Tributo a Cesare. Gesù e un fariseo

dipinto,

Il dipinto si riferisce a un noto episodio evangelico. Gesù insegnava nel Tempio di Gerusalemme e i Farisei, volendo coglierlo in errore, lo interrogarono chiedendogli se era giusto pagare il tributo a Cesare. Cogliendone la malizia, Gesù rispose loro chi era effigiato sulle monete e alla risposta "Cesare", pronunciò la nota frase: "Date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio". La scena è dedicata a raffigurare il ricco fariseo, abbigliato con vesti damascate e un ricco turbante, colto nell'atto di mostrare a Gesù la moneta. Alla sinistra spuntano un soldato romano e due uomini, intenti a seguire l'accaduto. Il dipinto è strutturato intorno al dialogo muto tra Gesù e il fariseo, i cui volti sono alternativamente illuminati da una luce calda e potente e immersi in ombre profonde e avvolgenti. Il racconto passa anche attraverso una gestualità eloquente e particolarmente comunicativa

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA tela/ pittura a olio
  • ATTRIBUZIONI Raggi Pietro Paolo (1646 Ca./ 1724)
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Palazzo Reale
  • INDIRIZZO Via Balbi 10, Genova (GE)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Con il titolo “I Farisei che mostrano la moneta a Cristo” l'opera è registrata per la prima volta nell'inventario storico del 1830, con una nota che ne specificava la provenienza da “Casa Durazzo”. Il silenzio del Ratti ha fatto supporre che sia stato un acquisto tardo dei Durazzo, forse avvenuto verso la fine del XVIII secolo. Di fatto però le pagine del Ratti non possono essere considerate come prova certa, il dipinto potrebbe essergli sfuggito, magari perchè collocato in aree della dimora da lui non percorse (come gli appartamenti minori) e dunque rimane viva l'ipotesi che i Durazzo possano aver acquistato la tela anche prima della fine del Settecento. Sia gli inventari ottocenteschi, sia la critica storica ha sostenuto senza grandi incertezze il nome di Pietro Paolo Raggi come autore dell'opera. Solo Mary Newcome aveva proposto di restituirla alla mano di un giovane Domenico Parodi, senza però ottenere consensi. Fino all'ultimo dopoguerra il dipinto era esposto nel Salotto dell'Aurora. L'inventario del 1950 lo documenta, per la prima volta, nell'attuale collocazione. Molto probabilmente fu in quest'ultimo passaggio che si rese necessario l'ingrandimento della tela, per renderlo uguale al dipinto di Beinaschi raffigurante l'Apparizione dell'angelo ad Agar e Ismaele accanto a cui è esposto
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0700034049
  • NUMERO D'INVENTARIO 800
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Palazzo Reale di Genova
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici della Liguria
  • DATA DI COMPILAZIONE 1981
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 1985
    2006
    2016
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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