europa) fra 1531 e 1535 e all'affrescatura fra 1535 e 1539. Il tema delle Vergini Sagge e Stolte scelto dai Congregati per l'arcone orientale della chiesa era legato, oltre che al generale impianto iconografico mariologico della chiesa, alla tradizionale cerimonia di assegnazione in Steccata di doti a ragazze vergini e non abbienti della città, per la monacazione o il matrimonio. Non a caso le Vergini Stolte erano collocate a sud, dalla parte dell'entrata della chiesa nel XVI secolo (oggi murata), e quelle Sagge dalla parte dell'altare dove si consumava il rito di purificazione. È questo un aspetto spesso ignorato dagli storici dell'arte, che non conoscendo questo particolare della liturgia della Steccata hanno spesso agitato immaginarie e complesse chiavi di lettura: fra le numerose e non sempre convincenti letture iconografiche di questo sottarco, Maurizio Fagiolo Dell'Arco, autore di un celebre studio su Parmigianino alchimista, ha ragionevolmente motivato la presenza delle figure di Adamo ed Eva come progenitori di Maria (e, aggiungiamo noi, Maria è la madre di Colui che riscatta il Peccato Originale), e di Mosè ed Aronne come prefigurazioni della sua Verginità. Più che mai in queste figure secche e slanciate, come in quelle delle Vergini morbide e rilucenti come metallo, si esprime ancora una volta l'ideale ultimo di Parmigianino, che è ideale di sfiducia e allontanamento dai valori del mondo e convinzione che il senso ultimo delle cose si potesse scorgere semmai nella profondità dello studio della materia, unico comune denominatore della realtà e unica comune risposta alla natura e al significato del mondo
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente pubblico non territoriale
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0800001901
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici per le province di Parma e Piacenza
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici per le province di Parma e Piacenza
  • DATA DI COMPILAZIONE 2002
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2005
    2006
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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